Si moltiplicano i servizi televisivi, gli studi demografici e sociologici che fotografano un fenomeno molto bello: i giovani (fascia 18-34) si sentono fortemente connessi a concetti come la sostenibilità ambientale, l’inclusione sociale, il potere di acquisto quale leva di cambiamento climatico e sociale, la scelta del lavoro non solo in base alla retribuzione ma anche rispetto alla possibilità di dare il proprio contributo alla comunità (vedasi i recenti dati di una ricerca dell’istituto Toniolo nell’estate 2021 su un campione statistico di più di 2000 giovani).
La realtà che viviamo ci sta dando uno spaccato, ci parla di chi siamo.
Ogni giovane porta in cuore questo slancio, da sempre e per sempre. La giovinezza è terra fertile per immaginare e iniziare a costruire un mondo migliore, per sognare di dare il proprio contributo. Anche la vocazione del Catechismo della chiesa cattolica ci parla di questa visione della vocazione:
- 1604 – Dio, che ha creato l’uomo per amore, lo ha anche chiamato all’amore, vocazione fondamentale e innata di ogni essere umano. Infatti l’uomo è creato ad immagine e somiglianza di Dio (Cf Gen 1,27) che è Amore (Cf 1Gv 4,8; 1Gv 4,16).
- 898 – La vocazione dei laici. «Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio […]. A loro quindi particolarmente spetta di illuminare e ordinare tutte le realtà temporali, alle quali essi sono strettamente legati, in modo che sempre siano fatte secondo Cristo, e crescano e siano di lode al Creatore e al Redentore».
Non esiste giovane che non abbia questo slancio. Esistono invece adulti e contesti in grado di far invecchiare un giovane. Esistono centinaia di modi per far invecchiare un giovane: “Pensa a studiare”, “Pensa a lavorare”, “Non seguire utopie…”, “Pensa al tuo domani”, “bisogna fare…”, “Se non vieni a messa… il resto non conta… (quest’ultimo è un non detto)”.
La vocazione, la missione che ognuno dà alla propria vita, è il luogo dove potenzialmente ogni ragazzo può incrociare due fattori: il proprio desiderio e il bene della comunità, dell’umanità (dal concittadino all’abitante del pianeta Terra). Si può scoprire in tante maniere, grazie a un testimone, una disavventura, per l’incontro fortuito con una persona, per una Parola. Si può scoprire in una comunità… e qui forse è meglio soffermarci sul concetto di comunità.
La parola community ormai è gergo commerciale di marketing. Tutti vogliono creare community di consumatori, di persone associate, affiliate. Tutti si sono appropriati del concetto di comunità e bene comune piegandolo a un bene non comune. La Chiesa ha in mano una bomba! E l’inventrice del concetto autentico di comunità dove il bene di tutti è più grande del singolo e dove il bene tuo è più importante del mio.
Da questi ragionamenti può nascere una visione inaspettata nelle nostre parrocchie delle cose da fare con i giovani: siamo equipaggiati per far nascere tanti Greta Thunberg? Siamo pronti per portare i ragazzi semplicemente a vedere l’opera di Dio fuori da una chiesa? Portarli in vista a un’associazione, da un medico che lavora per il bene delle persone, da un imprenditore illuminato, da un sindaco che studia i flussi del traffico per diminuire la CO2, in una discarica abusiva… E così via? Siamo pronti a parlargli del bene per il creato con lo stesso fervore e senso di urgenza con i quali ci lamentiamo che le parrocchie si stanno svuotando? Siamo pronti a lasciar fare a Dio senza l’ansia di controllare e gestire il “fatturato (scusate l’aziendalese) tangibile e a breve termine” della nostra azione? Siamo pronti a non fare la classifica delle vocazioni in base alla necessità di autoconservazione della Chiesa? Siamo addirittura pronti a farci stupire e affascinare da una vocazione che non nasce nella comunità parrocchiale ma in altri contesti?
Non si tratta di “fregare i giovani” e prenderli per le cose che gli piacciono per poi parlargli del “catechismo” e riportare tutto alla trascendenza. La trascendenza può nascere invece da qualcosa di vero e autentico di cui si fa esperienza, da una promessa di felicità che ci fa Dio attraverso la comunità e le persone, dal vedere delle persone straripanti di felicità e motivate perché stanno facendo qualcosa per qualcun altro o per la nostra casa comune, il pianeta Terra.
Stefano Turcato, membro della Commissione preparatoria del Sinodo diocesano di Padova