Con l’estate, nelle nostre comunità parrocchiali, si apre il tempo tanto atteso dei campiscuola e dei Grest. I Grest, in modo particolare, richiamano e coinvolgono a vari livelli molte persone: animatori e ragazzi, genitori e nonni, preti e operatori pastorali, tutti contenti di contribuire a quest’esperienza.
Tra tutte le persone che si danno da fare in queste giornate così speciali, gli animatori sono forse quelli che hanno più bisogno di una particolare cura.
Essi approdano a questo momento carichi di entusiasmo, con il desiderio di fare bene e un bagaglio da trasmettere. In questo bagaglio ci sono i loro talenti e i loro valori umani, c’è anche quella fede che stanno ancora maturando e quell’esperienza del Signore Gesù ancora inespressa.
Il Grest non è dunque solo il Grest ma è una grande opportunità di crescita umana e spirituale. Perciò, anche noi adulti, nell’accompagnare questi ragazzi chiamati a fare gli animatori, dovremmo avere nel cuore questa domanda: Come il loro servizio può diventare – per sé stessi e per la comunità – un incontro con Gesù?
È una domanda grande, è una domanda bella, a cui non ci sono risposte totalmente esaustive. Provo però ad accennare qualche spunto di riflessione, nella convinzione che in fondo è il Signore stesso che in quei giorni, in forme e in modi inediti, è all’opera nelle nostre parrocchie.
Il Grest è un incontro con Gesù… nei propri talenti
Grest è “scoprire e riconoscere che… sono capace di fare delle cose: cantare, giocare, condurre, organizzare, coinvolgere”. Nel Grest, forse per la prima volta, i ragazzi mettono in gioco le loro doti e i carismi, doti e carismi e riconosciuti prima dai ragazzi e dagli altri animatori e poi, solo in un secondo momento, dall’animatore stesso. Attraverso l’occhio dell’altro il ragazzo si sente riconosciuto nel suo valore di persona: gli altri che lo circondano e che mettono in luce le sue capacità sono dono di Dio, e un modo per incontrarlo. Certo, nessuno “nasce animatore”, ma dallo sviluppo di un’intuizione positiva nasce quella gioia, soddisfazione e gratificazione che diventa un punto di partenza verso una vita di servizio appassionato.
Il Grest è un incontro con Gesù… nei ragazzi e nei giovani
Il volto di Gesù è un volto giovane, che passa ed è presente nel cuore di tutti, soprattutto dei più piccoli. Anche il vescovo Claudio, nella veglia dello scorso 13 dicembre, agli Eremitani, parlando ai giovani li invitava a essere pronti e attenti ad accogliere quel Gesù che tante volte bussa alle nostre comunità con le sembianze di un giovane.
Questi giovani sono oggi nei nostri Grest: dobbiamo aiutarli a riflettere su quanto il Signore sia nei volti e negli sguardi non solo dei ragazzi che saranno loro affidati, ma anche nel loro stesso volto. Questo invito dovrebbe starci a cuore più delle tante attività da preparare.
Il Grest è un incontro con Gesù… nella comunità cristiana
Non nascondiamoci dietro a un dito. Molti animatori non torneranno in autunno; sceglieranno altre strade. Eppure, questa bella esperienza, anche a distanza di anni o di decenni, sarà determinate per la loro vita e per la loro fede. Riconoscere il volto del Signore dentro quelle potenzialità e dentro ai volti non sarà sufficiente se attorno ad essi non avvertiranno la presenza di una comunità cristiana che, insieme, annuncia il Vangelo di Gesù. È una comunità che, a partire dalla sua Parola, affida ai giovani un mandato e una responsabilità. Ed è Gesù che agisce attraverso la comunità: è importante riconoscerlo.
In conclusione, se l’esperienza cristiana è prima di tutto sequela di Cristo, mettere al centro dei nostri Grest la figura di Gesù potrà aiutare i ragazzi a riconoscere la sua persona più vicina e presente anche quando, per loro, riprenderà la vita di tutti i giorni tra scuola, sport, famiglia e amicizie.
di don Mirco Zoccarato, direttore Ufficio diocesano di Pastorale dei Giovani