Tornando con la memoria a parecchi anni fa, rivediamo la costruzione prima, e il progressivo insediamento poi, di un nuovo quartiere in un territorio parrocchiale definito e stabilizzato sia dal punto di vita urbanistico che anagrafico. Arrivi di nuove famiglie, per lo più giovani coppie, che di fatto vivevano altrove la propria dimensione lavorativa e il radicamento affettivo nei luoghi in cui vivevano le famiglie d’origine e gli amici… Coppie e famiglie che per lo più non nutrivano il benché minimo interesse o desiderio di conoscere la parrocchia dove erano capitate e che neppure la comunità parrocchiale riusciva a intercettare. Ma poi… hanno cominciato a nascere i figli. In ogni vissuto, pur frastagliato, la nascita di un figlio ricentra la coppia in ambiti valoriali in cui il presente di quella creatura che si ritrova fra le mani raccoglie il passato e lo proietta in un futuro nuovo: la vita genera vita!
La condizione esistenziale particolare che molte di queste nuove famiglie si trovano a vivere ha suscitato e ha permesso alla nostra comunità parrocchiale, ma anche a tante altre sparse nella diocesi, attraverso alcuni suoi membri, di avvicinarsi in occasione della richiesta del battesimo, per portare e condividere relazioni umane e annunci di fede. Molte persone, molte coppie, da sempre frequentanti patronati e gruppi parrocchiali, hanno maturato consapevolezza e certezza che Dio entra così nella storia dell’uomo, nei suoi tempi e spazi ordinari, feriali, per prendersene cura come un papà e una mamma con la propria creatura: il Signore abita la nostra casa, e la Chiesa è casa fra le case. Sono nate così le équipe di pastorale battesimale che prendendo la decisione di andare nelle case, per incontrare, conoscere, accompagnare e annunciare una fede più vicina alla vita della coppia, hanno fatto nascere nelle parrocchie una delle esperienze pastorali più pregnanti di secondo annuncio, motivata e sostenuta anche da un contesto diocesano che via via orientava le scelte e le prassi verso una fede annunciata e narrata, intrecciata con l’accoglienza di ogni vissuto e impregnata di relazioni. Generare alla fede attraverso la vita!
Questo esercizio di memoria recupera un altro passaggio e fa emergere viva, per noi e chi con noi l’ha direttamente percorso, e riteniamo vivificante, per la chiesa di Padova, il cammino di collaborazione fra gli uffici diocesani, catechistico e famiglia. Anche in questo caso lo stimolo è venuto dalla domanda delle comunità parrocchiali di avere persone capaci di accompagnare la preparazione al battesimo e soprattutto assicurare una continuità del cammino nella fede dei genitori, soprattutto. Quanto ha prodotto questo “lavorare insieme” con progettualità e metodo, nello stile del narrare e narrarsi, ha determinato un punto di non ritorno nell’orizzonte più ampio, e sempre in evoluzione, dell’Iniziazione cristiana, non tenuta in vita per tradizione ma strumento di crescita di comunità grembo generativo di una fede per la vita.
A partire dall’esempio della Santa Famiglia, laddove l’esperienza di trasmissione della fede aveva a che fare con un quotidiano fatto di lavoro e festa, di casa e sinagoga, e la generazione di un figlio era compito e responsabilità di tutta la comunità di Nazareth – come narrato nella vicenda del pellegrinaggio a Gerusalemme, in cui per giorni i genitori non si preoccupano dell’assenza del piccolo Gesù, certi che fosse con qualcun altro della carovana: altri genitori, fratelli, zii, nonni, vicini di casa, fratelli di fede… – tutti coinvolti in quello che non è un evento ma un processo: quello di “generazione alla vita e alla fede”.
Carla e Cesare Galtarossa