Da vedere_2021/07

STYX


di Wolfgang Fischer
drammatico, 94′ (2018)

Rike, quarantenne appassionata velista, parte da Gibilterra sulla sua attrezzatissima imbarcazione con l’obiettivo di raggiungere l’isola di Ascensione, luogo isolato tra Africa e Sudamerica. È una navigatrice esperta in grado di controllare anche situazioni estreme…

Ci sono all’inizio due situazioni che sembrano minori ma in realtà diventano spie di una diversità forte e di non poco conto: Rike, la protagonista, è un medico che interviene in pronto soccorso in un incidente stradale. Quindi nelle strade di Gibilterra, da dove parte la spedizione, le scimmie si muovono e fanno veloci esibizioni in assoluta libertà. Il contrasto con l’efficienza dell’intervento sanitario tedesco torna più tardi quando la burocrazia impedisce di far partire i soccorsi per tentare di salvare i migranti naufragati. E qui si fa più stridente la differenza tra uomini e donne impossibilitati a decidere del proprio destino e la selvaggia libertà degli animali. In un copione con un solo personaggio e poco dialogo, il nodo narrativo centrale è presto detto e ben delineato: all’interno di quello che comincia come un viaggio di piacere, a un certo punto si verifica qualcosa che rimette in discussione tutto e obbliga a guardare le cose da un altro punto di vista. Sembrano cose già dette, ma non è mai troppo tardi per ripeterle: l’Occidente vive in una dimensione che impedisce di voltarsi e osservare la vita dell’“altro”, di quello che definiamo “ultimo”. Salvo poi accorgersi di quanto sia precaria, difficile, dura l’esistenza degli “emarginati”, di chi è escluso dalla propria terra e abbandonato in mezzo al mare. Styx (riferimento allo Stige, mitologico fiume degli inferi) è un’opera rigorosa e incisiva, che con calma e quasi senza urlare pone i problemi in modo netto e inequivocabile. Più di tutti, vale forse il silenzio di Rike alle domande della guardia costiera sul destino dei migranti raccolti quasi per caso. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti (dal giudizio della Commissione nazionale valutazione film della Cei).