Non c’è futuro senza memoria: una marcia per ricordare e per alimentare una società inclusiva

Lettera diocesana 2024/01

Da 10 anni, ogni 3 dicembre, la Comunità ebraica di Padova con la Comunità di Sant’Egidio promuovono una marcia silenziosa che si snoda per le vie del centro, attraverso il ghetto. Un pellegrinaggio che rinnova la memoria tragica e dolorosa della deportazione degli ebrei padovani.

Il titolo della marcia è “Non c’è futuro senza memoria“, perché “chi dimentica il proprio passato è condannato a riviverlo”, come diceva Primo Levi. La data del 3 dicembre 1943 segna l’avvio di uno dei momenti più drammatici della storia recente di Padova: il prelevamento degli ebrei della città, in esecuzione dell’ordinanza n. 5 della repubblica sociale italiana, e l’apertura del campo di concentramento di Vo’ Euganeo. Quel provvedimento impresse un’ulteriore terribile accelerazione alle persecuzioni antiebraiche: l’emanazione delle leggi razziste nel 1938 aveva portato all’emarginazione degli ebrei dalla vita di Padova, non a caso a partire dalla scuola e dall’università. La permanenza degli ebrei nel campo ebbe fine nell’estate del 1944. Nel pomeriggio del 17 luglio, soldati tedeschi fecero salire gli ebrei su due camion, li trasferirono presso la Risiera di San Sabba e da lì ad Auschwitz. Solo tre donne tornarono alle loro case.

La marcia del 3 dicembre a Padova si ricollega idealmente ed è figlia della marcia che Sant’Egidio e la Comunità ebraica promuovono dal 1994 a Roma per fare memoria del 16 ottobre del 1943, giorno della grande razzia dei 1022 ebrei della città. A distanza di ottant’anni, mentre scompare la generazione dei testimoni diretti, sentiamo una grande responsabilità. Solo ricordando e vigilando sarà possibile arginare il veleno dell’odio razzista e antisemita. Com’è possibile che la Shoah non abbia cancellato l’antisemitismo dopo quanto di terribile è accaduto al popolo ebraico? La marcia ha il valore di una pietra d’inciampo: è la scelta di camminare fianco a fianco, passando accanto alle porte e alle case delle famiglie che furono colpite dal dramma della deportazione nei campi di sterminio.

Nel ricordare il 3 dicembre 1943, comprendiamo l’importanza della memoria collettiva per evitare che gli errori del passato si ripetano. Questo è un elemento chiave per la formazione di una società più inclusiva e rispettosa. Non è solo un dovere verso il passato, ma una scelta di civiltà che guarda al futuro. L’auspicio è che la marcia sia sempre più memoria di popolo. Un popolo largo che unisce generazioni diverse. In questi anni hanno preso parte alla marcia anche i bambini e ragazzi che partecipano alle Scuole della Pace di Sant’Egidio e diversi giovani nuovi europei, di diverse provenienze, che hanno retto i cartelli con i nomi dei campi di sterminio. La memoria del 3 dicembre a Padova è una manifestazione che unisce al di là delle differenze: è l’impegno a non lasciare mai più soli gli ebrei nel ricordo di tanto dolore. Una marcia che unisce cristiani ed ebrei, in un’amicizia che si è intessuta proprio nel rifiuto di questa barbarie e che in questi anni è cresciuta, benedetta dall’unico Dio che non smette di insegnare ad amarci tra noi. Unisce in un silenzio rispettoso, pensoso e profondo per tutte le vittime.

Mirko Sossai, Comunità di Sant’Egidio di Padova