Ogni anno quando si avvicina questa data sono preso da piccole paure e tremori.
“Deve essere un’Assemblea che funziona…”; “deve essere una cosa bella e coinvolgente…”; “deve saper comunicare e nello stesso tempo essere leggera…”; “deve proporre contenuti e anche far stare bene…”
“Non deve essere troppo celebrativa e neppure troppo parlata”; “se usi segni bisogna che siano evidenti e che non maltrattino lo stile ecclesiale”; “devi dare l’immagine chiara dell’anno che inizia”; “non deve essere banale e aggiungere qualcosa a quanto si è già detto…”
E poi la domanda delle domande, in cui spero vi riconosciate, altrimenti mi sento un “marziano”: “Ci sarà qualcuno? Qualcuno verrà dalle parrocchie? Troveranno il tempo, di sabato mattina, per questo incontro?”.
Anche da parroco, a volte ero percorso dagli stessi dubbi corrosivi, ma poi tutto si scioglieva nell’incontro vivo e reale con le persone. Tanto da sentire “fuori posto” le domande iniziali.
Abbiamo due buoni motivi per esserci all’Assemblea diocesana (sabato 6 ottobre, ore 9.30 in Cattedrale a Padova). Il primo: inizia l’anno pastorale Il seminatore uscì a seminare. Questo cammino riprende i molti contributi arrivati a partire dal testo La parrocchia, strumento per la consultazione e il testo conclusivo del Sinodo Lettera dei giovani alla Chiesa di Padova. Lo stile e gli atteggiamenti riproposti anche nel sussidio distribuito durante le 16 serate di presentazione sicuramente avranno bisogno di più tempo per essere recepiti dalle nostre comunità. Quindi è come muovere i primi passi di un percorso promettente e affascinante.
Il secondo: diamo l’avvio ufficiale alla prima Visita pastorale del vescovo Claudio Ritorniamo a far visita ai fratelli in tutte le città nelle quali abbiamo annunciato la parola del Signore, per vedere come stanno. La Visita, della durata di almeno tre anni, rappresenta davvero un’occasione speciale per le nostre parrocchie. Nella sua ordinarietà aiuterà a stringere relazioni buone, a immaginare la Chiesa che desideriamo, a stimolare ulteriore corresponsabilità, a comprendere meglio il “come” dell’evangelizzazione.
Ecco, i motivi ci sono. Anche per una presenza che non sia solo di minima rappresentanza, ma che coinvolga più soggetti delle nostre parrocchie. È anche il primo momento diocesano per tutti i nuovi Organismi di comunione, rinnovati la scorsa primavera. Ma capisco che anche dei buoni motivi possono non essere sufficienti.
A me piacerebbe semplicemente che provassimo a “esserci” perché ci sentiamo Chiesa, perché solo insieme siamo il popolo del Signore Gesù, perché abbiamo bisogno di vederci e di scoprirci dentro lo stesso sogno e la stessa famiglia. Così il centro diventa Gesù e il Vangelo e non le nostre aspettative e richieste.
Un saluto caro: se riuscite, se vi va, se vi sentite invitati, ci diamo appuntamento per quel sabato, in cui una volta in più proveremo ad essere semplicemente il popolo di Gesù e a ridirne la presenza nel nostro tempo.
don Leopoldo Voltan, vicario episcopale per la Pastorale