L’Iniziazione cristiana continua… d’estate

Nella nostra esperienza a Monselice, i campi estivi si sono rivelati una tappa decisiva del percorso di Iniziazione cristiana.

  1. I punti forza

a) I campi estivi sono una singolare palestra di vita; ai campi, i ragazzi:

– vivendo qualche giorno all’aria aperta, lontani dalle tentazioni della società moderna (tv, videogiochi, smartphone), sono aiutati a valorizzare le relazioni tra di loro;

– senza la presenza dei genitori, imparano a essere più autonomi;

– inseriti in una grande famiglia, crescono nelle relazioni tra di loro, si allenano a condividere e a mettersi a servizio gli uni degli altri, dando una mano in sala da pranzo, aiutando a preparare i momenti di preghiera, pensando ad animare il gruppo con canti e bans;

b) I campi estivi sono un efficace laboratorio esperienziale della fede; essi, infatti:

– permettono di riprendere e consolidare i contenuti del percorso dell’anno trascorso e lanciare i temi dell’anno successivo;

– costituiscono un’occasione propizia per trasmettere la fede attraverso esperienze vissute in gruppo, in squadra, da soli o a coppie, sotto forma di giochi, laboratori, attività manuali, momenti di meditazione, escursione;

– sono un ambiente favorevole per consolidare i valori della fede cristiana, tra i quali perdonare, rispettare l’altro, l’ambiente e le regole dei giochi, partecipare attivamente alle attività proposte, saper vincere e perdere, riconoscere e aiutare chi è in difficoltà, non sprecare il cibo, sorridere di fronte alle difficoltà;

– offrono un contesto privilegiato per momenti di preghiera e celebrazioni di gruppo.

  1. L’équipe

Compatibilmente con gli impegni personali, è importante che l’équipe sia in linea di massima composta da chi ha seguito i ragazzi durante l’anno: catechisti, sacerdoti, animatori, persone della comunità, proprio per quel senso di continuità, di accompagnamento, di relazione vera che non si interrompe nei mesi estivi. I catechisti conoscono i ragazzi e si muovono all’interno delle relative dinamiche del gruppo, sanno come sono stati affrontati gli argomenti, cosa è rimasto particolarmente impresso, cosa è stato invece tralasciato e vale la pena essere ripreso.

Un ruolo molto importante è dato dagli animatori, giovani di almeno quattro, cinque anni più grandi che si interpongono tra la figura del catechista e i ragazzi, aiutando nell’animazione e nei giochi in particolare.

  1. Il campo

Per preparare il campo, occorre anzitutto rivedere il percorso dell’anno e scegliere con cura gli argomenti da far entrare nelle varie giornate, richiamandoli attorno a un tema generale, una storia simbolica che aiuti i ragazzi a ripercorrere il percorso fatto, attraverso il gioco e la narrazione.

Bisogna poi scandire le giornate con tappe ben precise: la preghiera del mattino, la presentazione del tema del giorno, il servizio, la celebrazione pomeridiana e la correzione fraterna con preghiera serale. Spesso sono di aiuto dei personaggi chiave (figure bibliche, santi, testimoni), magari già conosciuti durante il percorso dell’anno, che possono essere interpretati ad esempio dagli animatori e che hanno la funzione di guidare i ragazzi durante l’arco della giornata nello snodarsi delle attività.

Sta all’équipe il compito di amalgamare l’insieme dei partecipanti, creando opportunità per nuove relazioni a livello personale, uscendo dai soliti schemi relazionali che si creano durante l’anno, che comunque devono essere tenuti in debito conto.

Soprattutto per i ragazzi più piccoli è utile prevedere dei momenti di laboratorio manuale (disegnare una maglietta, costruire qualche oggetto, annotare una riflessione, ecc.). Queste attività aiutano a rafforzare il ricordo dell’esperienza fatta, una volta tornati a casa, e offrono la possibilità di mostrare ai genitori quanto è stato vissuto, possibilmente nell’ultima giornata di campo, che diventa una vera e propria festa della comunità.

don Sandro Panizzolo, arciprete di Monselice, e i catechisti