Il 28 novembre scorso papa Francesco, al termine dell’udienza del mercoledì, ha incontrato e salutato un gruppo ecclesiale chiamato “équipe secondo annuncio”, che ha dato vita a un progetto nazionale di evangelizzazione giunto alla conclusione del suo percorso.
L’équipe secondo annuncio è composta da 25 membri, preti, religiosi, laici e laiche. Appartengono ad alcune diocesi del Triveneto, della Puglia, dell’Emilia Romagna e della Sicilia. L’Istituto pastorale pugliese e L’Istituto superiore di Scienze religiose San Pietro Martire di Verona hanno assunto e sostenuto il progetto, creando una feconda collaborazione tra istituzioni formative del nord e del sud della Chiesa italiana. La Conferenza episcopale italiana, tramite l’Ufficio catechistico nazionale, ha incoraggiato e sostenuto l’iniziativa.
Ma di cosa si tratta? Il “Progetto secondo annuncio” è una proposta che accompagna le comunità ecclesiali italiane, e in particolare le parrocchie, ad avviare e incrementare proposte di evangelizzazione degli adulti nei passaggi fondamentali della loro vita, secondo l’orientamento dei cinque ambiti indicati dal Convegno ecclesiale di Verona del 2006, ripresi negli Orientamenti pastorali della CEI dell’attuale decennio e affidati alle comunità cristiane dagli Orientamenti per la catechesi Incontriamo Gesù (nn. 36-41).
In questi sei anni di lavoro (2012-2018) sono state raccolte numerose buone pratiche di evangelizzazione in Italia, sono state fatte raccontare, ascoltate, analizzate e riconsegnate alle comunità ecclesiali italiane.
L’espressione “secondo annuncio” è intesa nella linea indicata da Evangelii gaudium n. 164-165: l’annuncio «del kerygma che va facendosi carne sempre più e sempre meglio» nella vita delle persone. Si tratta quindi di un “secondo primo annuncio”, perché il Signore desidera farsi presente con la sua grazia in ogni tappa e in ogni passaggio dell’esperienza umana.
Se non c’è stagione della vita che non possa essere raggiunta dal Vangelo, la stessa esistenza è, però, costellata di alcuni passaggi, transizioni, accadimenti che rappresentano delle crisi con le quali fare i conti, perché segnano, in alcuni casi in maniera decisiva, un’interruzione della vita nel suo ritmo consueto, inaugurando una discontinuità portatrice alle volte di un di più sorprendente, alle altre, invece, di un’esperienza di rottura, di fallimento, di dolore, di morte. Quando si scopre un amore o nasce un figlio o si sceglie di giocarsi per qualcosa che appassiona, come pure quando si sperimenta un fallimento o una malattia o addirittura la morte: si è sempre di fronte a passaggi esistenziali che hanno una chiara connotazione pasquale. Sono pasque antropologiche, nelle quali può accadere di riconoscere un nuovo, un secondo, passaggio di Dio nella vita, che, riconosciuto, apre all’invocazione o al rendimento di grazie.
Non è possibile fissare in un elenco preciso di quali possano essere questi passaggi, pensandoli validi per tutti. Si possono tuttavia riconoscere delle costanti che coinvolgono la gran parte degli uomini e delle donne di oggi. Il “Progetto secondo annuncio” ne ha individuate cinque, indicate secondo il seguente ordine: generare e lasciar partire (l’esperienza della genitorialità), errare (l’esperienza della ricerca e del fallimento), legarsi, lasciarsi, essere lasciati (l’esperienza degli affetti), appassionarsi e compatire (l’esperienza della dedizione e della solidarietà), vivere la fragilità e il proprio morire (l’esperienza del limite)[1].
Il “Progetto secondo annuncio” è stato paragonato alla pasta madre. Ha terminato il suo percorso dopo sei anni di lavoro, ma non certo la sua fecondità. Essa è appena cominciata.
fratel Enzo Biemmi, docente di catechetica e teologia pastorale all’Issr di Verona
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