In queste settimane il vescovo Claudio sta incontrando otto zone della Diocesi, illustrando la Lettera post-sinodale. Sono incontri molto partecipati e intensi. In virtù di questi passaggi zonali ci piaceva dedicare l’attuale numero di Lettera diocesana alle prime impressioni generate dalla lettura del testo. Sottolineo anch’io alcuni aspetti.
L’attesa è alta. Lo si vede dal numero di partecipanti agli incontri. I grandi spazi scelti (chiese e cinema) non sempre riescono a contenere tutte le persone. Lo si percepisce anche dall’ascolto attento che si crea durante l’incontro: c’è voglia di capire, di scoprire e ripartire.
Il processo conta. Questa partecipazione così intesa credo sia uno dei frutti del processo sinodale: il Sinodo ha attivato tanti, ora tanti si mobilitano per accogliere i frutti del Sinodo. Non si tratta di vedere risultati ma di un apprendere cooperativo: cerchiamo di capire insieme.
Dove cade l’occhio? Il rischio è che l’occhio cada soprattutto sulle bozze di riorganizzazione del territorio. Ma il testo della Lettera è più ampio e articolato. È chiaro che alcune questioni catturano maggiormente l’interesse ma credo sia importante un approfondimento complessivo e trasversale sia della Lettera che degli allegati.
Le tre leve di cambiamento. Le tre proposte nel contesto dell’attuale cambiamento sociale e culturale che ci rinnova vanno tenute insieme: i ministeri ci riportano al valore delle parrocchie; l’incontro con Gesù e il Vangelo è l’anima della nostra esistenza e il motivo per cui esiste la Chiesa, la collaborazione tra parrocchie vicine va vista come testimonianza nel territorio.
Riprendere alcuni percorsi. Il testo della Lettera recupera anche alcuni percorsi diocesani, abbozzati negli anni precedenti e che qui trovano la loro composizione. Potremmo dire che prende forma un’immagine di Chiesa, che non dà risposte a tutto ma prova a esprimere una modalità, un “come”: un come stare con gioia in questo tempo, con umiltà e fiducia.
E adesso? Adesso è il tempo della preparazione interiore e comunitaria. Quindi forse ciò che più conta è leggere il testo e magari condividerlo nel confronto con altri. Non vorremmo cadere nell’ansia di fare delle cose. Sarà importante in primavera rinnovare gli organismi di comunione (CPP e CPGE) e pian piano, aiutati anche dai materiali della Diocesi, predisporci a nuovi passi. In primavera, inoltre, c’è l’altra tappa decisiva della verifica dell’Iniziazione cristiana da assumere.
La strada è aperta. C’è un orizzonte verso cui muoverci. Un orizzonte che ci attira, ci smuove, ci appassiona. La prospettiva, come spesso ricorda il vescovo, non è solo operativa, ma soprattutto spirituale: sentirci insieme discepoli di Gesù; essere in comunione e ritrovarci nella spinta dell’evangelizzazione.
don Leopoldo Voltan, vicario episcopale per la pastorale