Da vedere 2020/02

L’AMORE INATTESO

di Anne Giafferi
genere: commedia 89’

A Parigi, oggi. Antoine è un avvocato quarantenne di successo: una carriera brillante, una bella famiglia, con la moglie medico e due figli nel momento della crescita. Per un normale incontro informativo, Antoine va al colloquio con un insegnante del figlio. Nei giorni successivi il professore fa recapitare ad Antoine un invito. Per educazione e curiosità intellettuale più che per vero interesse, l’uomo va la sera in un locale parrocchiale dove vede riunite alcune persone. Un sacerdote, una comunità nemmeno troppo vivace, domande e risposte con toni bassi e quasi timidi. In quell’atmosfera qualcosa lo conquista. La lettura della Bibbia, i racconti di vita, le esperienze vissute fanno affiorare in lui alcune domande di cui non sospettava l’esistenza. I rapporti in famiglia cambiano, le sue assenze serali non sono ben viste dalla moglie che pensa a qualche tradimento. Antoine poi deve fronteggiare situazioni difficili sia con il fratello scapestrato sia con il padre che gli perdona tutto. Ma il nuovo cammino è ormai intrapreso e Antoine ha la serietà di seguirne le suggestioni interiori senza togliere spazi alla moglie né alla famiglia.

All’origine c’è un romanzo autobiografico, Catholique anonime, pubblicato nel 2008 e scritto da Thierry Bizot, nella vita marito della Giafferi, attivo in ambito televisivo come produttore e sceneggiatore. Nello stesso settore si muove anche la moglie, autrice di copioni e regista di alcune serie e fiction, qui all’esordio sul grande schermo. L’esperienza descritta da Bizot (e dal copione) è certamente significativa. Si basa infatti sul fenomeno dei cosiddetti “ricomincianti”, che Enzo Bianchi definisce come «adulti già battezzati, quindi non catecumeni, che ritrovano il cammino di fede in occasione di un evento personale o familiare». Quando entra per caso nella comunità, Antoine si tiene in disparte, alla fine della catechesi si sente uno di loro e nel finale può dire alla moglie: «Forse andrò a messa la domenica…», sentendosi rispondere «Ci andrai senza di me, lo sai». Scambio di battute nitido e rispettoso: la Francia laica non cede terreno ma lascia il giusto spazio a chi ritiene possibile un cammino differente, un modo di vedere la quotidianità con uno sguardo interiore, spirituale. Partendo da una base realistica, Giafferi ha il pregio di affidarsi a una regia lineare e senza scosse, di toccare spigolosità e pudore con sfumature da favola: quasi a raccontare non quello che succede ma quello che vorremmo succedesse. Con una sincerità che sfiora la verità della fede. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e molto utile per dibattiti (a cura della Commissione nazionale valutazione film CEI).