Appassionarsi alla fede dei giovani è appassionarsi alla loro vocazione. Prendersi cura del rapporto dei giovani con Dio è prendersi cura dell’ascolto della voce di Dio nella loro vita concreta. Sono queste alcune convinzioni che porta con sé il progetto Simbolo nella sua “trazione vocazionale”. Infatti, scoprire e riconoscere Dio nella propria vita significa accorgersi che Lui chiama e propone un amore che non lascia passivi ma che interpella, che coinvolge, che spinge, che suscita una risposta. Dio propone amore e propone di amare.
Il progetto Simbolo invita ogni comunità cristiana – preti, famiglie e operatori pastorali – a usare la propria creatività e i propri mezzi per accompagnare un giovane, una giovane, fino a esprimere la propria fede non solo in modo privato e “mimetizzato” ma anche in modo pubblico, esplicito, coraggioso e contagioso. Dire: “Signore, io credo!” porta con sé l’esigenza di aprirsi alla domanda: “Signore, cosa vuoi per me?” e di arrivare alla risposta: “Ecco, Signore, manda me!”. Tutto questo dà gioia e senso alla vita.
Esploriamo qui le Linee progettuali per la pastorale dei giovani in Diocesi di Padova, ribadendo che la creatività e operosità di ogni comunità saprà affinare i propri mezzi avendo a cuore i “suoi” giovani.
Nelle Linee progettuali troviamo esplicito il termine “vocazione” a indicarne con chiarezza la finalità del percorso. Nel seguito del testo la parola non riappare direttamente ma rimane comunque una “trazione vocazionale” sullo sfondo, nella consapevolezza che un giovane che diventa maturo nella fede ha anche la capacità di mettersi a servizio del Regno secondo un particolare progetto di vita.
Ecco gli elementi che la esprimono:
– il rito iniziale, quando viene raccolta la disponibilità di un giovane a mettersi seriamente alla scuola del Maestro e gli viene affidata una prima missione attraverso la consegna del Libro della Scrittura o di un segno che esprima il mettersi in cammino fidandosi della propria comunità ecclesiale;
– gli incontri personali previsti con il parroco, per raccontare il proprio percorso di fede, condividere domande e dubbi, verificare eventuali servizi comunitari, individuare campi di responsabilità a servizio della comunità;
– il testimone, presenza educativa appassionata, che per il giovane è un invito a cercare il Signore, ad approfondire la propria relazione con Lui e la comunità, ad ascoltare la sua Parola, a dare risposta alla propria ricerca spirituale, un appello a fare della propria vita un dono;
– la guida spirituale con cui leggere la quotidianità alla luce della Parola del Signore, raccogliere le tracce di chiamata presenti nei fatti della vita e cercare le strade per darvi una risposta disponibile e accogliente;
– una regola di vita spirituale personale costruita un po’ alla volta.
Con questi strumenti ci auguriamo che il progetto possa far appassionare ancora di più i preti, le famiglie e i fedeli laici alla loro fede, alla loro vocazione e alla loro missione, così da rinnovare l’impegno verso i più giovani e il desiderio che anche loro possano ricevere e gustare il dono della fede in un Dio che chiama.
don Silvano Trincanato e don Mattia Francescon, animatori vocazionali diocesani