COLLATERAL BEAUTY
di David Frankel
drammatico, 1h 37min
New York oggi. Manager di successo, Howard è incapace di elaborare il lutto relativo alla perdita della propria figlioletta. Frequenta un gruppo di sostegno, ma senza convinzione. A un certo punto affida la propria sofferenza ad alcune lettere indirizzate alla Morte, all’Amore e al Tempo.
La lettura del film è abbastanza facile: il racconto di come un uomo ritrova slancio nella vita dopo una profonda crisi, grazie al recupero delle cose semplici e all’apparenza meno importanti. Il racconto prende una piega metaforico-surreale, quando Howard incontra davvero la personificazione di Morte, Amore e Tempo, pronti a dargli risposte. Il copione è un racconto condotto con stile avvolgente, seppur oscillante (troppo) verso il mélo e il sentimentalismo, ma diventa una piacevole sorpresa quando i vari piani della realtà e della doppia finzione si intersecano e si confondono, mettendo il protagonista nei panni di chi è costretto ad arrendersi al prevalere della vita sulla morte. Trattandosi di una vicenda a fasi alterne, se l’attenzione resta coinvolgente, il merito va soprattutto agli interpreti, che danno forza e convinzione ai rispettivi ruoli “doppi”. Nel complesso, comunque, il film è valutare sotto il profilo pastorale come consigliabile, problematico e a adatto per dibattiti (dal giudizio della Commissione nazionale valutazione film della CEI).
QUASI NEMICI
di Yvan Attal
commedia, 1h 45min
Di origine africana, Neila Salah vive a Creteil e, decisa a diventare avvocato, si iscrive all’autorevole università Assas di Parigi. Arrivata il primo giorno con cinque minuti di ritardo, viene subito redarguita dal professor Pierre Mazard, famoso per il sua rigidità e il carattere ostile. Per recuperare sul difficile impatto tra loro, Mazard accetta di preparare Neila per il concorso di retorica che ogni anno mette di fronte i rappresentanti dei vari atenei.
Dentro le tante declinazioni che assume nei confronti della contemporaneità, la commedia francese non tralascia di occuparsi anche di quei temi politico-sociali che caratterizzano la realtà nazionale. Ecco qui affrontato in modo diretto il rapporto tra la Francia tradizionale e conservatrice, e quella multietnica degli africani di seconda generazione. Ossia il confronto/scontro tra il professor Mazard, tutto d’un pezzo, legato alle culture classiche, e Neila, figlia del Terzo Millennio, che lo guarda con dubbi e diffidenze. Dopo aver fatto una conoscenza forzata e controvoglia, i due a poco a poco riescono a capirsi sempre meglio, fino a un rovesciamento delle parti che non vuol dire cedimento all’altro ma comprensione e rispetto per la diversità dell’altro. Puntando molto su una sceneggiatura che trova nell’invenzione lessicale un’autentica miniera di ribaltamenti tra battute scorrette e dialoghi sui pregiudizi, il film corre rapido e spedito verso un finale che dice quanto siano necessari buoni rapporti, e dichiarazioni di stima reciproca, per trasmettere il buon sapere e garantire un migliore funzionamento delle istituzioni. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, brillante e adatto per dibattiti (dal giudizio della Commissione nazionale valutazione film della CEI).