Gli affetti che ci fanno sentire “a casa”

Lettera diocesana 2021/02

“Non ho mai passato così tanto tempo in famiglia come nei mesi del lockdown. Devo dire che, tutto sommato, mi sembrano buone persone”. È una delle battute più divertenti sentite in questo periodo di restrizioni; un tempo che ci ha imposto di ridurre al minimo indispensabile le relazioni sociali vissute normalmente. Per molti è stata l’occasione di un’immersione totale tra le mura domestiche, complice l’interruzione delle attività produttive, scolastiche e ricreative. In particolare un’immersione nel contesto familiare, dove i ritmi e gli spazi conquistati nel tempo sono stati rimescolati e, fatalmente, hanno preso forme nuove e diverse. Personalmente per noi è stato un “ritorno alle origini”: abbiamo rivissuto, in chiave contemporanea, quelle dinamiche affettive in cui siamo cresciuti, abbiamo costruito la nostra identità e sviluppato la capacità di metterci in relazione con gli altri.

Il mondo delle relazioni familiari è tenuto insieme proprio dalla dimensione degli affetti vissuti tra i membri della coppia, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle e tra le diverse generazioni. In ciascuno di questi legami affettivi che muovono le diverse relazioni, ci sono aspetti di cui occorre prendersi cura per garantire la salute dei processi relazionali e della famiglia stessa.

La dimensione affettiva della famiglia vive, sostanzialmente, attraverso l’apertura fiduciosa e solidale verso l’altro. Il principio di reciprocità è alla base. Reciprocità sciolta da criteri di economicità e convenienza e intesa come libero e incondizionato dono di sé all’altro. Un dono che si concretizza come un continuo dare, ricevere, ricambiare e che mette al centro della vita familiare la cura reciproca dei suoi componenti. Prendersi cura vicendevolmente presuppone l’amorevole riconoscimento dell’altro, nella sua unicità, del suo essere degno di fedeltà e dedizione.

Possiamo dire che la dimensione affettiva vissuta all’interno della famiglia, aiuta a conoscere e fare esperienza di un amore che invita ogni membro a superare se stesso in favore dell’altro. Si riesce a percepire la forma più alta dell’amore: un amore che si rigenera e che rigenera; un amore che supera egoismo e narcisismo, dà senso alla vita delle persone e le spinge a rinnovarsi nella relazione. La famiglia, attraverso la dimensione affettiva, educa a vivere uno per l’altro, a prendersi cura uno dell’altro, ad assumersi responsabilità per la vita dell’altro, tutto ciò a partire dalla testimonianza dell’amore coniugale. Il mondo degli affetti vissuti nel contesto familiare diventa così il campo in cui avviene la trasmissione di insegnamenti, esperienze, valori e vissuto tra i suoi componenti. È ciò che ci fa sentire “a casa”, in quell’ambiente in cui impariamo a conoscerci e a esprimere al meglio ciò che siamo.

Roberta Gallato e Paolo Arcolin