Da leggere e da vedere 2022/03

Da leggere 2022/03

AMMALARSI

Angelo Lameri, Lucino Sandrin, Ammalarsi, Cittadella Editrice, 2020, pp. 126, 11,50 euro

Ammalarsi è un’esperienza che vorremmo evitare. Eppure, in forme diverse, con durate differenti e variegate conseguenze, ogni persona coniuga nella sua esistenza questo verbo impegnativo.
Ammalarsi è un paesaggio percorso da molti sentieri: quelli della sofferenza e quelli della cura, della fragilità, della vicinanza, dell’ascolto. Esplorare queste pieghe della vita significa misurarci con la finitezza e con la gioia di ricevere e donare attenzione e consolazione. Quanto più saremo consapevoli della nostra umanità, tanto più sapremo essere testimoni di tenerezza.

Gli autori. Angelo Lameri, presbitero della diocesi di Crema, è titolare della cattedra di Liturgia e sacramentaria generale alla Pontificia Università Lateranense. All’insegnamento unisce l’attività di consultore della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei sacramenti e di collaboratore dell’Ufficio liturgico nazionale della CEI.

Luciano Sandrin, religioso camilliano (Ministri degli Infermi), ha insegnato per molti anni Psicologia della salute e della malattia.


LA FORZA DELLA FRAGILITÀ

Vincenzo Paglia, La forza della fragilità, Editori Laterza, 2022, pp. 160, 15,00 euro

In questi primi venti anni del XXI secolo abbiamo assistito a tragedie che non pensavamo possibili. È facile essere pessimisti. Ci sono però altrettante ragioni per sperare in un futuro migliore: siamo tutti radicalmente fragili, ma è dalla consapevolezza di questa comune vulnerabilità che si possono rifondare le basi della convivenza tra gli uomini. Anche nei paesi più ricchi può manifestarsi l’imprevisto assoluto di una vulnerabilità che si carica di sofferenza. Riconoscere la dignità della vita vulnerabile e mortale che ci accomuna è la via attraverso la quale si riapre il varco per ricostruire legami sociali autentici. Siamo tutti fragili. Rimuovere la comune fragilità, invece di condividerla con amore, significa preparare una società di solitudini. È nell’alleanza dei fragili la via per un umanesimo universale.

L’autore. Vincenzo Paglia è presidente della Pontificia Accademia per la Vita e Gran Cancelliere del Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per le scienze del Matrimonio e della Famiglia. Consigliere spirituale della Comunità di Sant’Egidio, partecipa attivamente all’associazione “Uomini e Religioni” e coordina la commissione governativa per le politiche in favore della popolazione anziana in Italia. Ha ricevuto molti premi, tra i quali il premio Gandhi dall’Unesco.


Da vedere 2022/03

PICCOLO CORPO

di Laura Samani
drammatico, durata 89min

“Piccolo corpo”, opera prima di Laura Samani, classe 1989, che scrive anche la sceneggiatura con Marco Borromei ed Elisa Dondi, è una “favola cruda” che racconta il faticoso viaggio di una giovane, disperata e indomita madre, Agata, per liberare la sua piccola, nata morta, dall’oblio del Limbo al quale è destinata. Incapace di trovare consolazione nella banalità dell’“avrai altri figli”, la giovane si aggrappa a una leggenda secondo la quale, nelle montagne del Nord c’è un santuario dove è possibile riportare in vita i bambini nati morti il tempo necessario perché possano essere battezzati. Agata, portando legata sulle spalle la cassetta che contiene il corpo della bimba, parte senza conoscere il percorso, aggrappata solo a una speranza. Lungo il cammino incontra Lince, un ragazzo solitario e selvatico, che sembra conoscere bene i sentieri della montagna e che si offre di aiutarla a raggiungere la meta. A poco a poco diffidenza e sospetto reciproci lasceranno spazio a una profonda pietà ed empatia che porteranno Lince ad affrontare i suoi fantasmi e nodi irrisolti, accettando consapevolmente ciò che di sé si ostinava a negare. La regista costruisce un suo racconto solido e originalissimo, poetico e commovente. Regala una storia e due personaggi struggenti. Agata con la cassetta legata sulle spalle, un modo per portare ancora, se non dentro di sé, almeno su di sé, il corpicino della figlia e Lince, che fugge dalla famiglia e da se stessa, vagabonda e senza nome. “Piccolo corpo” è certamente un’opera di diffusa spiritualità (anche se oscilla a tratti tra la fede e la superstizione), ma anche concreta e legata alla terra, all’acqua, a una quotidianità fatta di fatica e precarietà, di gente semplice e ruvida che non può permettersi la gratuità dell’accoglienza e della cura. Particolarmente efficace e suggestiva la scelta della colonna sonora, affidata ai suoni della natura: lo sciabordio delle onde, il gorgoglio dei ruscelli, lo stormire delle fronde e, fra tutti, il silenzio della neve che tutto ricopre. Dal punto di vista pastorale il film “Piccolo corpo” è consigliabile, problematico e adatto per dibattiti (dal giudizio della Commissione nazionale valutazione film della Cei).