In un tempo in cui le relazioni sembrano sempre più difficili, stare accanto ai giovani nel loro cammino di fede può sembrare una sfida, ma in realtà non lo è.
Non lo è perché voler loro bene, prendersi cura della loro crescita, sostenerli nello scoprire quel “chi sono” e “per chi sono”, dovrebbe essere per noi adulti semplicemente un’evoluzione naturale del nostro essere al mondo, una risposta a ciò che il Signore ci chiede in questo momento della nostra vita.
Aver attraversato prima di loro l’oceano delle domande, la confusione, la ricerca della vocazione e aver trovato le risposte nell’incontro con il Signore è la chiave di lettura per questo compito che ci è stato affidato dalle nostre comunità.
Riuscire ad affermare che la presenza del Signore nella propria vita sia una questione centrale sembra oggi diventato un optional (un po’ come usare le frecce quando si guida!), ma se si ha sperimentato sulla propria pelle la grandezza dell’amore incondizionato di Dio e la gioia del perdono, allora le cose cambiano.
Per questo la nostra parrocchia ha deciso di accompagnare i ragazzi a scoprire la bellezza del Vangelo e la gioia di essere figli amati sperimentando assieme ad alcuni adulti la bellezza dell’incontro con il Signore risorto.
Il percorso Simbolo mi provoca a rispondere all’urgenza di quei giovani che chiedono a gran voce di aiutarli a credere e di aiutarli a rimettere in ordine le cose facendo spazio al Signore. I ragazzi sentono di non poter prescindere dalla presenza di Dio nella loro vita e cercano qualcuno che si possa sedere accanto a loro, qualcuno che li ascolti e che con pazienza li aiuti ad affrontare le sfide, a dipanare la nebbia e a fare i passi necessari per dire “Sì, io credo”.
La relazione con Dio, come tutte le relazioni importanti, richiede tempo, attenzione, dedizione, ritualità, impegno… tutte cose che per un giovane possono sembrare inarrivabili, soffocate dai tanti impegni e dalle sollecitazioni del mondo che rischiano di trattenerli in superficie.
La preghiera, la Parola di Dio e l’Eucarestia sono alcuni strumenti che i giovani possono imparare a “usare” per arrivare nella profondità di quella relazione, magari proprio accompagnati da qualcuno che si fa loro vicino e li esorta ad avere il coraggio di rischiare per una vita piena.
Angela Pistore, testimone del percorso Simbolo – Montegrotto