Con l’inizio di questa Quaresima, la nostra Chiesa di Padova porta a conclusione il progetto del rinnovato cammino di Iniziazione cristiana, pubblicando una Guida per l’accompagnamento dei ragazzi nel “tempo” successivo alla celebrazione dei sacramenti della Cresima e dell’Eucaristia, cui si è voluto dare il nome di Tempo della fraternità.
Se il Quarto — e ultimo — tempo viene a collocarsi dopo la celebrazione della Cresima e dell’Eucaristia (la celebrazione dei quali, unitamente alla loro immediata preparazione, consideriamo Terzo tempo), ciò indica come i sacramenti pasquali (Cresima ed Eucaristia) non possano essere ridotti (ed equivocati) a una sorta di conclusione dell’Iniziazione cristiana; essi invece ne sono il compimento, la pienezza, l’evento visibile ed efficace della grazia con cui Cristo stesso genera la relazione con sé, l’incontro di salvezza dei credenti con la sua persona. L’Iniziazione cristiana, infatti, è necessario ripensarla come un maturo accompagnamento (i Padri della Chiesa direbbero una mistagogia — l’atto cioè del condurre per mano chi non è ancora in grado di camminare da solo —) che, attraverso tempi e passaggi, catechesi e riti, esperienze ecclesiali e preghiera, conduca il ragazzo (nel tempo che precede la celebrazione dei sacramenti) a quell’incontro pasquale con Gesù Cristo crocifisso e risuscitato che sono gli stessi sacramenti del Battesimo [già ricevuto], della Cresima e dell’Eucaristia. Dopo la celebrazione di questi sacramenti, la Chiesa, con l’entusiasmo degli Apostoli, continua ad accompagnare per mano — fa’ cioè mistagogia — i ragazzi, conducendoli a sperimentare la grazia ricevuta: la relazione salvifica con il mistero di Cristo, la gioia della sua Parola, il dono di poter continuare ad attingere alla grazia sacramentale, la vita fraterna nella Chiesa e l’amore fattivo e umile delle opere della carità.
Si comprende, in ragione di quanto detto, come nella vita di fede di un ragazzo che è giunto a celebrare il compimento della sua Iniziazione cristiana, trovino un posto del tutto singolare quei sacramenti che – dopo la celebrazione di questa Pasqua sacramentale, continuano ad accompagnare la vita del cristiano. Infatti una delle mete che il Tempo della fraternità si prefigge, è proprio quello di aiutare i ragazzi ad approfondire e a celebrare con più consapevolezza e assiduità i sacramenti dell’Eucaristia e della Penitenza.
- Per l’Eucaristia: il desiderio e lo sforzo pastorale è quello di sostenere i ragazzi a passare da una logica di “Prima Comunione” [espressione che evoca un incontro straordinario con Cristo nell’Eucaristia] alla logica dell’essere “ammessi per la prima volta a partecipare alla Santa Comunione” [espressione che rinvia a un incontro ordinario con Cristo nell’Eucaristia]. Il ragazzo è chiamato a maturare e a scegliere di accogliere il dono dell’Eucaristia in modo abituale (in questo senso parliamo di incontro ordinario), partecipando attivamente alla santa messa parrocchiale, specialmente nel giorno del Signore. Si tratta di ricuperare il dono dell’Eucaristia come grazia che rinnova — secondo l’immagine del nutrimento ricevuto durante il cammino — la nostra adesione e la nostra comunione alla Pasqua di Cristo. Nella partecipazione all’Eucaristia (specialmente nel giorno del Signore risorto) ogni credente viene unito a Cristo, riceve la forza del Vangelo, si nutre del farmaco dell’immortalità, cresce nella capacità di amare fino a donare la propria vita, si unisce al sacrificio glorioso di Colui che ha vinto la morte e il peccato, costituendoci un solo corpo in Lui e realizzando il mistero invisibile della Chiesa.
- Per quanto riguarda la Penitenza, è necessario partire dalla coscienza del fatto che questo sacramento stia attraversando nella vita della Chiesa un tempo di profonda crisi e di atteso rinnovamento. Frequentemente esso è stato omologato a sacramento “dei bambini”, atto a rinnovare e sanare le piccole debolezze della nostra umanità, dimenticando come esso sia anzitutto il sacramento che ricostituisce in noi – per la potenza della Pasqua — la grazia della comunione con Cristo, infranta dal nostro peccato personale. Il sacramento della Penitenza è una sorta di medicina dello spirito. I ragazzi, pertanto, hanno bisogno di essere iniziati (accompagnati) nuovamente a questo sacramento con forza e convinzioni profonde. Nel Tempo del Primo Discepolato i ragazzi hanno fatto esperienza delle Celebrazioni Penitenziali e nell’ultima Quaresima – prima del compimento dell’Iniziazione cristiana nella Veglia pasquale — della celebrazione della Prima Penitenza. Il dono di grazia e il valore pedagogico di queste celebrazioni li hanno accompagnati a conoscere e a sperimentare — seppur in modo germinale — il mistero dell’iniquità e del maligno; la forza della legge di Dio e dei suoi comandamenti; la tentazione e il peccato; la coscienza come luogo dell’incontro con Dio e la grazia della riconciliazione donata dalla sua morte e risurrezione; il potere dato da Cristo alla Chiesa di rimettere i peccati attraverso il sacramento della Penitenza. Queste realtà sono state suggerite al bambino con semplicità e delicatezza ed è chiaro il fatto che siano state sperimentate e percepite in maniera embrionale, nei termini di una prima esperienza della grazia di Cristo. Tutto ciò ha bisogno di essere ricompreso in maggior misura, desiderato e celebrato con maturità e libertà. Man mano che il ragazzo cresce, egli ha la necessità di comprendere sempre più come al dono del Vangelo di Cristo corrisponda a volte la nostra adesione ma in altri casi il nostro rifiuto che, se libero e consapevole, diventa ciò che la rivelazione chiama il peccato; questo peccato, se deliberatamente scelto, rompe la nostra comunione con Dio. Ecco perché la Chiesa, avendo ricevuto da Cristo il potere di legare e di sciogliere, dona ai suoi figli di celebrare la loro Penitenza, riconciliandoli a Dio Padre, alla stessa Chiesa e ai fratelli.
- Nel Tempo della fraternità diventa necessario, dunque, far maturare nei ragazzi questi atteggiamenti e verità di fede: aprirsi alla conoscenza diretta dei testi del Vangelo e del mistero di Cristo; scorgere dentro la storia della salvezza il mistero del male e del peccato; imparare a discernere nella propria vita quando abbiamo rifiutato Cristo con il nostro peccato personale (esame della coscienza); comprendere la legge di Dio (i dieci comandamenti e il comandamento dell’amore) come luce al nostro cammino; imparare a desiderare la nostra comunione con Dio e a rifiutare il peccato; comprendere come il nostro desiderio di tornare a Dio — il pentimento — abbia la necessità di ricorrere all’azione di Cristo (la grazia) e alla mediazione sacramentale della Chiesa — il sacramento della Penitenza — come necessarie e donateci dallo stesso Cristo Gesù, autore e perfezionatore della fede.
don Gianandrea Di Donna, Ufficio per la Liturgia