«Essere diaconi più che fare i diaconi». Era l’obiettivo seguito dai primi diaconi ordinati dal vescovo Franceschi l’8 novembe 1987. Questi pionieri volevano dar vita a un diaconato che fosse annuncio della Parola e testimonianza della carità. Non era importante ciò che si faceva quanto la presenza umile tra le persone. Il cammino subì un’improvvisa battuta d’arresto, perché due diaconi celibi si fecero clandestinamente ordinare presbiteri da un vescovo ortodosso, tenendo all’oscuro il vescovo e la curia.
Una ripresa avvenne con l’arrivo del vescovo Mattiazzo e la nomina a delegato del compianto don Sandro Panizzolo. Il vescovo e don Sandro (che conosceva bene la realtà del diaconato permanente per avere collaborato alla stesura del Direttorio del diaconato per la Chiesa universale) diedero inizio a una riflessione a livello diocesano sulla figura del diacono. Si profilò una nuova epoca caratterizzata da maggiore formazione teologica; ampio spazio ai momenti di spiritualità; collegialità tra diaconi; calendarizzazione degli incontri; maggiore discernimento di chi era in cammino; inizio di una collaborazione tra delegato e diaconi. Sono sorti laboratori la cui conclusione è stata sintetizzata in un libretto: Riflessioni sul ministero. Don Sandro intendeva stendere un Direttorio diocesano del diaconato permanente ma l’iniziativa non si concretizzò.
Il testimone, come delegato vescovile, passò a don Giampaolo Dianin che diede vita a un’équipe di nomina episcopale; promosse ulteriormente la comunione tra diaconi; valorizzò la presenza delle mogli con un loro proprio percorso formativo per comprendere meglio la loro missione a fianco del marito diacono.
Con l’arrivo di don Zatti a delegato episcopale, il diaconato si ancorò ancor più alla diocesi. S’intensificò la prossimità del delegato ai diaconi e dei diaconi con candidati e aspiranti; l’équipe fu luogo di discernimento su alcune situazioni particolari; alcuni diaconi seguivano, in modo continuativo la preparazione dei candidati e aspiranti; i temi formativi della comunità furono sempre più agganciati agli orientamenti pastorali della diocesi; crebbe la partecipazione ad alcuni eventi diocesani; fu proposto il soggiorno estivo annuale quale occasione di approfondimento, di spiritualità e fraternità.
Ora il diaconato “corre” con buona velocità e una certa autonomia grazie al vescovo, al delegato, don Raffaele Gobbi e al padre spirituale don Antonio Oriente. Delegato e padre spirituale hanno rafforzato, consolidato e ampliato quanto ereditato negli anni, operando in stretta sinergia. La relazione tra delegato e diaconi e candidati sta originando delle buone amicizie che arrivano a coinvolgere anche le famiglie; c’è una strettissima collaborazione con l’équipe che, dato importante, fa parte della “commissione de promovendis ad ordines”, che affianca il vescovo nell’ammissione all’ordine; la formazione dei candidati e aspiranti è affidata a un diacono; viene seguito particolarmente il cammino di chi è giovane nel ministero e dei celibi; si cerca una maggiore relazione con i parroci dei diaconi. Il vescovo auspica ora un collegio diaconale che lo aiuti nelle scelte e desidera un diaconato sempre più maturo, responsabile e autonomo che sia veramente “un suo braccio operativo”.
Chiediamo al Signore la Grazia di “essere diaconi”, ministri e animatori di diaconia nelle nostre comunità, non per monopolizzare la dimensione del servizio, quanto per promuoverla in tutti i battezzati.
diacono Mario Cabras, responsabile della formazione di candidati e aspiranti