Perché un’enciclica sulla fraternità e l’amicizia sociale e perché proprio ora?
Più d’uno ha osservato che il papa, già dalla sera del suo primo saluto ai fedeli, parlò di «cammino di fratellanza… preghiamo sempre per noi, l’uno per l’altro. Preghiamo per tutto il mondo, perché ci sia una grande fratellanza». Si tratta quindi di categorie da sempre profondamente sentite dal papa. Come scrive Marcello Neri, siamo davanti a «otto densi capitoli, articolati intorno all’immagine evangelica del buon Samaritano, che raccolgono e sistematizzano temi centrali che Francesco ha disseminato lungo l’arco dei suoi otto anni di ministero petrino – rilanciandoli con decisione e urgenza nella prospettiva del sogno di un’umanità che si declina alla prima persona plurale, senza esclusione alcuna».
Papa Francesco dà il suo originale contributo al corpus della dottrina sociale della Chiesa indicando pratiche e stili di vita per il nostro oggi. Immerge la sua riflessione nel pulsare sofferto e contraddittorio della contemporaneità (con i rischi del caso), mostrando come la Buona Notizia abbia molto da donare e dire all’attualità (fenomeno migratorio, strapotere della finanza, guerra, conflitti etnici, crisi ambientale ecc).
Offre un grande afflato sapienziale, più che soffermarsi ad approfondire principi dottrinali: accostare Caritas in veritate a Fratelli tutti fa balzare immediatamente all’occhio la cosa. Con il rischio qua e là di eccedere nel tratto esortativo, a mio avviso. Comunque l’accusa secondo cui si tratterebbe di un testo da segretario generale dell’Onu e non da pontefice è fuori bersaglio: il pregiudizio è indicativo del filtro ideologico con cui alcuni commentatori si ostinano a accostare tutto ciò che riguarda papa Francesco. Anche la presunta scomunica del capitalismo in realtà non si discosta dalle severe critiche del neoliberismo capitalista che sono una costante degli ultimi tre pontificati.
Interessante come papa Francesco faccia suoi i classici valori di libertà, uguaglianza e fraternità, ribaltandone tuttavia l’ordine. La fraternità diventa il fondamento che permette alla libertà e all’uguaglianza di realizzarsi in modo compiuto.
La fraternità che il papa propone è saldamente radicata nella comune origine da Dio, creatore degli esseri umani: è quindi nutrita da un genuino sguardo di fede. Il secondo capitolo – una meditazione sulla parabola del buon samaritano, è emblematico. Le religioni hanno un ruolo decisivo nel servizio e nella custodia della fraternità (vi sono nell’enciclica abbondanti riferimenti al documento siglato con il grande Imam di Al-Azhar sulla fratellanza umana; il respiro interreligioso è molto marcato).
Proprio la robusta ispirazione di fede porta a sottolineare come centrale l’urgenza di pensare altrimenti, con altra-mente… e quindi di generare un mondo nuovo. Fratelli tutti è un’appassionata richiesta di conversione, che mette l’accento sulla trasformazione del sentire interiore e del ragionare, da cui, poi, scaturisce un agire improntato alla fraternità e all’amicizia sociale (smarcandosi così da uno sterile volontarismo).
Papa Francesco rilancia ancora una volta la sua visione di “popolo”, ben differenziandola dai populismi che ne sono una degenerazione. Mostra come essere popolo oggi significhi unire la concretezza di una determinata storia, geografia e cultura al bisogno di apertura universale: vi sono questioni – Covid-19 insegna! – che ci coinvolgono tutti, dalle quali si esce solo con il concorso di tutti.
Siamo Fratelli tutti nella stessa barca.
don Raffaele Gobbi, direttore Ufficio diocesano di Pastorale della Missione