8xmille: una firma di responsabilità che rende merito al bene fatto e ricevuto

Lettera diocesana_Sguardi_2022/04

Fra non molte settimane vedremo arrivare nelle comunità cristiane materiali di informazione a proposito della firma dell’8xmille. La terza domenica di settembre, poi, si celebrerà la Giornata di sensibilizzazione sulle offerte per il sostentamento del clero diocesano e ancora vedremo poster, video pubblicitari e altro materiale cartaceo. Verrebbe da lasciar cadere le proposte, come successo magari tante altre volte, oppure limitarsi a esporre qualche locandina, senza dar seguito a un’occasione di reale approfondimento.

Non ne parliamo mai, ma siamo tanto debitori nei confronti dell’8xmille del gettito fiscale delle persone fisiche, devoluto alla Chiesa cattolica, così come dell’attuale Sistema del sostentamento del clero. Ne siamo tanto debitori, sia per le numerose forme di sostegno che arrivano a noi dall’8xmille (le voci «opere di culto e pastorale, edilizia di culto, beni culturali, carità» nascondono storie, decisioni e luoghi che tanti conoscono), sia per l’integrazione mensile che sostiene il ministero di ogni prete, perché con essa possa provvedere alle necessità della propria vita e alla giusta retribuzione delle persone del cui servizio ha bisogno.

Questi due ultimi fatti, incontestabili, si scontrano tuttavia con la poca sensibilizzazione che offriamo alle nostre comunità circa questi temi: da oltre trent’anni abbiamo a diposizione una modalità di sostegno economico i cui meccanismi e il cui valore non sono del tutto conosciuti e sperimentati.

Il sostegno economico alla Chiesa, espresso nei modi previsti, ha sempre un valore educativo e anche le offerte esprimono il senso di quell’appartenenza ecclesiale che oggi si vede spesso venir meno, come del resto succede per appartenenze di altro genere che tengono alto il riferimento ideale e il coinvolgimento concreto attorno a scopi comuni. In qualche modo, e senza apparire banali, si potrebbe affermare che “la fede tocca il portafoglio”, sia perché un’esistenza cristiana valuta la portata dell’attaccamento al denaro, sia perché mettere mano al denaro, in vista del bene di altri, racconta una libertà personale, una generosità e una condivisione degli scopi che fanno la differenza.

Non vanno taciute considerazioni di altro genere. Va emergendo una nuova ed esigente sensibilità in merito all’economia e al denaro nei contesti ecclesiali, come anche alle esigenze di trasparenza e di giustizia che ne derivano. La persistente situazione di crisi economica, che riguarda molti, tocca anche le parrocchie e si allarga alla sostenibilità futura delle iniziative, dei cammini formativi, come anche delle strutture e degli spazi. Da ultimo, una necessaria credibilità della Chiesa domanda che si sia attenti alla gestione delle offerte e all’immagine ecclesiale che ne viene.

Non ne parliamo mai… è vero, ma è un grande gesto di responsabilità riconoscere il bene ricevuto, come anche mettere in circolo pratiche buone che creino la sensibilità delle persone e delle comunità. La diminuzione della percentuale delle firme a favore della Chiesa cattolica ci dice che le risorse non sono scontate e automatiche e ci chiede, perciò, di insistere sul senso di partecipazione effettiva e affettiva di tutti i fedeli: la partecipazione, prima che un obbligo, è un segno della fede matura e di una carità operosa.

Nei prossimi mesi oltre 30 parrocchie della diocesi parteciperanno a un progetto nazionale dal titolo 8×1000. Una firma per unire, con lo scopo di rendere più semplice la consegna delle firme, in particolare a quelle persone che, possedendo solo redditi di pensione, di lavoro dipendente o assimilati, sono esonerate dalla presentazione della dichiarazione dei redditi e potrebbero comunque esprimere la propria firma circa la destinazione dell’8xmille. Non sarà questa, ovviamente, la priorità dell’iniziativa che si allargherà poi ai mesi successivi per coinvolgere in altri modi le stesse parrocchie interessate al progetto. Se l’iniziativa riguarda alcune parrocchie, è comunque a tutte le altre che ci rivolgeremo nelle prossime settimane per ricordare ancora che si può essere “uniti nel dono”.

mons. Giuliano Zatti, vicario generale Diocesi di Padova