Organismi di comunione: la sinodalità vissuta nell’ordinario

Lettera diocesana 2024/02

Nelle prossime settimane le parrocchie della Chiesa di Padova saranno impegnate nel rinnovo degli organismi di comunione: Consiglio pastorale parrocchiale e Consiglio parrocchiale per la gestione economica. È un passaggio importante perché rinnova la volontà di essere comunità che cammina insieme al seguito di Cristo. L’esperienza del Sinodo appena conclusa, ha segnato un tempo del tutto straordinario per la Chiesa di Padova: la comunità diocesana è stata convocata dal suo vescovo e si è confrontata a vari livelli per arrivare a intuire alcune possibili strade da percorrere nel prossimo futuro. Il Sinodo diocesano, seppure come evento straordinario, si è collocato all’interno di un cammino d’insieme che da molti anni la Chiesa di Padova ha assunto come elemento costitutivo. La realizzazione di questa sinodalità ordinaria è stata resa possibile grazie al lavoro degli organismi di comunione che a più livelli (parrocchiale, vicariale, diocesano) hanno dato il proprio contributo alla missione della Chiesa. Mentre scrivo queste poche righe, mi domando quante donne, uomini, giovani, preti, diaconi, consacrate e consacrati, in tutti questi anni, hanno fatto parte degli organismi di comunione! Qualcuno di loro è entrato in questa avventura per scelta, qualcuno perché chiamato, qualcuno perché amichevolmente spinto, qualcuno di passaggio, qualcuno più stabilmente… Ma tutti ci sono stati e hanno vissuto un’esperienza di partecipazione ecclesiale che li ha portati a conoscere un volto inedito di Chiesa e a esprimere il proprio pensiero per costruire il bene della comunità cristiana. Oso dire che hanno vissuto un’autentica esperienza di fede, perché confrontandosi sulla cura pastorale della propria comunità, sono stati invitati a fare i conti con la propria relazione col Signore e a condividerla con gli altri compagni di viaggio. Credo che intorno a questa questione si giochi molto della bontà dell’esperienza dei nostri consigli. La partecipazione agli organismi di comunione ecclesiale, infatti, a volte viene interpretata come un esercizio democratico per delineare indirizzi o prendere delle scelte. Nei consigli è doveroso che tutti possano esprimere il proprio parere sulle questioni da dibattere, ma, proprio in virtù di questa libertà, viene chiesto a ognuno il coraggio di uscire dalla propria posizione personale per riconoscere l’altro come un dono e lasciarsi provocare dalle sue istanze. È un continuo cammino di conversione che non ha l’obiettivo di raggiungere un punto comune tra le idee espresse. Ha, invece, lo scopo di maturare insieme una direzione, che possa rispondere a una semplice domanda: per questa particolare questione, in questo momento, in questo luogo, cosa ci sta chiedendo il Signore? Ecco lo stile sinodale da attuare nell’ordinarietà della vita delle comunità; non è elemento che si acquisisce automaticamente, ma va costruito con passaggi graduali che coinvolgono i battezzati in un vero e proprio processo di discernimento verso la maturazione di scelte e cambiamenti. Una bella avventura che ha già portato frutto e che ne porterà molto ancora nel futuro della nostra Chiesa.

Paolo Arcolin, membro della presidenza del Consiglio pastorale diocesano