Sguardi nuovi attenti ai cambiamenti

Lettera diocesana 2017/01

«Il paese e le nostre comunità continuano a cambiare. E questo cambiamento è pervasivo, penetrando nei nostri comportamenti in maniera tale da modificarne profondamente la struttura, a volte senza averne la piena consapevolezza. Le povertà, le migrazioni, il mondo giovanile, le nostre comunità si stanno modificando progressivamente, ma spesso le nostre parole, gli schemi entro i quali noi agiamo rimangono ancorati a categorie interpretative che non sono del tutto in grado di capire il presente, non consentendoci di guardare la realtà per quella che è».

(dal documento di Caritas italiana per le Delegazioni Caritas “Un tempo e un metodo per capire. Il metodo della Chiesa Italiana dopo Firenze e il servizio pastorale delle Caritas diocesane”).

Contemporaneamente le nostre comunità stanno cambiando al loro interno affrontando passaggi non facili quali la diminuzione del clero, la ridefinizione dei confini, la minore partecipazione, la maggiore fragilità e debolezza dei legami, la difficoltà a stabilire reti di comunità e collaborazione con altre agenzie presenti nel territorio.

Di fronte a queste sfide siamo provocati ad attivare nuovi sguardi e atteggiamenti per vivere e stare dentro la complessità e il cambiamento.

  • Dal mettere al centro i poveri, al mettere al centro la relazione

Per molti anni nella nostra narrazione ecclesiale abbiamo sottolineato la necessità di mettere al centro i poveri. Oggi invece ciò che fa la differenza non è mettere al centro il povero, ma la relazione con il povero. Il povero non è solo un destinatario a cui offrire dei servizi e delle attenzioni, ma è una persona con cui entrare in relazione, a cui posso offrire qualcosa ma dal quale posso anche imparare, crescere e ricevere. Dal quale posso anche venire stimolato, disturbato, arricchito. Questo atteggiamento ci può aiutare a stare dentro alle nuove sfide di oggi, non come qualcosa da aggiungere nella nostra pastorale, ma come segni che la Vita, che il Buon Dio ci offre e ci presenta per crescere e rinnovarci. L’incontro con il povero, chiunque esso sia, ci può aiutare a diventare più Chiesa, una Chiesa più evangelica ed essenziale.

  • Solo attraverso la comunità

In un viaggio che ho fatto in occasione della mia esperienza formativa in seminario ho avuto la possibilità di visitare l’esperienza del Saint Martin in Kenya e da allora mi sono portato a casa una consapevolezza che mi aiuta nel quotidiano. Di fronte alle sfide presenti in comunità, al Saint Martin non hanno cercato nuovi donatori esterni, ma prima di tutto hanno guardato con occhi nuovi alla comunità. Ci sono risorse interne inespresse? Ci sono potenzialità che noi oggi non riusciamo ancora a vedere? Come attivare e sensibilizzare la comunità? La comunità può esprimere delle capacità, delle potenzialità e delle soluzioni che mai noi da soli avremmo immaginato. Condividere le difficoltà con la comunità può aiutare a far emergere soluzioni inedite e sorprendenti. Questa consapevolezza ci aiuta anche oggi a guardare con occhi nuovi e con rinnovata fiducia alle nostre comunità capaci di potenzialità e risorse non ancora espresse. La Quaresima di fraternità, proposta dall’Ufficio diocesano di Pastorale della Missione, ci aiuta guardare con fiducia non solo alle nostre comunità ma a tutte le comunità sostenendole nei loro processi formativi e comunitari.

 

  • Scopo della comunità è aiutare le persone a crescere nella consapevolezza di essere Figli di Dio.

Oggi l’annuncio di fede passa attraverso questa prima consapevolezza. Prima di ogni altro ruolo, identità, etichetta o immagine tu sei Figlio di Dio. Anche se hai attraversato o stai attraversando passaggi dolorosi, fallimenti e difficoltà tu sei e rimani per sempre Figlio di Dio. Questo è il Buon annuncio che si esprime nel Battesimo e si realizza nell’Eucarestia. Per tenere viva questa consapevolezza la Comunità continua a proporre cammini formativi che aiutano le persone ad abitare la propria interiorità. Da questa consapevolezza cresce una comunità capace di diventare laboratorio di fraternità. Questa consapevolezza porta la comunità ad attivare azioni e gesti di responsabilità.

Il paese, le comunità e le persone cambiano… a noi di guardarle con lo sguardo e la fiducia con cui Gesù le guarda e le accompagna.

don Luca Facco, direttore di Caritas diocesana