L’esperienza missionaria di Medici con l’Africa Cuamm è del tutto originale, espressione di un laicato missionario che nel contesto dei paesi poveri intravvedeva per il laici la possibilità di creare vicinanze e dispiegare competenze, per fare bene il bene.
Ispirato dal mandato evengelico “Euntes curate infirmos”, ha unito l’universalismo cattolico allo spirito missionario, contribuendo a dare a Padova una profonda proiezione nell’Africa del bisogno e dello sviluppo umano. Il Cuamm è molto cresciuto e cambiato da allora, ma quel legame con la città e la sua Diocesi resta vitale, fortissimo. L’idea del missionario laico è stata fatta propria anche all’interno della Chiesa con il Concilio Vaticano II, ma Francesco Canova fondatore del Cuamm, ne è stato un precursore. Così è stato in qualche modo un antesignano, nell’ambito della Chiesa, su questioni sia mediche sia etiche: sottolineava l’importanza di considerare il corpo come elemento base della persona. Con lui, il vescovo Girolamo Bortignon è riuscito a condurre quell’ispirazione, nata alle periferie, dentro l’istituzione, facendo sì che l’istituzione stessa potesse nutrirsene. Il connubio tra Canova e Bortignon è stato e resta rappresentativo di un modello virtuoso di interazione tra una Chiesa che nel suo essere anche istituzione gerarchica interagisce con un impulso che viene dal mondo laico, lo fa diventare proprio, lo ingloba, e lo trasforma in fermento vivo.
Da qui è partita la storia di tanti medici e volontari del Cuamm in un rimando continuo tra prendersi cura dello spirito e prendersi cura del corpo senza divaricazioni o ambiguità. Un’esperienza a tutto tondo che ci suggerisce anche uno stile, un comportamento, improntati a una laicità adulta basata su spirito e azione, preghiera e lavoro, fede e storia.
Come Cuamm, nella Chiesa di Padova, abbiamo un compito di memoria: con le pratiche, prima ancora che con le riflessioni, l’azione dei nostri medici e operatori ha saputo dare corpo a questo comandamento rinnovato dall’Evangelii Gaudiam di un “Chiesa in uscita” (n. 20), che prende l’iniziativa e opera “per lo sviluppo integrale dei più abbandonati della società” (n. 186). Il nostro passato e il nostro presente è ricco di figure e di storie che hanno dato concretezza a questa affermazione.
Il cambiamento di scenari e di cultura apre questa storia al futuro: la presenza di Medici con l’Africa Cuamma Padova porta l’Africa nel cuore pulsante del nostro vivere quotidiano. Attraverso il Cuamm, i drammi e le ingiustizie assieme alle sfide e alle opportunità del continente africano entrano nella nostra città e nella nostra Chiesa diocesana e le interpellano. Prima di tutto dal punto di vista culturale, per capire, conoscere, studiare e amare questo continente “nuovo”. L’Africa poi, con le sue gravi disuguaglianze, rappresenta una domanda ”aperta”anche dal punto di vista etico. È urgente la necessità di elaborare proposte di sviluppo socio-economico innovative, ideate e sperimentate sul campo più che sui libri, in Africa, nei vari paesi. Proposte capaci di cammini nuovi e coraggiosi. Pensiamo ancora alla salute, sempre più globale. Il contributo del Cuamm lo possiamo dunque individuare in questo continuo adoperarsi per il bene comune. Virtù “laica” che si è sviluppata grazie a un’educazione attenta ai temi sociali e civici, all’importanza della salute globale e della lotta alle disuguaglianze, allo sviluppo di sistemi sanitari equi e accessibili.
La domanda di senso non è scomparsa nella società del nostro tempo. La vera sfida è riportare il Vangelo dentro la vita quotidiana della gente comune, specie delle giovani generazioni, in uno stile di ospitalità gratuita e di accoglienza piena. Le diverse proposte rivolte ai giovani di “servizio internazionale” del Cuamm verso i più poveri potrebbero essere un’opportunità da allargare anche verso i tanti giovani della nostra Chiesa diocesana e della nostra città. Conosciamo bene l’erasmus “culturale” proposto dalle nostre università. Si potrebbe proporre e realizzare un erasmus “vocazionale”, a fianco dei più poveri, in Africa.
don Dante Carraro, direttore Medici con l’Africa Cuamm