Da vedere 2024/04

Lettera diocesana 2024/04

L’ESTATE DI CLEO

di Marie Amachoukeli
drammatico, 85min

La storia. Francia, oggi. Cléo, sei anni, orfana di madre, è accudita con affetto da Gloria, capoverdiana arrivata in Francia per contribuire al mantenimento della sua famiglia rimasta in Africa. Le due sono legatissime e così, quando la donna deve tornare nel suo paese, Cléo ottiene dal padre il permesso di raggiungerla per le vacanze estive. La bambina conosce così Fernanda, ventenne, in procinto di partorire, e César, adolescente, furioso con la madre, dalla quale si è sentito abbandonato, e apertamente ostile con Cléo, che ha “goduto” dell’affetto e delle attenzioni di cui si sente defraudato. Passata l’emozione e la gioia di ritrovare Gloria, la piccola sente che il rapporto di esclusività che aveva con la donna è perso per sempre e il suo dolore esplode dopo la nascita del nipote, verso il quale ha un gesto di stizza che, per fortuna, non ha serie conseguenze. Cléo capisce che non può tornare indietro: deve accettare il distacco e aprirsi al futuro. E Gloria, dopo averla accompagnata all’aeroporto, sorridente e amorevole come sempre, può finalmente permettersi di piangere. Con gli occhi di una bambina, i grandi occhiali attraverso i quali guarda il mondo, la macchina da presa sempre alla sua altezza, la paura, la gelosia, il dolore, la rabbia, la determinazione, ogni sfumatura del suo animo colta negli intensi primi piani. Questo è il registro scelto da Marie Amachoukeli per il dolce e coinvolgente “L’estate di Cléo”. La regista, che ne scrive anche la sceneggiatura con Pauline Guéna, ha spiegato di essere partita dalla sua esperienza personale: «Il film è dedicato a Laurinda Correia, una immigrata portoghese che si prendeva cura di me quando ero piccola (…) Quando avevo sei anni, mi disse che sarebbe tornata nel suo paese con suo marito per aprire un’attività e iniziare una nuova vita vicino alla sua famiglia. È stato il primo grande shock della mia vita». Un racconto di crescita che trova in due straordinarie interpreti – Louise Mauroy-Panzani e Ilça Moreno Zego – il suo punto di forza. Crescere significa imparare cose nuove, e Cléo impara a nuotare, ma anche trovare la forza di lasciare andare ciò che non possiamo trattenere, accettare il cambiamento anche se fa male, per aprirsi al futuro. E questo vale anche per Gloria. Interessante la scelta di punteggiare il film di inserti animati coloratissimi, che accompagnano gli stati d’animo e i cambi d’umore della piccola, così come lo spazio dato alla descrizione della società capoverdiana, il folklore, la religiosità e i riti celebrati per allontanare le influenze maligne. Un’ultima considerazione: il film brilla per l’assenza di figure maschili. Il padre di Cléo è amorevole, ma assente, troppo preso del suo lavoro; del padre del bimbo che aspetta Fernanda non sappiamo nulla e Gloria è l’unico sostegno della sua famiglia. Una storia di donne, indipendenti e forti, o che tali diventeranno. “L’estate di Cléo” è consigliabile, problematico-poetico, adatto per dibattiti (dal giudizio della Commissione nazionale valutazione film della Cei).