«Diceva dunque: “A che cosa è simile il Regno di Dio, e a che cosa lo posso paragonare? È simile a un granello di senape, che un uomo prese e gettò nel suo giardino; crebbe, divenne un albero e gli uccelli del cielo vennero a fare il nido fra i suoi rami”». Lc 13, 18-19)
Più di 60 anni fa un piccolo seme veniva piantato nel cuore ricco di fede e aperto al mondo della nostra Chiesa diocesana con esperienze straordinarie nell’intuizione e nella progressiva realizzazione e sviluppo, un seme divenuto albero, grande e ramificato nel corso degli anni: tra i suoi rami sono nate e cresciute vite che hanno spiccato il volo nell’Annuncio del Vangelo.
Dal 1950 dalla nostra Diocesi è nato il Cuamm – ora Medici con l’Africa Cuamm – di cui il vescovo di Padova è presidente e un presbitero è direttore. Con strategie che sono maturate nel corso degli anni e progetti realizzati in risposta all’ascolto attento della realtà, ora si pone accanto a infermieri e medici locali negli ospedali, nei distretti, nelle università di Angola, Etiopia, Mozambico, Repubblica centrafricana, Sierra Leone, Sud Sudan.
Sollecitati dall’enciclica Fidei Donum (papa Pio XII, 1957) e sostenuti dalle riflessioni del Concilio Vaticano II, (11 ottobre 1962) è sbocciata la feconda esperienza della cooperazione nei territori missionari, affiancandosi e spesso prendendo il testimone dalle congregazioni missionarie ad gentes per accompagnare e fortificare la nascita e la crescita delle giovani chiese locali partendo con presbiteri e cristiani laici per il Kenya, il Brasile, l’Ecuador, consapevoli che anche la nostra Chiesa locale è responsabile dell’annuncio del vangelo e della distribuzione del pane della carità. Un seme che continua a portare frutto.
La Chiesa di Padova attualmente è ancora presente in Brasile, nella Diocesi di Boa Vista nello stato di Roraima in Amazzonia, con cinque presbiteri e con la prospettiva per un nuovo impegno verso il Venezuela nel Vicariato del Caronì. Lungo gli anni in Brasile sono passati 26 presbiteri (uno di questi diventato vescovo, ora emerito, mons. Francesco Biasin) e 13 laici. In Thailandia ci sono due presbiteri, nella Diocesi di Chiang Mai; questa missione è in collaborazione con la regione ecclesiastica del Triveneto. In Etiopia nella Prefettura Apostolica di Robe ci sono attualmente due presbiteri e una laica. Si sta concludendo, contenti del servizio che abbiamo svolto, la nostra presenza in Kenya dove sono presenti due presbiteri. In Kenya hanno prestato il loro servizio missionario 33 presbiteri (uno di questi diventato vescovo, ora emerito, mons. Luigi Pajaro) e otto laici e un diacono permanente. Così pure in Ecuador, che negli anni ha accolto 33 presbiteri e 29 laici, l’esperienza come Diocesi si è conclusa ed è comunque presente ancora un presbitero.
Altrettanto significativa e importante la presenza ad oggi di circa 480 religiosi e religiose padovani che sono in missione per conto dei loro istituti e che sentiamo parte della nostra famiglia diocesana, rami dello stesso albero. Solo qualche anno fa erano quasi mille. In Diocesi sono attivi gruppi missionari parrocchiali, ci sono proposte di animazione, formazione, impegno nel sostegno alle missioni diocesane in tutte le sue articolazioni, realizzate in collaborazione con gli istituti religiosi missionari e le realtà della cooperazione internazionale; vengono proposti viaggi ed esperienze di giovani e volontari di ogni genere e sensibilità: tutto ciò rappresenta quel seme donato che continua a fare crescere ”quell’albero della vita’’ ricco di rami dove trovano ospitalità esperienze di vita e maturano frutti di carità e solidarietà. Dietro questi numeri, dentro queste esperienze c’è una storia, ci sono persone, figlie e figli di una Chiesa padovana dall’anima missionaria che annuncia il Vangelo non solo nell’invio verso i territori missionari ma altrettanto qui, nelle nostre comunità sia ecclesiali come sociali. Il Sinodo diocesano trova “ospitalità” tra i rami di questo grande albero del Regno di Dio ed è sorretto anche da questa esperienza missionaria vissuta.
«E disse ancora: “A che cosa posso paragonare il Regno di Dio? È simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata”» (Luca 13,20-21). L’anima missionaria dunque non è solo un seme donato, un albero che cresce ma è anche lievito già impastato nella nostra storia diocesana, perso, nascosto, umile ma presente proprio perché fa crescere il Vangelo dentro. Quelle tre misure di farina da far lievitare, servono per i tre pani che sfamano ogni amico in viaggio nella notte (Lc 11,5) sono i pani a sostegno anche del nostro cammino sinodale, nella storia umana: per l’oggi, il domani e sempre (Lc 13,31). Non ‘’semplicemente” o non solo un tema da affrontare, ma uno spirito e un’amina con cui vivere il Sinodo stesso.
don Raffaele Coccato, direttore Ufficio diocesano di Pastorale della Missione