La città è luogo fisico ma anche, e prima ancora, spazio di relazione, incontro, accoglienza o esclusione. I due aspetti sono più correlati di quello che si possa pensare: la piazza non è solo lo spazio vuoto al centro dell’abitato ma è pure il luogo dell’incontro, dello scambio e del confronto; il ponte è struttura di transito e metafora di dialogo e accettazione di ciò che è altro, la casa è abitazione e al contempo custode di interiorità, la via è spazio tra gli edifici e segno della condizione dell’uomo, perenne viandante. In questo momento, così particolare per la storia del nostro paese e dell’Europa, ci pare urgente riflettere a partire dalle trasformazioni degli spazi per capire che comunità e che umanità vogliamo essere.
Obiettivo del festival non è dare soluzioni alle tante questioni che ruotano intorno alla città di oggi: altri i luoghi istituzionali e le competenze necessarie. Urgente è piuttosto generare processi a partire da alcune buone domande: cosa vuol dire abitare/co-abitare? Siamo disposti a lasciarci coinvolgere dalle sfide/opportunità che interessano oggi la città? La città è un intreccio di reti sovrapposte (commercianti, studenti, residenti, terzo settore, ecc.): come elaborare uno sguardo di sintesi? Inoltre, la Diocesi di Padova è impegnata a ripensare i modi e le forme della presenza ecclesiale nella città dell’uomo: come essere chiesa di comunità senza perdere la dimensione di chiesa popolare? Si tratta di rimettere al centro le relazioni, recuperare l’appartenenza come incontro delle diversità, equilibrio tra unità e molteplicità.
Nel 1965 Harvey Cox pubblicò La città secolare. L’autore sosteneva che la civiltà urbana e il declino della religione tradizionale fossero i due principali segni distintivi della nostra epoca, tra loro strettamente connessi. Oggi, però, il sacro suscita interesse come non mai e il termine città viene più spesso associato a declino che a crescita. Parlare di città evoca immediatamente problemi di civiltà: la crisi ecologica e ambientale, le disuguaglianze sociali e l’emarginazione, la criminalità, ecc. Il futuro della città non è dei più ottimistici. Vorremmo cercare di capire le ragioni, anche perché nei mutamenti della città contemporanea vanno cercati i motivi della crisi dell’idea di cittadinanza, di democrazia e di politica.
Eppure c’è anche tanto bene da far emergere e raccontare. Il 31 dicembre 2018 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha osservato: «Sentirsi “comunità” significa condividere valori, prospettive, diritti e doveri. Significa “pensarsi” dentro un futuro comune, da costruire insieme. Significa responsabilità, perché ciascuno di noi è, in misura più o meno grande, protagonista del futuro del nostro Paese. Vuol dire anche essere rispettosi gli uni degli altri. Vuol dire essere consapevoli degli elementi che ci uniscono e nel battersi, come è giusto, per le proprie idee, rifiutare l’astio, l’insulto, l’intolleranza, che creano ostilità e timore. (…) Il nostro è un Paese ricco di solidarietà. Spesso la società civile è arrivata, con più efficacia e con più calore umano, in luoghi remoti non raggiunti dalle pubbliche istituzioni. Ricordo gli incontri con chi, negli ospedali o nelle periferie e in tanti luoghi di solitudine e di sofferenza dona conforto e serenità. I tanti volontari intervenuti nelle catastrofi naturali a fianco dei Corpi dello Stato. È l’“Italia che ricuce” e che dà fiducia». Dentro questo quadro a Padova vi sono molteplici energie ed esperienze, che sono state raccontate, ad esempio, a Solidaria, realizzata in città dal 24 al 30 settembre 2018, e che si racconteranno ancor più nel 2020, quando Padova sarà “Capitale Europea del Volontariato”. Il Festival è occasione d’incontro per quanti credono e sperimentano che “avere cura“ e “prendersi cura” è possibile, e lo si fa tantissime volte, insieme. Forse è proprio da qui che dobbiamo partire per ridisegnare gli spazi e i significati della città.
La Diocesi di Padova aderisce al festival per il VII anno. Non si tratta comunque di una proposta rivolta alle sole comunità cristiane. Anche per il 2019 si annunciano importanti collaborazioni da parte di Istituzioni (Comune e Nuova Provincia, Università, Ufficio Scolastico Territoriale, Centro Servizio Volontariato), di Fondazioni (Fondazione CaRiPaRo, Centro Universitario, Lanza, ecc), di associazioni (UCID, NoiAssociazione, Kaletheia, UCAI, ecc.), di scuole (in primis il Valle) e di privati. La sinergia di questi soggetti è segno della vitalità del Festival e del diffuso interesse per il tema: polis/città.
don Roberto Ravazzolo, coordinatore Festival Biblico a Padova