Da vedere 2022/01

BARBIANA ‘65

di Angelo D’Alessandro
Docufilm, 62min

Barbiana, dicembre 1965. Il regista Angelo D’Alessandro arriva nel Mugello, in Toscana per condurre un’inchiesta sull’obiezione di coscienza. L’incontro con don Lorenzo e i ragazzi della scuola di Barbiana cambiano però i suoi obiettivi…

Il materiale girato da Angelo D’Alessandro nel 1965 è stato recuperato dal figlio dopo la morte del padre, proposto al pubblico solo nel 1980 in occasione di un convegno a Firenze su don Milani, e poi dimenticato. Oggi il tempo trascorso ha riportato alla ribalta l’importanza di un esperimento, di una lezione che è non solo etica e sociale ma allo stesso tempo spirituale e di comunicazione. I temi della fede, del Vangelo, dei diritti umani, della guerra e della pace sono al centro di quell’esperienza bella e preziosa, che ci offre non solo una lezione di umiltà e coerenza ma insieme vale come testimonianza di un periodo storico nel quale le difficoltà diventavano stimolo a migliorare, spinta a dare agli altri per crescere in dignità e conoscenza. Bisogna vedere con attenzione il modo con cui il sacerdote si prepara all’intervista, qualcosa che riporta alle origini dell’uso positivo e costruttivo dei mass-media. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, realistico e adatto per dibattiti (dal giudizio della Commissione nazionale valutazione film della CEI).


RAYA E L’ULIMO DRAGO

di Don Hall
Animazione, 107 min

Il mondo di Kumandra è una terra abitata da uomini e da magici draghi. Un sistema fondato su rispetto e armonia. L’avvento di una minaccia maligna divide la comunità umana in tribù isolate, rinchiuse in se stesse tra paure ed egoismo, esponendo i draghi a un disperato sacrificio per arrestare l’avanzata del male. A distanza di 500 anni da tali avvenimenti, una nuova minaccia torna a imperversare sulla terra e l’unica speranza sembra risiedere nella giovane Raya, che dopo aver perso il padre e i membri della sua comunità decide di non darsi per vinta e di mettersi in marcia alla ricerca dell’ultimo drago esistente, il leggendario Sisu. A sposare la missione (im)possibile di Raya è un valoroso gruppo di ultimi pronti al riscatto per il bene comune.

Non è più tempo di principesse, neanche in casa Disney. È quanto emerge dal nuovo film d’animazione “Raya e l’ultimo drago” (“Raya and the Last Dragon”) diretto dal premio Oscar Don Hall (suo è “Big Hero 6”, 2014) e da Carlos López Estrada, colorato e affascinante racconto che unisce fantasia e realismo, anzi a dire il vero quasi uno scenario da futuro distopico. Non è però allarmante per la visione dei più piccoli, al contrario: è un storia a sfondo educativo che mette al centro temi come fiducia, amicizia, solidarietà e perdono, nonché rispetto per il creato, in linea quasi con la Lettera enciclica “Laudato si’” di papa Francesco. Il film tratteggia soprattutto una storia che valorizza il coraggio di una giovane donna cui è affidata la speranza ultima per mettere ordine e pace in una società deragliata e chiusa nell’egoismo. Le nuove eroine Disney dismettono abiti da sogno e si accostano, mantenendo ovviamente sempre quell’aura di fascino e magia, alla realtà odierna, espressione di una femminilità capace, libera e indipendente.

In “Raya e l’ultimo drago” lo scenario più che essere quello della storia passata si accosta in verità all’immaginario fantastico virato verso un futuro distopico, sulla suggestione di una civiltà umana dispersa e ridotta in piccole comunità appena autosufficienti, dove la Natura è divenuta ostile, perché depredata e a lungo maltrattata.

[…] in “Raya e l’ultimo drago” non è da rilevare unicamente come la speranza sia “donna”, rimarcando il suo valore nella società odierna, che ancora fatica a riconoscerlo; nel film si inserisce anche una trascinante metafora per i nostri tempi, un invito a ritrovare fiducia nell’altro, come pure a dare slancio ad aperture di solidarietà e perdono. A ben vedere Raya non è in alcun modo un’eroina perfetta. Anzi. Sa essere ostinata, solitaria, irrigidita dalla perdita del padre, abituata a fare tutto da sé, diffidando pertanto di gentilezze o di supporti che possano venire da qualcun altro; Raya è addirittura rancorosa verso la rivale di infanzia, Namaari, con cui si contente il ritrovamento del drago Sisu. Quando Raya sta però per perdere tutto, anche l’ultima possibilità per salvare la comunità, comprende finalmente i suoi limiti, allarga lo sguardo e pone immediato rimedio: si allontana dal sentiero dell’“Io”, ritrovando il passo del “Noi”. Raya capisce di aver bisogno del prossimo, del gruppo di aiutanti-amici che si è composto accanto a lei in questa disperata missione, e inizia così a ritessere nuove relazioni partendo in primis dal perdono, di sé e dell’altro. In tutto questo, il racconto si carica di una riuscita monito-esortazione al rispetto verso la natura e il creato, un messaggio di matrice ecologista, persino pastorale, come abbiamo indicato, che vede schiudersi la salvezza collettiva a partire dal comune sforzo di cambiamento. Un cambio di passo non solo a livello antropologico, nelle relazioni tra le persone, ma esistenziale, in relazione proprio con la Natura. Nell’insieme, la narrazione si muove lungo il binario del perfetto cartoon Disney, capace di condensare azione e fascinazione, momenti di (contenuta) tensione e lampi di giocoso umorismo, delineando una favola sociale che apre ai valori fondanti della vita condivisa. Dal punto di vista pastorale l’animazione “Raya e l’ultimo drago” risulta raccomandabile, poetica e adatta per dibattiti (dal giudizio della Commissione nazionale valutazione film della CEI).