L’esperienza sinodale e le prospettive viste da due uffici diocesani, con le voci di suor Francesca Fiorese, direttrice della Pastorale sociale e del lavoro e di don Paolo Zaramella (direttore) insieme a Giorgio Pusceddu dell’Ufficio di Pastorale dei giovani.
Partecipazione e sussidiarietà
Il tempo del Sinodo mi ha riportato agli inizi dell’episcopato del nostro vescovo mons Claudio Cipolla. Al suo arrivo ricordo che ha dato inizio al cammino con un anno pastorale dal titolo “In questa sosta che la rinfranca”. Una sosta: proposta quanto meno insolita per una nuova partenza. Ma ci ha spiegato: “una sosta per contemplare con stupore i passi già computi e per immaginare con fiducia quelli di domani.”
Ed ecco che, qualche anno dopo, il Sinodo diventa per la Chiesa di Padova la grande sosta laboriosa in cui immaginare il domani.
Si lascia cadere la premura di competere con l’attualità e ci si ferma ad ascoltare la storia e le storie. Si rinuncia ai protagonismi progettuali e ci si ferma a cogliere le indicazioni dello Spirito. Si smette di dare risposte e ci si pongono domande; ci si ferma ad ascoltarci.
Un esercizio insolito per la Chiesa maestra. Dalla cattedra al banco, dall’insegnamento ricco di riflessioni e metodologie all’apprendimento talvolta anche impacciato e smarrito.
Ma sorprendente e coinvolgente anche per quanti sono stati coinvolti attraverso l’Ufficio di Pastorale sociale, che mai avrebbe pensato di scomodare tutti gli amministratori dei Comuni presenti nel territorio diocesano e ottenere un’adesione quasi unanime e coralmente riconoscente.
Dalle loro esperienze ecclesiali e dalle loro richieste di collaborazione sono emersi una grande stima e il desiderio che la Chiesa sia soggetto significativo nel pensiero e nell’azione sociale.
Questo ci è di sprone, avendo anche all’orizzonte, nel luglio 2024, la cinquantesima Settimana Sociale dei cattolici in Italia dal titolo “Al cuore della democrazia”, per educare con perseveranza alla partecipazione nella società e prima ancora nei nostri ambienti.
Nell’immaginare la Chiesa di domani il Sinodo vede nella partecipazione dei fedeli, attraverso la ministerialità battesimale, e nella sussidiarietà tra i livelli organizzativi, due importanti leve di cambiamento.
È bello allora pensare alle nostre parrocchie e ai diversi modelli organizzativi come a palestre di partecipazione, dove ci si sente ingaggiati e si percepisce uno spirito di appartenenza, dove si cerca insieme il meglio e si persegue il bene, dove si impara ad assumersi responsabilità, che poi potranno essere anche sociali e politiche, con competenza e spirito di servizio.
Con linguaggi più comprensibili, con modalità più condivise, ma la Buona Notizia è attesa e non esiste laicità alcuna che ne legittimi l’estraneità negli incontri e negli spazi laici della società, della politica, dell’economia.
La Buona Notizia è la pausa che rinfranca e che siamo chiamati a donare al mondo affinché possa immaginare con fiducia i passi di domani.
sr Francesca Fiorese, direttrice Ufficio di Pastorale sociale e del lavoro
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Oltre le scelte il valore del Sinodo: un volano per dinamiche virtuose
Il cammino del Sinodo diocesano che si sta concludendo, per noi che siamo al timone dell’Ufficio di Pastorale dei Giovani da più di un lustro, è la seconda esperienza sinodale vissuta nella nostra chiesa padovana. Sentiamo una profonda continuità tra il Sinodo diocesano e il precedente Sinodo dei Giovani (2017-2018), a tal punto che in molte delle 28 proposte emerse dalle commissioni di studio abbiamo trovato l’eco di richieste, proposte e visioni dei giovani che cinque anni fa avevano costituito l’assemblea sinodale.
A cosa è servito il Sinodo dei Giovani?: è una domanda che ci siamo sentiti rivolgere più volte nei mesi e negli anni successivi a quel 18 maggio 2018 in cui è stata presentata ufficialmente la “Lettera dei giovani alla Chiesa di Padova” (si può leggere qui). Non serve essere degli indovini per immaginare che sarà una domanda che, magari con un pizzico di sarcasmo o di disillusione, sarà pronunciata anche a proposito del Sinodo diocesano. Se da un lato questo richiama chi di dovere alla responsabilità di prendere delle decisioni che segnino davvero un cambiamento – anche per evitare la frustrazione delle speranze e quindi il rifugio nella nicchia del grigio cinismo –, dall’altro abbiamo maturato la convinzione, proprio accompagnando i giovani, che il Sinodo stesso può essere il “la” a delle dinamiche virtuose che vanno ben oltre le decisioni finali che si stabiliscono nell’ultima sessione. Entrambi i percorsi sinodali ci hanno educato all’ascolto e alla valorizzazione della voce di ciascuno, a leggere e discernere anche nella voce del dissenso e nei silenzi le provocazioni e le intuizioni dello Spirito, a mettere in dubbio le nostre certezze, a non pensare di avere sempre e comunque ragione, ad affidarci al giudizio degli altri. Abbiamo colto il senso di quella pillola di saggezza che dice che “a camminare da soli si va più in fretta ma camminando insieme si va ben oltre”, anche se costa fatica. Il tesoro più prezioso però è di aver assaporato un metodo che cerchiamo continuamente di scoprire e coltivare, quello del discernimento comunitario, che ci ha aiutati a distinguere tra le tante voci e le decisioni di pancia la voce dello Spirito che sempre parla alla sua Chiesa. Questa la vera sfida di ogni Sinodo: togliere l’io dal centro e far spazio allo Spirito. È dando questo primato a Lui che possiamo crescere come discepoli di Gesù nel mondo.
don Paolo Zaramella e Giorgio Pusceddu, Ufficio diocesano di Pastorale dei giovani