Da vedere 2021/03

CORPO CELESTE

 Alice Rohrwacher
Drammatico, durata 1h 38min

Dopo dieci anni passati in Svizzera con la famiglia, Marta, ora tredicenne, torna a vivere a Reggio Calabria insieme alla mamma e alla sorella diciottenne. Subito comincia a frequentare il corso di preparazione alla cresima. Qui a guidare i ragazzi c’è la catechista Santa. Il parroco don Mario è spesso preso da impegni fuori dalla chiesa. Un giorno però, mentre si sta recando in macchina in una parrocchia abbandonata fuori città, incontra Marta e la porta con sé per aiutarlo a ritirare un antico crocefisso da trasferire in città. Nel paesino fantasma Marta parla rapidamente col parroco ormai solo, poi al ritorno, lungo un tornante in curva, il crocefisso si stacca da sopra la macchina e precipita in acqua. Arriva il giorno della cresima. Marta cerca di capire meglio se stessa e il suo passaggio da adolescente a donna.

Nel pressbook la neoregista (29 anni, nata a Fiesole, sorella dell’attrice Alba) informa che tempo addietro il produttore Carlo Cresto Dina, nell’esortarla a scrivere una sceneggiatura, le aveva proposto tre temi. «Io – aggiunge – scelsi quello che forse meno mi riguardava ma più risvegliava la mia attenzione: la chiesa. Ero a Reggio Calabria in quel periodo, quindi iniziai da lì, desiderosa di entrare dalla finestra più piccola e vicina alla vita di tutti i giorni, quella delle attività di parrocchia e del catechismo (…)». Mettendo insieme queste dichiarazioni d’intenti e il risultato finale che vediamo, è più facile evidenziare la vicinanza tra intenzioni e svolgimento. Le prime essendo quelle di un approccio estraneo, esterno, esteriore, ecco che il copione vede e fa risaltare un elenco fitto di brutture, storture, difetti. A muovere le fila una catechista ingenua imbevuta di frasario televisivo; un parroco che fa il “gestore” di varie attività in un contesto sociale degradato e approssimativo. Nella chiesa abbandonata tra le montagne il parroco anziano vive un’esistenza di solitudine, e il crocefisso che gli viene sottratto cade in acqua (…). Sentire il bisogno di parlarne non va sottovalutato e può stimolare a un confronto utile. Così il film, dal punto di vista pastorale, può essere valutato come complesso, certo segnato da ambiguità e adatto per dibattiti (dal giudizio della Commissione nazionale valutazione film della Cei).