Da leggere 2021/03
OLTRE IL SACRO E IL PROFANO
Joris Geldhof, Oltre il sacro e il profano, Edizioni Qiqajon, 2020, pp. 176, 20,00 euro
Per molto tempo liturgisti e teologi hanno guardato al rapporto tra liturgia e secolarismo in modo troppo ristretto e schematico. Spesso si presume che nell’accogliere la cultura del “secolo”, si debba abbandonare la liturgia o, al contrario, che nello scegliere la liturgia si debba chiudere la porta alla cultura secolare. A partire dal solco tracciato dai documenti conciliari, l’autore respinge la presunta incolmabile frattura fra liturgia e cultura secolare, cercando di mostrare che, se si è sinceramente preoccupati del futuro della fede cristiana, tali modelli di pensiero possono e devono essere lasciati alle spalle e hanno bisogno di essere risignificati nel modo più profondo possibile. Le riflessioni di questo testo contribuiscono a una più profonda comprensione di come un rinnovato dialogo tra liturgia e cultura possa diventare fertile per il futuro della fede cristiana.
L’autore. Joris Geldhof è professore di liturgia e teologia sacramentaria alla Facoltà di teologia e studi religiosi dell’Università cattolica di Leuven (Belgio) e preside dell’Istituto liturgico della medesima università. È caporedattore della rivista Questions Liturgiques/Studies in Liturgy. Le sue principali aree di ricerca sono la teologia liturgica, l’eucaristia e le questioni relative alla sacramentalità cristiana in un mondo secolarizzato.
IL DONO DELL’ANNUNCIO
Roberto Repole, Il dono dell’annuncio. Ripensare la Chiesa e la sua missione, Edizioni San Paolo, 2021, pp. 208, 22,00 euro
La fine della cristianità e il palese calo numerico dei cristiani rendono più evidente che mai la centralità del tema della missione della Chiesa, anche nell’Occidente che è stato la culla del cristianesimo. Non basta però arrestarsi alla constatazione che la Chiesa è per natura missionaria o al richiamo dell’urgenza di una nuova evangelizzazione. Occorre chiedersi in che modo la Chiesa possa essere oggi missionaria senza abdicare alla propria identità e senza farlo in modi improponibili nel contesto culturale attuale segnato dalla secolarizzazione, dagli effetti della globalizzazione, dall’esperienza quotidiana del pluralismo religioso. Con l’ausilio della ricca riflessione filosofica e antropologica sul tema, il presente volume propone la strada del dono come possibilità per ripensare la missione ecclesiale.
L’autore. Roberto Repole, presbitero della diocesi di Torino, ha conseguito licenza e dottorato in Teologia sistematica presso la Pontificia Università Gregoriana con una tesi intitolata Chiesa, pienezza dell’uomo. Oltre la postmodernità: G. Marcel e H. de Lubac (Glossa 2002). È docente di teologia sistematica presso la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale – sezione di Torino di cui è direttore dal 2015 ed è docente invitato in diverse Facoltà teologiche. È stato presidente dell’Associazione teologica italiana dal 2011 al 2019 ed è membro del Consiglio direttivo dell’Avepro (Agenzia della Santa Sede per la valutazione e la promozione della qualità delle Università e Facoltà ecclesiastiche).
Da vedere 2021/03
CORPO CELESTE
Alice Rohrwacher
Drammatico, durata 1h 38min
Dopo dieci anni passati in Svizzera con la famiglia, Marta, ora tredicenne, torna a vivere a Reggio Calabria insieme alla mamma e alla sorella diciottenne. Subito comincia a frequentare il corso di preparazione alla cresima. Qui a guidare i ragazzi c’è la catechista Santa. Il parroco don Mario è spesso preso da impegni fuori dalla chiesa. Un giorno però, mentre si sta recando in macchina in una parrocchia abbandonata fuori città, incontra Marta e la porta con sé per aiutarlo a ritirare un antico crocefisso da trasferire in città. Nel paesino fantasma Marta parla rapidamente col parroco ormai solo, poi al ritorno, lungo un tornante in curva, il crocefisso si stacca da sopra la macchina e precipita in acqua. Arriva il giorno della cresima. Marta cerca di capire meglio se stessa e il suo passaggio da adolescente a donna.
Nel pressbook la neoregista (29 anni, nata a Fiesole, sorella dell’attrice Alba) informa che tempo addietro il produttore Carlo Cresto Dina, nell’esortarla a scrivere una sceneggiatura, le aveva proposto tre temi. «Io – aggiunge – scelsi quello che forse meno mi riguardava ma più risvegliava la mia attenzione: la chiesa. Ero a Reggio Calabria in quel periodo, quindi iniziai da lì, desiderosa di entrare dalla finestra più piccola e vicina alla vita di tutti i giorni, quella delle attività di parrocchia e del catechismo (…)». Mettendo insieme queste dichiarazioni d’intenti e il risultato finale che vediamo, è più facile evidenziare la vicinanza tra intenzioni e svolgimento. Le prime essendo quelle di un approccio estraneo, esterno, esteriore, ecco che il copione vede e fa risaltare un elenco fitto di brutture, storture, difetti. A muovere le fila una catechista ingenua imbevuta di frasario televisivo; un parroco che fa il “gestore” di varie attività in un contesto sociale degradato e approssimativo. Nella chiesa abbandonata tra le montagne il parroco anziano vive un’esistenza di solitudine, e il crocefisso che gli viene sottratto cade in acqua (…). Sentire il bisogno di parlarne non va sottovalutato e può stimolare a un confronto utile. Così il film, dal punto di vista pastorale, può essere valutato come complesso, certo segnato da ambiguità e adatto per dibattiti (dal giudizio della Commissione nazionale valutazione film della Cei).