Ormai per parlare di Sinodo si usa il termine processo, nel senso che si tratta di un evento in progress, fatto di tappe che mobilitano la Chiesa ai diversi livelli. Per quanto riguarda il Sinodo della Chiesa universale sulla sinodalità è stato previsto un cammino di tre anni (2021-2024) che poi si prolungherà nel tempo della recezione con l’arricchimento dell’esortazione apostolica postsinodale del papa. Ciò che qui vogliamo riassumere, sono i momenti salienti di un itinerario ancora in atto, momenti densi e impegnativi, che hanno attivato processi partecipativi mai visti prima.
Il percorso del Sinodo della Chiesa universale dal titolo Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione (si tratta della XVI Assemblea Generale Ordinaria) è iniziato solennemente il 9-10 ottobre 2021 a Roma e il 17 ottobre seguente in ogni diocesi.
Nella prima fase, la Chiesa si è messa in ascolto del popolo di Dio, del sensus fidei/fidelium dei cristiani tutti, attivando un processo partecipativo e inclusivo che ha dato l’opportunità a molti – anche ai margini della comunità cristiana – di essere ascoltati. Questa valorizzazione di doni e carismi, di competenze e sensibilità, è stata realizzata nelle Chiese locali con l’aiuto di un Documento preparatorio (DP) e di un più dettagliato Vademecum.
Il 27 ottobre 2022 è stato reso noto il Documento di lavoro per la Tappa Continentale – “Allarga lo spazio della tua tenda” (DTC), redatto a partire dalle sintesi delle varie conferenze episcopali (ne sono pervenute 112 su 114) e di altri organismi ecclesiali. L’Assemblea continentale per l’Europa, a partire dal DTC, si è tenuta a Praga (5-12 febbraio 2023) con la partecipazione di 200 delegati (vescovi, presbiteri, diaconi, consacrate e consacrati, laici e laiche provenienti da 45 paesi), mentre si svolgevano assemblee analoghe in Oceania, Medio Oriente, Asia, Africa, Americhe.
L’Instrumentum laboris (IL) è stato invece presentato il 20 giugno scorso come road map per guidare i lavori sinodali di ottobre. Senza staccarsi dalla storia corrente (sfida della pace, questione degli abusi, secolarizzazione al quadrato, cambiamenti climatici) il testo è fitto di domande (279) che riguardano la vita della Chiesa, soprattutto nella seconda parte e nelle Schede di lavoro per l’assemblea sinodale. Ma prima il fondamento: la Chiesa sinodale, infatti, «si fonda sul riconoscimento della dignità comune derivante dal Battesimo» (n. 20). Da qui deriva la possibilità di un’autentica corresponsabilità, che se è differenziata (ognuno secondo la propria vocazione) è comunque reale, e va inverata nelle scelte operative comuni e nelle riforme strutturali che comportano un con-programmare e un con-decidere.
Dalla celebrazione della prima sessione del Sinodo (4-29 ottobre 2023) sono filtrate informazioni solo parziali e frammentate, e questo per la volontà di papa Francesco di «custodire il clima sinodale» (viaggio di ritorno dalla Mongolia). Il pontefice argentino, aprendo l’assise sinodale (4 ottobre), ha chiesto espressamente di praticare un «digiuno della parola pubblica», sia per favorire l’ascolto reciproco sia per prendere le distanze da possibili pressioni dei media (interessati soprattutto a questioni divisive). Il Sinodo, ha detto il prefetto del Dicastero per la comunicazione Paolo Ruffini, «non è pensato per rispondere alle domande dei giornalisti… Non si tratta di un talk show, ma di “una conversazione nello Spirito”» (Briefing di martedì 17 ottobre 2023).
Da novembre 2023 a settembre 2024 le Chiese locali si confronteranno sulle piste emerse dall’Assemblea sinodale (un breve documento di sintesi, da non intendersi come documento finale, e una lettera-messaggio ai fedeli), dopo di che verrà celebrata la seconda sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei vescovi (ottobre 2023), che consegnerà al papa i risultati del lavoro svolto.
Contenuti
Alcuni punti chiave del processo sinodale in corso – desumibili dai molti documenti prodotti – sono ormai chiaramente individuabili:
- La Chiesa ha deciso di dare fiducia al fiuto del popolo di Dio. Questo non significa che ha imparato ad ascoltare, ma che vuole attrezzarsi per farlo sempre meglio, ad ogni livello (cf. Vademecum). Ciò che la anima è «un desiderio di inclusione radicale – nessuno escluso!» (DTC 11).
- Il sinodo sulla sinodalità è di fatto un sinodo sulla Chiesa (visto che sinodalità e Chiesa secondo san Giovanni Crisostomo sono sinonimi), più precisamente sulla forma di Chiesa necessaria per rendere oggi efficace l’annuncio evangelico (cf. DP 1).
- Si tratta di recepire più pienamente il Concilio Vaticano II, di realizzarne una rilettura, un’attuazione e un rilancio in questo inizio di millennio. Per alcuni aspetti il Concilio è superato, per altri è ancora davanti a noi, come sfida. Solo un esempio: «La “teologia battesimale” promossa dal Concilio Vaticano II, base della corresponsabilità nella missione, non è stata sufficientemente sviluppata» (DTC 66).
- Quello in atto non è un Sinodo “infinito”, quasi sfiancante, ma piuttosto di un Sinodo disteso nel tempo e plurale nei soggetti e perciò in grado di stemperare i conflitti (che nella Chiesa non mancano) attivando e accompagnando processi (il termine «processo/i» ritorna ben 54 volte nel DTC).
- Il soggetto del Sinodo è il «santo popolo fedele di Dio» (EG 125) come ama dire il papa argentino, anche se questo non significa che sia messa in ombra la costituzione gerarchica della Chiesa. «La Chiesa è al tempo stesso sinodale e gerarchica e per questo un esercizio sinodale dell’autorità episcopale si connota come accompagnamento e salvaguardia dell’unità» (IL B.2.5.). Sia il primato che la collegialità, però, sono a servizio del popolo di Dio e prima ancora ne sono parte.
- Il tema della ministerialità è uno dei fuochi del percorso sinodale in atto. Innanzitutto, essa non va ridotta al ministero ordinato, nel senso che «il processo sinodale restituisce una visione positiva dei ministeri, che legge il ministero ordinato all’interno della più ampia ministerialità ecclesiale, senza contrapposizioni» (IL B.2.2.).
- «La promozione della dignità battesimale delle donne» (IL 55) è un argomento che ritorna in tutti i testi elaborati nel corso del processo sinodale. Non si tratta di avanzare rivendicazioni, ma di mostrare un volto di Chiesa più completo ed evangelico: la voce delle donne ha qualcosa di importante da dire alla comunità cristiana.
- Naturalmente, non si può non registrare «il desiderio di una Chiesa sempre più sinodale anche nelle sue istituzioni, strutture e procedure, in modo da costituire uno spazio in cui la comune dignità battesimale e la corresponsabilità nella missione siano non solo affermate, ma esercitate e praticate» (IL A.21.).
- Si avverte in sottofondo un’inquietudine, e cioè il fatto che la partecipazione dei fedeli laici alla vita della Chiesa è prevalentemente se non esclusivamente di tipo consultivo. «La consultazione del popolo di Dio ha evidenziato come diventare una Chiesa più sinodale implichi anche un più ampio coinvolgimento di tutti nel discernimento, e questo richiede un ripensamento dei processi decisionali» (IL B.2.5.). Concretamente, è possibile e come o in quali circostanze passare dal consultivo al deliberativo ecclesiale?
- Giunto all’undicesimo anno di pontificato, papa Francesco ci sta consegnando la sua eredità. Se è difficile parlare di eredità quando l’interessato è in vita, è comunque evidente a tutti che il pontefice argentino ci indica una Chiesa la cui identità è vincolata alla missione esercitata in stile sinodale, vale a dire da tutto il popolo di Dio nella sua ricchezza di carismi e ministeri, e, si deve aggiungere, a favore di tutta l’umanità: «Una Chiesa sinodale è un segno profetico soprattutto per una comunità delle nazioni incapace di proporre un progetto condiviso, attraverso il quale perseguire il bene di tutti» (DP 15).
padre Ugo Sartorio, ofm conv., docente di teologia