Ugo Sartorio nel suo articolo sottolinea l’importanza data dal magistero di papa Francesco al tema della sinodalità come categoria cardine attorno alla quale realizzare una riforma della Chiesa. Il saggio si propone di offrire gli strumenti essenziali per collocare in modo teologicamente corretto il complesso tema della sinodalità.
Spiegando ciò che la sinodalità non è… si compie un primo passo per evitare fraintendimenti e per far sì che lo stile della sinodalità risulti incisivo nella vita delle comunità cristiane, nelle diocesi e nelle parrocchie.
La sinodalità è un concetto astratto e plurivoco e non è facile definirla.
In senso stretto riguarda la comunione all’interno della Chiesa locale, che vive in un territorio; in senso lato si riferisce alla comunione delle Chiese, nonché alla Chiesa nel suo insieme.
Vi è una sinodalità informale che rimanda al coinvolgimento ampio dei battezzati nella vita ecclesiale nei suoi risvolti ordinari e si realizza attraverso l’ascolto che si fa discernimento in vista della comune testimonianza. Infine vi è una sinodalità formale che prevede luoghi istituzionali e procedure di attuazione.
La sinodalità è necessaria nella vita della Chiesa perché risponde alla logica della comunione che è stata partecipata, nella fede e nel battesimo, a tutti i discepoli di Cristo.
La sinodalità non è… uno slogan stagionale e serve chiarezza e parsimonia nell’utilizzo di questo termine poiché sono pochi gli eventi nella vita della Chiesa che si possono definire veramente sinodali.
La sinodalità non è… già realizzata nella Chiesa perché, pur essendoci già molte vie di realizzazione che vanno valorizzate, non è una realtà affermata e servono aggiustamenti.
Per le istituzioni tutti sono d’accordo sulla necessità di un incremento di sinodalità, ma poi nello stile degli uomini di Chiesa è più difficile riconoscerne la necessità.
Per papa Francesco: sinodalità è «il cammino della Chiesa del terzo millennio».
La sinodalità non è… una passeggiata anzi è un cammino esigente, animato dallo Spirito Santo verso una nuova forma, più evangelica, di Chiesa.
La sinodalità non è… un contenuto, ma piuttosto un metodo quindi si può definire come uno sfondo, la premessa e la conditio sine qua non e quindi l’orizzonte necessario del realizzarsi della Chiesa nel nostro tempo. Da tutto ciò, afferma Sartorio, si arriva a un’immagine del sinodo come di un cammino, che non è fine a se stesso, ma implica una direzione per il raggiungimento di un obiettivo, un modo di fare strada insieme, quindi un metodo.
Camminare insieme è la via costitutiva della Chiesa, è la cifra che ci permette di interpretare la realtà con gli occhi e il cuore di Dio, è la condizione per seguire Gesù ed essere servi della vita in questo tempo ferito.
La sinodalità è lo stile che sa rianimare la pastorale mettendola in linea con la missione e le molte sfide del nostro tempo. Il cammino è in qualche modo la meta, o almeno un suo cospicuo anticipo.
La sinodalità non è… né la via più facile, né quella più veloce perché tutti siamo consapevoli che camminare insieme è più facile da dire che da fare.
Non si può dimenticare che lo stile sinodale richiede la pazienza di saper aspettare gli altri, nella convinzione che essere Chiesa è camminare insieme.
La prassi sinodale deve preoccuparsi di avviare processi (illuminare orizzonti comuni, accendere desideri), non di possedere spazi (formulare decisioni definitive, stabilire regole, ecc).
La sinodalità non è… una via per democraticizzare la Chiesa perché non è l’accettazione della democrazia liberale rappresentativa, in quanto ha ragioni più profonde e teologicamente stringenti.
Ecco che, conclude Sartorio, la sinodalità va vista proprio nel rapporto tra una porzione di popolo di Dio e il suo pastore: tra il vescovo e la diocesi a lui affidata. Buon cammino!
Maristella Roveroni, Segreteria del Sinodo
rilegge Ugo Sartorio, La sinodalità non è… Breve vademecum teologico su un tema attuale,
in Rivista del Clero Italiano, 101 (2020) 4, 278-294