Cogliere la sfida del dialogo tra le fedi

Lettera diocesana_Sinodale_2023/05

Camminando per le strade della nostra città, può capitare di imbattersi in persone che interloquiscono tra loro in un idioma a noi sconosciuto, che indossano abiti diversi da quelli che si vedono comunemente nelle vetrine dei nostri negozi e che manifestano, in certi casi anche in modo evidente, un’appartenenza culturale e religiosa tutta da scoprire.

La strada, però, è uno spazio ambiguo, spesso scenario di episodi di scontro e indifferenza, frutto di un individualismo, un materialismo e un allontanamento dai valori religiosi che sembrano anestetizzare l’animo umano. Per uscire da queste logiche è necessario riscoprire la comune dignità della persona, che nasce da una condizione creaturale condivisa che la mette in relazione con i suoi simili e con il Suo creatore.

Elemento fondante della relazione è il dialogo, che presuppone l’interazione tra soggetti che si pongono sullo stesso piano, alternando la parola all’ascolto, nel pieno rispetto reciproco di idee, valori e credenze. La dinamica dialogica coinvolge anche l’ambiente religioso, che da tempo riflette sulle modalità e sulle possibilità offerte dall’incontro tra le fedi. Il “dialogo interreligioso”, che unisce lo studio e l’approfondimento intellettuale dei contenuti e delle pratiche a una paziente tessitura di relazioni tra persone che credono diversamente, non deve essere solo una formalità che riguarda le istituzioni religiose, gli specialisti del sacro o gli intellettuali, bensì un’urgenza che coinvolge ogni singolo individuo e tutti i soggetti sociali, favorendo un confronto quotidiano e costruttivo sulle tante questioni che riguardano l’esistenza umana. Affinché ciò sia possibile, sono necessarie un’adeguata educazione e formazione, sia in relazione al proprio credo che a quello degli altri, per saper testimoniare con salda convinzione la propria fede e lasciarsi umilmente provocare e interrogare dalle istanze provenienti dall’esterno. Nell’ascolto e nel confronto, ci viene offerta l’occasione di purificare la nostra idea di Dio e di riconoscere la presenza dei «semi del Verbo» nelle altre tradizioni spirituali.

La contingenza storica in cui viviamo, ci chiede di unire le forze per affrontare numerose sfide che coinvolgono l’ambito socio-economico, come la complessità, la globalizzazione, l’integrazione, l’impegno per la tutela dei poveri e del bene comune; quello ecologico; quello etico, come la difesa della vita umana in tutte le sue forme e il superamento della «cultura dello scarto»; e quello educativo.

Lo stesso dialogo tra le fedi è una sfida da cogliere a piene mani, accantonando momentaneamente (ma non dimenticando) ciò che ci distingue ed enfatizzando ciò che ci accomuna, per collaborare allo sviluppo di una società più giusta, atta a favorire la convivenza pacifica tra i popoli.

Riprendendo le parole del santo padre Francesco, il dialogo interreligioso si presenta come «una condizione necessaria per la pace nel mondo, […] un dovere per i cristiani, come per le altre comunità religiose[1]», che nasce dal riconoscerci tutti compagni di viaggio in cammino verso la Verità.

Sara Noventa, docente all’Istituto superiore di Scienze religiose di Padova


[1] Francesco, esort. apost. Evangelii gaudium, n. 250, Edizioni Paoline, Milano 20132, 187.