A partire dalla revisione del Concordo del 1984, l’insegnamento della religione cattolica (IRC) nella scuola italiana è sottoposto alla scelta dei genitori (e dello studente alla scuola secondaria di secondo grado), da compiersi all’inizio del ciclo di studi. Tale insegnamento è affidato a docenti che, oltre alla preparazione accademica, devono essere in possesso dell’idoneità riconosciuta dall’Ordinario diocesano in base a criteri stabiliti dal diritto canonico (can. 804, §2). Pertanto l’insegnante di religione assume non solo uno status giuridico nell’ordinamento scolastico ma anche uno status ecclesiale. Ma perché scegliere l’IRC?
- L’IRC è una disciplina scolastica a tutti gli effetti, che si avvale di docenti preparati e attenti alla vita dei ragazzi. Fa parte quindi delle discipline curricolari e partecipa pienamente dell’orario scolastico.
- L’IRC non è catechismo perché la sua finalità non è quella di far compiere un’esperienza di fede allo studente ma è fornirgli delle conoscenze e delle competenze che possono anche preludere e aprire a un’esperienza di incontro con Dio. In una logica ecclesiale si può parlare di complementarietà fra IRC e catechesi.
- L’IRC costituisce una preziosa opportunità culturale ed educativa, perché guida i ragazzi a leggere in profondità la storia, l’arte, la letteratura e la filosofia, con un’apertura alle domande di senso che tutti portano con sé.
- L’IRC, nel contesto della scuola italiana, rappresenta un prezioso spazio di libertà. Essendo l’unica materia che si può scegliere: il dinamismo della scelta gioca un ruolo fondamentale proprio perché si tratta di una materia che investe tutto l’essere della persona in tutti gli ambiti della sua vita.
- L’IRC è palestra di dialogo e apertura al confronto. Pur essendo forte la matrice “confessionale” (i contenuti dell’IRC sono quelli propri del cattolicesimo), la realtà multiculturale e multireligiosa in cui viviamo interpella la disciplina: se da un lato è importante che i giovani conoscano bene le tradizioni, la cultura e la religione che hanno segnato le radici dell’Italia, dall’altra devono essere educati al dialogo con tutti.
- Gli insegnanti di religione sono chiamati a essere attenti alla persona nella sua interezza, coniugando l’aspetto dell’istruzione (ambito metodologico-didattico) con quello dell’educazione (ambito psico-pedagogico). Questo perché l’IRC è una materia che mira allo sviluppo integrale della persona umana senza tralasciare nessun aspetto per un pieno accrescimento delle proprie competenze in tutti gli ambiti.
Nella nostra diocesi, sono circa 1.500 i docenti di religione, di cui circa 500 specialisti (insegnano solo religione) e i restanti insegnanti di classe (nella primaria) e di sezione (nell’infanzia); prestano servizio in una sessantina di Istituti comprensivi statali, in circa quaranta Istituti di studi superiori, nelle 260 scuole paritarie e nei tredici Centri di formazione professionale. La loro preparazione è demandata all’Istituto di scienze religiose e alla Facoltà teologica; vengono selezionati e incaricati a nome del vescovo dall’Ufficio diocesano di Pastorale dell’Educazione e della Scuola, a cui spetta anche la cura dei piani annuali di formazione permanente. Essi, date le loro competenze, rappresentano non solo un risorsa ad extra, ma anche all’interno delle nostre comunità cristiane, alle quali compete far conoscere ai ragazzi e alle famiglie la grande opportunità che l’IRC rappresenta e anche valorizzare gli insegnanti di religione come ponte fra la parrocchia e il mondo della scuola, oltre che come ricchezza per la vita della comunità.
don Lorenzo Celi, direttore Ufficio diocesano di Pastorale dell’Educazione e della Scuola