La sinodalità, tema non nuovo nella storia della Chiesa, assume oggi nuovi rilievi e presenta esigenze pratiche, anche a partire dalla sensibilità delle società globalizzate. La missione di comunicare la gioia del Vangelo implica uno stile sinodale che si origina nel sentire comune della fede dei battezzati e nella «mistica della fraternità». La vita della Chiesa è fatta, sin dalla sua origine, di sinodi e di sinodalità. I primi (o le prime, se si preferisce attenersi al genere femminile del sostantivo greco) sono eventi puntuali collocati nel tempo e nello spazio. La seconda è una dimensione della Chiesa che s’identifica con il suo stesso essere: una dimensione «costitutiva» che si esplicita come affettiva ed effettiva, universale e particolare. La sinodalità è più ampia di quella che si evidenzia nelle modalità concrete di attuazione (concili, sinodi, assemblee…): è soprattutto uno stile e un metodo che tengono unite l’identità, la forma e la missione della Chiesa. Come afferma papa Francesco: «una Chiesa sinodale è una Chiesa dell’ascolto, nella consapevolezza che ascoltare “è più che sentire”. È un ascolto reciproco in cui ciascuno ha qualcosa da imparare». Un ascolto non solo delle opinioni, ma soprattutto di quello che lo Spirito suggerisce ai credenti, perché ogni battezzato partecipa alla funzione profetica di Cristo. È la ripresa del principio caro alla Chiesa del primo millennio: «ciò che attiene a tutti, da tutti deve essere trattato e approvato». Va preso atto che sinodali non si nasce ma si diventa. L’assumere e il praticare uno stile sinodale di pensiero e di azione richiede la disponibilità a convertire atteggiamenti e comportamenti in un “immaginario ecclesiale” adatto a testimoniare l’effettiva possibilità di vivere il Vangelo di Gesù Cristo.
don Livio Tonello, direttore Istituto superiore di Scienze religiose di Padova
e docente di teologia pastorale (Fttr)
co-curatore del volume Sinodalità. Dimensione della Chiesa, pratiche della Chiesa, Edizioni Messaggero Padova, 2020