Oggi più che mai c’è bisogno di sistema, di fare rete tra le proposte di pastorale. Il percorso sinodale di fatto, ci esorta ad avere uno sguardo più in sintonia con il vissuto di ciascuno e anche delle comunità parrocchiali. Tutto è connesso.
Pensando al tema Seminario e Pastorale giovanile, guardo alla grande sfida che è stata rilanciata dalla rinnovata impostazione della Pastorale giovanile in tutte le sue espressioni (ufficio diocesano, movimenti, associazionismo…). Spesso può accadere che le nostre iniziative si sormontino e si accavallino creando più confusione e disorientamento che voglia di iniziare un serio percorso personale a livello spirituale o umano. Negli ultimi anni, allo stesso modo anche le proposte del Seminario hanno rischiato di perdersi in questo turbinio di offerte, e di non sapersi integrare con le iniziative provenienti dal tessuto diocesano.
Provocato dalle riflessioni avvenute nella Commissione preparatoria del Sinodo diocesano mi chiedo se il Seminario possa in qualche modo essere una delle espressioni della pastorale giovanile, in quanto investe le principali sue energie nel formare giovani a essere preti per la nostra Chiesa.
È davanti agli occhi di tutti il calo delle vocazioni al presbiterato (ci si potrebbe chiedere se anche la vocazione alla vita religiosa e matrimoniale siano in crisi o meno), forse però il Seminario come luogo di formazione è depositario di una sapienza legata alla concretezza della vita che può interrogare. Tra le nuove modalità di pastorale per i giovani emergono, per esempio, le settimane di fraternità, in cui la vita comune, la preghiera e qualche proposta formativa, scandiscono le giornate. A un seminarista non possono che vagamente ricordare le giornate trascorse in seminario. Mi chiedo dunque se anche su altri aspetti il Seminario potrebbe porsi come interlocutore per l’attuale pastorale giovanile.
In Seminario una figura fondamentale è il padre spirituale che insieme agli altri educatori rappresenta un punto di riferimento per il giovane in formazione. In maniera analoga i partecipanti al Sinodo dei giovani (2016-2018) hanno evidenziato la necessità di adulti significativi che sappiano accompagnare nella vita di fede. In questo modo viene chiesto alla comunità cristiana un ruolo più pregnante: di essere presente nella vita formativa di un giovane. Ma come un adulto delle nostre comunità può prepararsi ad accompagnare un giovane, senza essere un battitore libero e rimanendo invece in seno alla propria comunità? Come possono le comunità essere luoghi formativi?
In questo percorso la comunità dei professori residenti in Seminario, così come gli altri docenti di teologia della Diocesi, può contribuire alla formazione biblica, spirituale, teologica e antropologica di giovani e adulti. La ricerca teologica oggi più che mai può aiutare l’uomo, giovane o adulto, a cercare delle risposte alle domande che da sempre lo accompagnano, oltre che a guardare alla realtà con uno sguardo poliedrico capace di cogliere, guidare e intuire l’essere Chiesa nell’oggi.
Oltre che a preoccuparsi della formazione dei candidati al presbiterato e degli adulti che possono accompagnare i giovani, il Seminario custodisce un’altra perla preziosa: la comunità stessa dei seminaristi. Essa è già segno che interroga e parla ai giovani d’oggi mostrando che quella del prete può essere una vocazione attuale, perché prima di essere prete un giovane è un battezzato, un credente che pone al centro della propria vita la sequela di Cristo. Forse per questo può essere segno, non solo per chi si interroga sulla propria vita circa il presbiterato, ma per tutti.
Certamente le proposte per i giovani, come già messo in luce, non mancano. È importante però un confronto continuo e costante per armonizzarle, discernere su quelle che possono essere più significative e concentrare le forze su queste.
Loris Bizzotto, seminarista