Papa Francesco afferma che «la Bibbia è popolata da famiglie, da generazioni, da storie di amore e di crisi familiari, fin dalla prima pagina…» (AL, 8).
Il Vangelo è il cuore di una grande “storia d’amore a puntate” di Dio verso l’umanità e di Cristo nei confronti della Chiesa; è la fonte di acqua fresca come quella che Gesù offre alla Samaritana, per ogni coppia che desideri rigenerare il proprio amore dissetandosi nella «nuova via della loro santificazione».
Nel Vangelo sono innumerevoli le tracce che illuminano di speranza la storia di coppia e di famiglia di chi ha occhi per vedere le meraviglie che il Signore ha compiuto per noi; ne individuiamo solo alcune.
L’incarnazione, Dio che entra nell’umanissima realtà familiare. La storia della salvezza continua e si intreccia nella trama di relazioni ordinarie in cui è intessuta l’esistenza umana. Ogni coppia/famiglia accoglie il mistero dell’incarnazione e lo rilancia nelle forme e nei modi che sono propri: la cura reciproca, l’ascolto, l’accoglienza, la solidarietà, la valorizzazione dei talenti, il rispetto, il perdono, la collaborazione… I volti, i cuori, gli abbracci, le tenerezze, le scelte di ogni giorno diventano voce ed esperienza concreta della relazione profonda tra Dio e la sua creatura… quale gioia percepire che la stessa vita della coppia/famiglia è abitata da Dio che, con lei, continua a scrivere pagine di salvezza e di speranza che diventano storia.
Nella fragilità di essere creature, la coppia/famiglia è veramente l’immagine più vera del Dio trinitario che Gesù ha cercato di farci conoscere.
Nella storia dell’incontro degli apostoli con il Maestro, affascinati al punto da lasciare il passato per “seguirlo” e per “stare” con lui, si specchia la gioia dell’incontro di due innamorati chiamati a lasciare il padre e la madre prima di camminare verso una sola carne.
La forza degli apostoli dopo la Pentecoste, vinta la paura della croce, rischiara il cammino di ogni coppia che, promettendosi accoglienza «nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia», può trovare sostegno nelle difficoltà, nelle ferite e nei momenti di “lutto” del proprio amore trovando senso nelle dinamiche della vita anche quando tutto sembra parlare di “morte”.
Sì, il Vangelo contiene parole decisive per la vita di ogni coppia e custodisce la bellezza del sacramento che si inizia a celebrare il giorno del matrimonio.
La radice battesimale del matrimonio cristiano, sottolineata dalla Memoria del Battesimo introdotta con l’adattamento del Rito del 2004, è annuncio di grande speranza per l’amore di coppia; è come dire che la vocazione all’amore di noi sposi non è nata semplicemente nel momento in cui ci siamo innamorati ma molto prima, già nel battesimo dove nasce ogni vocazione all’amore; anche noi siamo “figli prediletti” non perché preferiti ma perché il suo amore ci previene. È liberante, come coppia, guardare al battesimo per fondare il proprio donarsi perché ci ricorda che il nostro amore non dipende solo da noi, dalle nostre forze e dai nostri meriti ma il nostro “sì” è sostenuto da tanti “sì” che altri hanno pronunciato su di noi e per noi aiutandoci nella consapevolezza che prima di diventare coppia occorre formarsi come individui.
Tornare alla radice del battesimo all’inizio della vita matrimoniale ci aiuta anche a collocare il nostro impegno di fedeltà nel cuore di Dio che continua a volerci bene nonostante le nostre infedeltà (il Vangelo lo ricorda anche nella parabola del Padre misericordioso); da questa certezza può ripartire eventualmente anche l’amore ferito, quando si fonda il proprio impegno di fedeltà non soltanto nei propri sentimenti, sulle proprie forze ma sulla roccia dell’Amore di Dio.
Maria Monica Nicoletti e Giancarlo Bertelle