Cosa sta cambiando nella formazione in Seminario?

Lettera diocesana 2024/07

Il Seminario vescovile di Padova poggia su una storia formativa di notevole spessore grazie alle riflessioni del compianto mons. Sandro Panizzolo e di mons. Giampaolo Dianin e di tanti altri preti, religiosi e e laici. Cambiando i tempi (quanto rapidamente!), cambiando il retroterra umano, spirituale e pastorale dei giovani che approcciano il Seminario e infine modificandosi piano piano il profilo di prete richiesto per servire questa nostra Diocesi è fondamentale interrogarsi con serenità, ma in profondità e senza sconti, sull’adeguatezza di quanto si propone.

Un primo cantiere: integrare in modo maggiore, più intenso e più dinamico la formazione vissuta dentro le mura del Seminario con varie esperienze esterne. Questo obiettivo motiva il fatto di chiedere abitualmente a ogni seminarista, nel momento più opportuno, di svolgere un anno di formazione in un altro contesto, all’estero o in Italia. C’è chi farà un anno in Brasile come fidei donum, chi è stato per dieci mesi in una parrocchia di Parigi, chi farà uno stage nella Diocesi di Napoli conoscendo un’innovativa esperienza di pastorale giovanile come Pietre vive, chi ha lavorato per un anno o ha svolto il servizio civile ecc. A ogni seminarista… il suo anno (o più) esterno per arricchire e qualificare gli stimoli e le sfide. Occorre allargare lo sguardo, andare oltre le mura del Seminario facendo bene attenzione a integrare e mettere in dialogo queste diverse tipologie di cammino.

Un secondo cantiere: il Sinodo, attraverso le indicazioni del vescovo Claudio, ha fissato con grande autorevolezza otto punti chiave di uno stile presbiterale padovano. Eccoli, mantenendo l’ordine in cui li ha collocati il nostro vescovo, con una bella sorpresa fin dal primo punto:

  • L’ascolto rispettoso e delicato nell’attuare il discernimento vocazionale, perché ogni persona possa rispondere alla domanda “cosa mi chiede il Signore?”, “Cosa posso donare e offrire agli altri?”
  • La cura delle relazioni all’interno della parrocchia
  • La capacità di dischiudere a tutti la bellezza del Vangelo e di offrire i sacramenti
  • La disponibilità a costruire Chiesa con le parrocchie vicine (collaborazioni pastorali)
  • La comunione con il vescovo e con la Chiesa diocesana
  • La “paternità” spirituale come attenzione a essere guida sapiente
  • L’orientare la varietà di itinerari e proposte secondo criteri evangelici, con al centro la parrocchia (discernimento comunitario)
  • La fraternità presbiterale

In questa sintesi appare l’immagine del prete di ogni tempo (l’offrire Parola e sacramenti, il radicamento in Cristo, l’obbedienza alla Chiesa), con al cuore le linee guida del Concilio Vaticano II  (ecclesiologia di comunione, centralità del Battesimo ecc.) per mettere in rilievo attenzioni e sfide che sentiamo particolarmente vive come Diocesi: l’attenzione vocazionale in senso ampio, la collaborazione fra parrocchie vicine, la fraternità presbiterale, il discernimento comunitario.

L’ardua sfida è tradurre in proposta puntuale e cammino di confronto e crescita quanto declinato dal Sinodo e dal vescovo: ma già avere con chiarezza davanti questa descrizione è davvero di grande aiuto. Il lavoro in un certo senso è agli inizi, ma è un gran bene godere di un orizzonte definito. Il Seminario non è mai stato e non è tuttora da solo nella ricerca dei modi e delle attenzioni più adeguate per dare volto concreto a questo stile specifico!

don Raffaele Gobbi, rettore del Seminario vescovile di Padova