«Ci vuole più vivere dentro». Anni fa san Giovanni Paolo II, facendo visita alla vicina Diocesi di Vicenza e incontrando i giovani, così si espresse, forzando in qualche modo l’italiano, da par suo. Era il 1991… ma l’attualità dell’invito è ancora viva.
Molte persone, compresi i giovani, non sono affatto contrarie o del tutto disinteressate alla dimensione spirituale dell’esistenza: lo mostra in qualche modo l’osservazione più attenta e lo confermano alcune recenti indagini (cfr soprattutto (D)io allo specchio, Giovani e ricerca spirituale, a cura di Paola Bignardi e Domenico Simeone… e simili). Il Seminario, composto da giovani com’è e spesso in relazione con giovani per le sue attività formative, lo può attestare; e perciò è un laboratorio interessante e una sorta di antenna che può bene captare questo scenario, non tramontato, ma molto differente dal passato.
Di fatto la forma, le “traiettorie” e l’intenzionalità del credere si scostano molto dall’orizzonte classico in cui siamo abituati a porci. Prima di tutto perché la ricchezza della tradizione spirituale della Chiesa patisce da decenni un forte oscuramento per il pregiudizio anti istituzionale imperante e per l’oggettivo accumularsi di scandali che rendono la Chiesa come istituzione uno dei luoghi dove meno ci si aspetta qualità spirituale… ahimè.
La centralità della persona che oggigiorno vuole avere la libertà di entrare in contatto in modo diretto con il mondo dello Spirito si scontra con la difficoltà di coniugare in modo robusto e convincente l’abitudine del passato di predisporre pacchetti preconfezionati di esperienza spirituale, che non tengono in conto a sufficienza di chi è, di cosa ha bisogno o pensa di avere bisogno il “soggetto” ecc.
Aggiungiamoci che l’ispirazione del Concilio Vaticano II di non separare ma intrecciare spirituale e materiale, alto e basso, cielo e terra, tempo ed eternità ha bisogno di tanta ricerca e qualità ancora. Le nostre parrocchie possono e dovrebbero essere un cantiere di approfondimento in questo, evitando spiritualismi disincarnati o anche una certa riduzione dell’esperienza spirituale a momento didattico. Io dovrei intuire la profondità del tuo essere in Dio dalla profondità con cui stai nel mondo concreto: questa è la direzione del Vaticano II, mi pare. Un orizzonte affascinante ma non facile!
In Seminario tramite la trama concreta delle relazioni dei giovani che ci abitano, con i tentativi, sempre passibili di miglioramento, con cui ci presentiamo come luogo di pastorale con i giovani (più che per i giovani)… desideriamo camminare in questa direzione e restare in rete e in dialogo con chi in Diocesi fa questo servizio!
don Raffaele Gobbi, rettore del Seminario vescovile