Da leggere 2018/04
A CHE ORA LA FINE DEL MONDO?
Andrea Albertin, A che ora la fine del mondo? I testi apocalittici nella Bibbia, Edizioni Messaggero Padova, 2017, pp. 112, 9,00 euro
Che fine farà il nostro pianeta? Quale sarà il futuro dell’umanità? Quando Dio interverrà a fare giustizia? Dio è giusto o no? A questa domanda di senso cercano di rispondere anche i testi apocalittici presenti nella Bibbia. L’autore, in modo lineare e chiaro, ci guida nella lettura di questi testi, ci educa a decifrarne l’universo di linguaggi, numeri, colori, forme animali e simboli. Partendo dalle situazioni di tensione, fallimento, violenza, guerra che hanno colpito i popoli, la letteratura apocalittica cerca di comunicare un’idea semplice e sconvolgente: la storia è guidata da un disegno divino.
L’autore. Andrea Albertin, presbitero della diocesi di Padova, insegna letteratura paolina e giovannea alla Facoltà teologica del Triveneto e all’Istituto di scienze religiose di Padova. È docente invitato presso l’Istituto di liturgia pastorale (Santa Giustina). È assistente diocesano del settore adulti di Azione cattolica e coordinatore del Settore apostolato biblico dell’Ufficio diocesano per l’annuncio e la catechesi. Guida pellegrinaggi in Terra Santa e in Turchia.
LA RIVOLUZIONE INTEGRALE
Giannozzo Pucci, La rivoluzione integrale. Idee e proposte ispirate all’ecologia integrale dell’enciclica Laudato si’, Libreria Editrice Fiorentina, 2017, pp. 192, 14,00 euro
Una rilettura di mezzo secolo di battaglie ecologiste alla luce della storica enciclica di papa Francesco per disegnare un nuovo/antico progetto politico. Rivoluzione integrale è rivoluzione culturale, politica, economica, scientifica e tecnica e indica l’enorme, entusiasmante lavoro di modifica di ogni aspetto della realtà attuale che dobbiamo affrontare. A differenza delle rivoluzioni degli ultimi due secoli motivate dall’egoismo, la rivoluzione integrale esige a tutti i livelli disegnare e costruire una civiltà comunitaria in simbiosi con la natura animati da uno spirito di gratuità.
L’autore. Giannozzo Pucci, nato nel 1944, fin da ragazzo ha sentito il problema della degradazione della natura e nella società industriale, nell’alluvione di Firenze ha scoperto la libertà di lavorare gratuitamente. Ha poi aderito alle idee della nonviolenza gandhiana attraverso la testimonianza e il pensiero di Lanza del Vasto. È stato fra gli iniziatori del movimento antinucleare in Italia, ha lavorato a recuperare razze di animali in estinzione dell’agricoltura toscana, ha fondato il primo mercato contadino senza veleni in Italia.
TEOLOGIA DELL’ECUMENISMO
Simone Morandini, Teologia dell’ecumenismo, EDB, 2018, pp. 248, 23,00 euro
Questo volume si propone di delineare il quadro di riferimento della Teologia dell’ecumenismo e di attraversare la storia del movimento ecumenico, con una specifica attenzione rivolta al decreto conciliare Unitatis redintegratio e alle tappe della sua ricezione. L’intento è individuare i principi e le linee emergenti, le linee-guida e le parole-chiave che consentono di affrontare alcune delle problematiche più attuali. In questo contesto, termini come dialogo, unità e comunione si configurano come elementi costitutivi di un linguaggio che permette di affrontare serenamente anche le questioni ancora aperte, per esempio i nodi relativi ai sacramenti, all’ecclesiologia e all’etica.
L’autore. Simone Morandini è vicepreside dell’Istituto di Studi ecumenici San Bernardino di Venezia e docente alla Facoltà Teologica del Triveneto. Coordina il progetto “Etica, filosofia e teologia” della Fondazione Lanza e il Gruppo di lavoro “Custodia del creato” dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Conferenza episcopale italiana; è membro della presidenza dell’ATISM.
LA PASSIONE DI CREDERE
Luigi Sartori, La passione di credere, Cittadella Editrice, 2017, pp. 120, 11,90 euro
Un grappolo di testi sulla fede raccolti tra i numerosi scritti di un teologo che ha attraversato, con intraprendenza, le sfide ecclesiali e culturali del Novecento. La freschezza delle intuizioni rimane inalterata a distanza di anni e rinvigorita dal ricordo di amici e discepoli che riascoltano la voce di un maestro della riflessione e della testimonianza cristiana.
L’autore Luigi Sartori (1924-2007), presbitero della Diocesi di Padova, è stato docente di Teologia (Seminario Vescovile di Padova, Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale – Milano e Padova; Istituto di Studi Ecumenici San Bernardino – Venezia; Istituto di Liturgia Pastorale Santa Giustina – Padova). All’insegnamento ha affiancato numerosi e delicati incarichi: Consultore del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani; consulente del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche); membro di “Fede e Costituzione” del Consiglio Mondiale delle Chiese di Ginevra; socio fondatore e presidente dell’ATI (Associazione Teologica Italiana).
Da vedere 2018/04
LA FORMA DELL’ACQUA – THE SHAPE OF WATER
Guillermo Del Toro
genere: drammatico, 123’
Stati Uniti, anni Sessanta, nel pieno della guerra fredda. Elisa, sordomuta, è addetta alle pulizie in un segretissimo laboratorio governativo. La sua vita sembra cambiare quando fa una scoperta inattesa…
Quante persone, di non elevata preparazione ma di indiscusso valore sociale erano nascoste nei meandri di luoghi di lavoro tra spreco e sacrificio, eseguendo ordini senza ribattere e senza protestare, ma osservando, ascoltando e pensando? L’America a cavallo tra ’50 e ’60 era così, popolazione ordinata e insieme capace di reazioni, e soprattutto di sogni. Al sogno si affida Elisa, donna delle pulizie quando per caso si imbatte in uno strano essere tra il mostruoso e il pauroso, che viene tenuto nascosto e isolato con la prospettiva di eliminarlo. Il senso di protezione scatta immediato. Elisa prende per l’imprevista creatura anfibia una infatuazione come un sentimento di difesa e di protezione, che la induce a fare qualcosa per salvargli la vita. Sulla presenza di un “altro“, diverso e tale da incutere paura, si snoda il racconto. Che gioca a corrente alternata sulla diffidenza, sul timore mai sopito dei nemici sconosciuti dell’America, sui cittadini di diversa definizione, sul pericolo “comunista” più che mai incombente. Elisa, all’inizio timida e poi via via più coraggiosa, affronta i rischi di una reazione seria e spavalda, una prova di forza che gli mette contro il capo/padrone. È bravo del Toro a scandire dentro i toni di una favola dai colori neri e paurosi i ritmi di una tensione forte e incontrollabile, tra durezza e amarezza esistenziale. Il film scorre pieno di suspense, di angoscia, di aperture verso un cambiamento, alleggerito da colori forti, da un clima “noir” con molti fremiti e paure inconsce. Ne esce il ritratto di un’America anni Cinquanta serio e credibile, anche se plasmato dalla visionarietà onirica della fiaba. Diretto con polso e vigore creativo notevoli, il film ha ottenuto a Venezia quel Leone d’oro che ha segnato il definitivo lancio del regista messicano a livello internazionale.
Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti (Commissione nazionale valutazione film Cei).
HARMONIA
Ori Sivan
durata 98’ – Israele2016
Una coppia di larghi mezzi che non riesce a dare alla luce un figlio si affida, per averlo, a una giovane donna straniera, di condizione più modesta. La materia incandescente di Harmonia non viene dall’ultima lacerante storia di maternità surrogata, ma dal più celebre triangolo della Genesi, primo libro della Torah ebraica e della Bibbia cristiana, in cui le complesse dinamiche di una famiglia allargata si intrecciano con le radici dell’antico conflitto tra i due popoli che vivono in Terrasanta, alla ricerca di un’elusiva convergenza armonica.
Nella storia relativamente breve del cinema israeliano, riferimenti biblici e temi religiosi si sono moltiplicati solo in anni recenti, in corrispondenza con il diffuso risveglio religioso e con il peso crescente delle tensioni tra correnti secolari e ortodosse nel dibattito pubblico. Il film di Ori Sivan, tuttavia, affonda nella secolare quotidiana intimità del mondo ebraico con il testo biblico, interrogato nelle sue pieghe e tra le righe, e con i suoi personaggi, specchio a luci e ombre di ogni aspetto della natura umana e delle società.
La vicenda si svolge oggi a Gerusalemme, con Abraham nei panni del carismatico direttore della Israel Philharmonic Orchestra. Sua moglie Sarah, l’arpista, ha cercato per anni di avere un bambino. Hagar, araba israeliana di Gerusalemme Est, si unisce all’orchestra come terza suonatrice di corno francese. Tra le due donne si sviluppa un’amicizia intima e intensa, che sfida la comprensione degli uomini loro vicini. Si tratta anche – come nel Libro della Genesi – di una relazione di potere. Ma Ori Sivan la trasforma in una connessione sotterranea e profonda, messa alla prova quando Hagar dà alla luce un figlio, che Abraham e Sarah chiamano Ben, ma preferirà il nome di Ismail.
Come il suo antenato biblico, Ben è un bambino selvaggio, che non riesce a trovare un posto per se stesso nella casa benestante e inerte di Abraham e di Sarah. I rapporti precipitano quando lei, a dispetto degli anni, ha a sua volta un bambino. Un paio di anni dopo, un fotografo cattura l’immagine sfocata e tragica di Ben sullo sfondo buio del poster in cui Sarah posa con il piccolo Isaac per il suo debutto alla Carnegie Hall. Anche nel film, Hagar e Ismail si allontanano dalla casa di Abraham: una separazione dolorosa traboccante di invidie, rancori e rifiuto. Sono gli indizi sottili e reticenti del testo sacro a suggerire al regista, come agli esegeti, la ricerca di una possibile conclusione alternativa.
Fin dall’inizio il film esplicita l’adesione alle Scritture con citazioni dei versetti che introducono i personaggi e gli snodi della storia. Ma non ci vuole molto a capire che la rilettura di Ori Sivan assume forme originali e tutt’altro che semplicistiche. A una trama che si sviluppa in modo ellittico e drammatico, chiamando lo spettatore a riempire i vuoti di informazione, proprio come il racconto biblico, si contrappone uno stile spigoloso e surreale, sottilmente inquietante, che sottolinea gli elementi più oscuri della storia con scelte espressionistiche: nei colori fastosi, nel montaggio discontinuo, negli intensi primi piani che riscrivono i dialoghi minimali e ci coinvolgono nella riflessione su come possa “risuonare”, oggi, la storia archetipica di Abramo e delle sue due mogli.
(Dalla scheda di approfondimento a cura di Katia Malatesta – Festival Religion Today)