Porta la data del 25 giugno scorso il nuovo Direttorio per la Catechesi. Il Direttorio è un documento della Santa Sede affidato alla Chiesa universale e questa edizione ha richiesto molto tempo e fatica, e giunge a conclusione di una vasta consultazione internazionale.
Esso è rivolto in primo luogo ai vescovi, e poi alle équipe diocesane, ma i più direttamente coinvolti nell’uso del Direttorio, rimangono i sacerdoti, i diaconi, le persone consacrate e i milioni di catechisti e catechiste che quotidianamente offrono con gratuità, fatica e speranza il loro ministero nelle differenti comunità.
Questo genere di documenti non è una novità nella lunga storia della catechesi, infatti questo è il terzo Direttorio. Il primo del 1971, Direttorio catechistico generale, e il secondo del 1997, Direttorio generale per la catechesi, hanno segnato gli ultimi cinquant’anni di storia della catechesi. Questi testi hanno svolto un ruolo primario. Sono stati un aiuto importante per far compiere un passo decisivo al cammino catechetico, soprattutto rinnovando la metodologia e l’istanza pedagogica. Il processo di inculturazione che caratterizza in particolare la catechesi e che soprattutto ai nostri giorni impone un’attenzione del tutto particolare ha richiesto la composizione di un nuovo Direttorio.
La prima ragione che ha convinto a redigere il nuovo Direttorio è la grande sfida a cui si trova di fronte la Chiesa che si concentra nell’attuale cultura digitale. A differenza del passato, la cultura digitale ha oggi una valenza che risente della globalizzazione lasciando intravedere un nuovo modello di comunicazione e di formazione che tocca inevitabilmente anche la Chiesa.
La seconda ragione è di ordine teologico ed ecclesiale e si ritrova nel vivere la dimensione sinodale espressa dalla Chiesa negli ultimi Sinodi in particolare dal Sinodo sulla Nuova evangelizzazione e trasmissione della fede nel 2012, con la conseguente esortazione apostolica di Papa Francesco Evangelii gaudium.
La terza motivazione è per dare un impulso all’evangelizzazione mettendo al centro, in un contesto in cui non si può dare per scontata la fede, l’annuncio pasquale: Gesù Cristo, morto e risorto per la salvezza di tutti gli uomini cioè il kerigma.
La catechesi, infatti, espressa da tutto il Direttorio, tiene presente questo primo annuncio che deve essere fatto in ogni età ed espressioni della vita. È questo l’obiettivo di fondo che poi viene declinato in diverse dimensioni.
La prima dimensione è la mistagogia che viene presentata attraverso due elementi complementari tra loro: una rinnovata valorizzazione dei segni liturgici dell’iniziazione cristiana e il coinvolgimento di tutta la comunità.
Altra dimensione che rappresenta una delle novità è il legame tra evangelizzazione e catecumenato nelle sue varie accezioni; la prima quella di far uscire la catechesi da alcuni lacci che ne impediscono l’efficacia come la sua identificazione nello schema scolastico, secondo il quale la catechesi dell’iniziazione cristiana è vissuta sul paradigma della scuola.
Un’ulteriore dimensione in cui ritrovare il kerigma e quella della via della bellezza come una delle “fonti” della catechesi. Tale via non solo permette a tante persone lontane dai percorsi di fede, di incontrarsi con il Signore Gesù, ma permette di conoscere il grande patrimonio di arte, letteratura e musica che ogni Chiesa locale possiede.
Un’ultima dimensione offerta dal Direttorio è nell’aiutare a inserirsi progressivamente nel mistero della fede tenendo presente che la catechesi da sola è insufficiente ma ha bisogno di altre esperienze quali la vita liturgia e la vita di carità vissuta all’interno della comunità e in particolare verso i più poveri.
Il nuovo Direttorio pertanto presenta una catechesi non come una teoria astratta, piuttosto come uno strumento con una forte valenza esistenziale che trova il suo punto di forza nell’incontro con un Dio vicino che ama e che segue le vicende della nostra storia perché l’incarnazione del Figlio lo impegna in modo diretto. Una catechesi di questo genere permette di scoprire che la fede è realmente l’incontro con una persona prima di essere una proposta morale, e che il cristianesimo non è una religione del passato, ma un evento del presente.
don Giorgio Bezze, direttore Ufficio diocesano per l’annuncio e la catechesi