Il Sinodo dei Giovani si è concluso sabato 19 maggio in una Cattedrale gremita di giovani e con la presenza di moltissimi adulti. Grazie a quanti hanno partecipato a questo momento importante per la nostra Chiesa diocesana!
Abbiamo finalmente tra le mani il testo finale prodotto dall’Assemblea sinodale: “Vi ho detto queste cose perché la vostra gioia sia piena (Gv15,11). Lettera dei Giovani alla Chiesa di Padova”. Potrebbe essere l’ennesimo documento, un ulteriore testo – anche se di dimensioni contenute – da mettere in libreria o da lasciar ingiallire sopra il tavolo.
Qualcuno lo potrebbe anche liquidare in fretta, forse perché pensava a qualcosa di diverso o di radicalmente nuovo, come un parroco che ci diceva: “Beh, ma cosa hanno detto di nuovo ‘sti giovani?”.
Innanzi tutto c’è un “come” lo hanno detto, ed è la cifra fondamentale ed esemplare di questo Sinodo. Il testo – non dimentichiamolo – è il frutto di un cammino di discernimento comunitario, metodo che è stato approfondito ed elaborato dall’Ufficio di Pastorale dei Giovani in collaborazione con una decina di preti della nostra Diocesi che hanno messo a frutto la loro preparazione pastorale e spirituale per realizzare uno strumento di lavoro per i giovani dell’Assemblea sinodale. Anche solo questo metodo potrebbe essere il “nuovo” nato da questo Sinodo e qualcuno ci ha contattati perché lo vorrebbe già utilizzare per alcune scelte in parrocchia con il proprio Consiglio pastorale. Il testo risponde alla domanda “Cosa secondo te vuole il Signore per la Chiesa di Padova?” che il vescovo Claudio ha consegnato ai giovani all’inizio del Sinodo. E i giovani nel testo usano espressioni come «Ci sembra che il Signore stia chiedendo alla Chiesa di Padova…» o «Sentiamo che il Signore sta chiedendo…», che qualificano il percorso e la portata di quanto hanno scritto. E questo, possiamo dirlo, può fare “scuola” anche nel nostro modo di vivere la parrocchia, pensare la pastorale, programmare le iniziative, incarnare il Vangelo nelle nostre vite.
C’è poi un “come” si è arrivato a dirlo. Il percorso del Sinodo è stato caratterizzato nella prima fase dall’esperienza dei piccoli gruppi sinodali: 5000 giovani coinvolti – di cui almeno un quarto non inseriti nei cammini ordinari delle nostre parrocchie, movimenti e associazioni – si sono trovati per tre volte nelle case, in un clima di grande semplicità. Sono elementi da non trascurare, anche per un ripensamento della pastorale giovanile: le case, lo slancio missionario ad extra… ma soprattutto il fatto che molti gruppi sinodali sono stati realizzati anche nelle comunità più piccole, laddove di solito si dice che i giovani non ci sono più. Ci pare di poter dire che quanto fatto possa rispondere alle suggestioni che papa Francesco ha scritto nell’Evangelii Gaudium:
«Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia (…). La pastorale in chiave missionaria esige di abbandonare il comodo criterio pastorale del “si è fatto sempre così”. Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile e i metodi evangelizzatori delle proprie comunità». (Evangelii Gaudium, 27.33).
C’è infine un “come” lo accoglieremo. Il testo è concepito come una lettera che i giovani scrivono alla Chiesa di Padova. Come ogni mail, messaggio o lettera tradizionale, merita una risposta. E questo è il compito che ora riguarda tutti noi, adulti, preti, insieme ai giovani delle nostre comunità. Si apre una bella possibilità perché, a partire da questo testo, si attivi in ogni comunità, anche nelle più piccole, una riflessione e un ulteriore discernimento (cosa che non si può liquidare in una serata o come semplice punto di un odg!) che non riguardi semplicemente le proposte per i giovani ma un ripensamento globale degli stili e degli atteggiamenti delle nostre comunità cristiane, con l’obiettivo di costruire insieme una parrocchia appetibile e accogliente per i giovani e per tutti.
In concreto, tra le mani ora abbiamo questo testo… Il primo passo da fare è certamente procurarselo, per sé e per le proprie comunità, in particolare per i componenti dei Consigli pastorali. Può essere un’interessante lettura estiva e un’occasione di riflessione e di preghiera personale, insieme all’omelia fatta dal vescovo Claudio durante la preghiera del 19 maggio (www.giovanipadova.it/lettera-dei-giovani-alla-chiesa-padova/?preview=true). Dopo l’Estate si può pensare a una condivisione che raccolga i pensieri fatti da ciascuno. Attenzione al rischio di arrivare subito a una “cosa da fare” per i giovani! Il discernimento – come ci hanno testimoniato i giovani – è un processo lungo e complesso, e deve essere fatto con i giovani e dentro un percorso. Ecco perché consigliamo anche di coinvolgere i giovani che hanno fatto parte dell’Assemblea sinodale per una testimonianza. Da parte nostra, noi dell’Ufficio di Pastorale dei Giovani siamo disponibili ad accompagnare le comunità in questo processo, recuperando anche le relazioni dei gruppi sinodali che erano nati nelle varie comunità. La prossima visita pastorale, nelle intenzioni del vescovo Claudio, sarà il contesto privilegiato per questo percorso.
don Mirco Zoccarato, direttore dell’Ufficio di Pastorale dei Giovani
don Paolo Zaramella, coordinatore del Sinodo dei Giovani