La sinodalità è rara e complessa così che poche volte una diocesi si risolve a organizzare un Sinodo. In realtà, la sinodalità della Chiesa locale (diocesi) riferibile agli uffici e agli organismi di partecipazione ordinaria appare come una mediazione possibile dell’ecclesiologia del Vaticano II. La sinodalità non si deduce dalla mera applicazione del canone, quanto dalla modalità di comunicazione e partecipazione del popolo di Dio: esistono le strutture, gli organismi, ma esiste soprattutto l’uso e la partecipazione agli stessi.
L’articolo indaga l’esercizio della partecipazione nella Chiesa locale in riferimento a:
- partecipazione alla cura pastorale
- presenza negli organismi di partecipazione per l’elaborazione di decisioni pastorali
- dinamiche innescate dalle prassi, i modelli partecipativi
La sinodalità è la partecipazione del popolo di Dio alla gestione della Chiesa: si base sulla communio ossia la relazione stretta con la Trinità.
Il contesto:
- calo della pratica religiosa
- incremento del numero degli organismi di partecipazione
- insoddisfazione dei laici rispetto al funzionamento di tali organismi
- disaffezione e disagio sia tra i laici che tra i presbiteri nel merito degli organismi e della partecipazione agli stessi; il 90% delle parrocchie ha un consiglio pastorale che vive sentimenti di inutilità e inefficacia.
Oggi i sinodi sono la manifestazione ecclesiale della Chiesa diocesana:
– hanno tempi lunghi
– modalità articolate
– una buona riflessione teologica
Si parte con la fase preparatoria curata dalla commissione preparatoria che ha il compito di stabilire i temi di cui tratterà il sinodo diocesano. È un processo di ascolto ampio, lungo tutto il territorio diocesano e civile più in generale.
Questo processo può essere percepito come pesante dal clero che si ritrova caricato di altre incombenze; può diffondersi tra i laici un senso di sfiducia per l’inconclusività pastorale di tanto lavoro consultivo e per la difficoltà di comunicazione all’interno della Chiesa (direzione alto/basso).
Quindi il sinodo certamente aiuta e promuove l’ascolto e il metodo, ma fallisce se non assume un ordine disciplinare, attuativo.
Gli elementi fondamentali che dovrebbero caratterizzare i processi partecipativi della Chiesa:
– L’assemblea del popolo di Dio è confessante e celebrante. Celebrare un sinodo, ricorda la dimensione misterica della Chiesa, diversamente sarebbe solo una grande discussione.
– La sinodalità implica la communio ossia il riconoscimento dell’altro in quanto altro. Per questo serve promuovere momenti straordinari di ascolto, ma – soprattutto – organizzare la comunicazione.
– La sinodalità si fonda sulla promozione e integrazione dei diversi carismi di cui ha bisogno una Chiesa in una certa epoca.
– Il sinodo può essere il contesto favorevole per ragionare sulle “nuove” frontiere della responsabilità collegiale e sinodale.
– Una Chiesa ha bisogno di avviare nuove prassi per rispondere alle esigenze pastorali. Pertanto il momento attuativo è fondamentale.
Considerazioni conclusive
- La sinodalità è parte di un processo di partecipazione (e comunicazione) che coinvolge tutta la Chiesa, a due livelli: la relazione immediata e la relazione istituzionale (o mediata).
- È impossibile non legare un sinodo ai processi partecipativi e di comunicazione propri di una società.
Roberta Rocelli, segreteria del Sinodo, rilegge:
Andrea Toniolo, Processi comunicativi e partecipativi nella Chiesa locale: prospettiva teologico-pastorale in ATI, Chiesa e Sinodalità: coscienza, forme, processi, a cura di Riccardo Battocchio e Serena Noceti, Glossa, Milano 2007, pp. 163-179