Provocati dal Battesimo

Lettera diocesana 2019/08

Circa un anno fa il vescovo Claudio commissionò al Coordinamento della pastorale cittadina di Padova un’indagine per comprendere il rapporto tra il numero dei nati e quello dei battezzati.

I dati elaborati, tenendo conto delle persone di altre religioni residenti nel territorio, rivelarono subito uno scarto significativo: non tutte le famiglie chiedevano il Battesimo per il proprio figlio e la percentuale media delle 60 parrocchie cittadine era del 24-25%.

Il dato è sorprendente e, soprattutto, riporta a una riflessione già condivisa nel corso di questi ultimi anni: la fede è sempre più una scelta e non la si può più dare per scontata. Oggi «è errato pensare alla fede come presupposto del vivere comune, in effetti questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato»[1].

Il dato, poi, ci induce a pensare che i bambini non battezzati saranno, negli anni successivi, ragazzi che non frequenteranno il cammino di iniziazione cristiana e molto probabilmente si ritroveranno adulti senza aver mai incontrato e conosciuto il Signore. Così, in futuro le comunità cristiane dovranno ripensare ancora ad altri cammini e modalità per poter iniziare alla vita cristiana meno ragazzi e sempre più giovani e adulti.

Ripensare al Battesimo ricevuto o rifiutato è sempre un’opportunità di crescita per la comunità cristiana, un modo per ricordare che è proprio questo sacramento a esprimere la scelta della fede. Una fede che, pur chiedendo un’adesione personale, si innesta in una fede comunitaria. “Io credo” e “Noi crediamo” sono, infatti, due istanze presenti senza contrapposizione o contraddizione. Non esiste, in altri termini, un appartenere alla comunità che limiti l’originalità della libera risposta credente.

Come non esiste un modo proprio di credere se non «dentro ad una professione di fede della Chiesa che si fonda sulla Tradizione che nasce dalla fede degli apostoli ed è attestata dalla Scritture. Cosi chi è chiamato a diventare cristiano non si trova a compiere un cammino solitario, ma entra nella comunità ecclesiale, accettando di condividerne la vita e di ricevere i sacramenti della fede che comunicano la salvezza operata dalla Pasqua di Gesù»[2].

Il Battesimo ci invita, dunque, a prendere coscienza del nostro essere cristiani, dell’essere discepoli alla sequela quotidiana di Cristo e soprattutto dell’essere inviati ad annunciare con la vita il regno di Dio. Ci esorta come adulti a vivere la fede in prima persona per trasmetterla alle nuove generazioni. Papa Francesco tempo fa, durante le celebrazioni di alcuni battesimi, ebbe a ricordare alle famiglie presenti:

«…voglio dirvi una cosa soltanto, che tocca a voi: la trasmissione della fede soltanto può farsi in dialetto. Nel dialetto della famiglia, nel dialetto di papà e mamma, di nonno e nonna. Poi verranno i catechisti a sviluppare questa prima trasmissione, con idee, con le spiegazioni. Ma non dimenticatevi questo: si fa in dialetto, e se manca il dialetto, se a casa non si parla fra i genitori quella lingua dell’amore, la trasmissione non è tanto facile, non si potrà fare. Non dimenticatevi il vostro cuore: trasmettere la fede, ma farlo con l’amore della casa vostra, della famiglia»[3].

Papa Francesco ribadisce ciò che è fondamentale nella dinamica della trasmissione della fede, e quindi perché il dono del Battesimo fruttifichi, e cioè che la fede può passare ai piccoli, alle nuove generazioni, solo se è vissuta dai grandi, dagli adulti.

Molto probabilmente dalla crisi di fede odierna emergerà una Chiesa che avrà perso molto.

«Diverrà piccola e dovrà ripartire dagli inizi. Ripartirà da piccoli gruppi, da una minoranza che rimetterà la fede al centro dell’esperienza. Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un mandato politico. Sarà povera e diverrà la Chiesa degli indigenti. Allora la gente vedrà quel piccolo gregge di credenti come qualcosa di totalmente nuovo: lo scopriranno come una speranza per se stessi, la risposta che avevano sempre cercato in segreto»[4].

don Giorgio Bezze, direttore Ufficio diocesano per l’Annuncio e la Catechesi di Padova

[1] Benedetto XVI. Porta Fidei, n°2

[2] Conferenza Episcopale Italiana, Incontriamo Gesù. Orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia, n° 48

[3] Francesco, Omelia nella Festa del Battesimo di Gesù, 7 gennaio 2018.

[4] J. Ratzinger, La teologa nella storia di San Bonaventura, Ed. Porziuncola, Assisi, 1969