Ho atteso la Lettera fin dalla conclusione dei lavori dell’Assemblea sinodale con curiosità accompagnata dal timore di non riuscire a dare risposte alle tante aspettative di cambiamento suscitate con il cammino sinodale, consapevole che la mia attesa era condivisa non solo con gli altri componenti dell’Assemblea, ma anche con le tante persone che hanno partecipato alle varie tappe del Sinodo (spazi di dialogo, gruppi di discernimento ) e con tutti coloro che partecipano e sostengono la vita delle parrocchie, delle associazioni e dei movimenti .
La prima impressione che ho avuto subito dopo una prima veloce lettura, è stata quella di trovarmi di fronte a una proposta esigente per rinnovare il nostro modo di essere Chiesa, che comporta la necessità di assumersi tutti una responsabilità pastorale da condividere in forza del battesimo alimentata dalla riscoperta della Parola di Dio. Mi ha colpito l’invito del vescovo Claudio a guardare al futuro e non al passato, a fare passi aperti sul futuro, abitati dalla speranza e non dalla nostalgia e dalla paura, a coltivare atteggiamenti e condizioni che permettano al nuovo di germogliare e crescere.
Sento questo invito rivolto prima di tutto a me che mi sto spendendo in vari servizi, che ritengo di voler bene alla mia Chiesa diocesana, perché anch’io sto correndo il rischio di rimanere prigioniero della paura, del “si è sempre fatto così”, anche solo perché anch’io ho contribuito a costruire quel “si è sempre fatto così” e lo sento un po’ mio.
Ma sento che lo stesso invito è rivolto a tutta la mia parrocchia, al parroco, ai componenti gli organismi di comunione e a tutti gli operatori pastorali; a tutti il vescovo Claudio rivolge l’invito a guardare avanti con fiducia, a superare la paura di non farcela, la paura di essere inadeguati, a non perdersi in quello che non c’è, ma a mettersi umilmente in cammino per un rinnovamento profondo personale e comunitario. Ci ricorda che la parrocchia non si identifica con le iniziative e con le strutture, ma che si è parrocchia quando ci si prende cura delle persone e del territorio che ci è stato affidato, ci ricorda che ci è chiesto di diventare con la vita capaci di rendere accessibile e di raccontare il Vangelo a tutti.
Emerge con forza la centralità degli organismi di comunione in questa fase di passaggio. Abbiamo iniziato il percorso che ci porterà al rinnovo degli organismi parrocchiali. Credo sia indispensabile preparare con cura tutta la parrocchia a questo importante appuntamento perché i nuovi organismi possano essere davvero segno di comunione, espressione dell’intera comunità e attori decisivi nel processo di cambiamento. E credo sia ancora più importante dopo l’avvenuta elezione, accompagnare e sostenere i componenti dei nuovi organismi. Anche se faticoso, sarà necessario esercitarsi tutti nel discernimento comunitario, consapevoli che utilizzarlo con pazienza e costanza è l’unica maniera perché il cambiamento possa realmente avvenire dentro di noi e nelle nostre comunità e che se utilizzato con costanza, porterà sicuramente buoni frutti facendo intanto, crescere la comunione tra noi. Sarà necessario davvero declinare in concreto la sinodalità predisponendoci con umiltà ad accogliere quello che lo Spirito ci suggerirà, la voce di tutti i fratelli e il necessario cambiamento.
Francesco Ballan, vice presidente Consiglio pastorale diocesano