Gli autori. Hervé Legrand è prete domenicano francese, specializzato nel campo dell’ecumenismo e della ecclesiologia. Professore emerito dell’Institut Catholique di Parigi, esperto per il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, è inoltre consigliere della Accademia Internazionale di Scienze religiose.
Michel Camdessus è un economista francese. È stato governatore della Banca di Francia (1984-1987), direttore del Fondo Monetario Internazionale (1987-2000), membro del Pontificio Consiglio Justitia et pax e dell’Africa Progress Panel per lo sviluppo del continente africano.
Da vedere 2022/05
DRIVE MY CAR
di Hamaguchi Ryusuke
drammatico, 180 min
Hamaguchi Ryusuke, classe 1978, nel 2021 pochi mesi dopo aver conquistato l’Orso d’argento, gran premio della giuria al Festival di Berlino per “Il gioco del destino e della fantasia” si aggiudica anche il Premio per la miglior sceneggiatura al Festival di Cannes con “Drive my car”. Tratto dall’omonimo racconto di Murakami Haruki e pubblicato in Italia da Einaudi in “Uomini senza donne” (2015), il film è una profonda riflessione sul potere delle parole, sull’amore, sulla sincerità e sulla possibilità/necessità di costruire rapporti autentici. La storia. Kafuku, attore e regista teatrale, vive con la moglie Oto, sceneggiatrice. Un giorno, complice un volo rinviato, rientra a casa inaspettatamente e la trova tra le braccia di un altro. Senza far rumore, senza che lei se ne accorga, si allontana e decide di far finta di niente. Non vuole parlare con la moglie, non vuole e non può uscire dal silenzio nel quale entrambi si sono rifugiati dopo la morte, a soli quattro anni, della loro bambina. Qualche tempo dopo, una sera, tornando a casa, la trova a terra esanime: morirà poco dopo per emorragia cerebrale. Passati due anni Kafuku va a Hiroshima dove, con una compagnia di attori che parlano ciascuno la propria lingua (giapponese, cinese, filippino e lingua dei segni), lavora all’allestimento dello “Zio Vanja” di Anton Čechov. Abituato ad ascoltare e memorizzare il testo durante i viaggi nella sua Saab rossa, grazie alla versione registrata dalla moglie, Kafuku è però costretto dalla produzione ad accettare un’autista: la giovane Misaki, riservata e spigolosa. Giorno dopo giorno, viaggio dopo viaggio, Kafuku e Misaki, superando diffidenze e paure, cominceranno a raccontarsi e, tra confessioni e rielaborazioni di traumi, troveranno conforto reciproco e speranza per il futuro. “Drive my car” è un film lungo, lunghissimo (180’). Tre ore dense di emozioni e parole: quelle immortali di Čechov e quelle che i personaggi fanno fatica a dirsi. Chiusi in sala prove o nell’abitacolo della Saab rossa di Kufuku, impareranno a mettersi in gioco, ad ascoltare, ad aprirsi agli altri, a perdonare e a perdonarsi. Il regista Ryusuke, con maestria e eleganza, li conduce lentamente, “senza scosse”, ma inesorabilmente al punto di svolta personale e professionale, suggellato dal traguardo della messa in scena dello “Zio Vanja”, in una performance struggente, corale ed inclusiva. Dal punto di vista pastorale “Drive my car” è complesso, problematico e adatto per dibattiti (a cura della Commissione nazionale valutazione film della CEI).
L’IMPORTANZA DI INIZIARE DA UNO
di Alice Tommasini
documentario, 60min
Per la Giornata mondiale della salute la Rai rilascia su Rai re e sulla piattaforma RaiPlay il bel documentario “L’importanza di iniziare da uno” scritto e diretto di Alice Tomassini (“Churchbook”), una produzione Officina della Comunicazione con Rai Documentari, in collaborazione con l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù. Si tratta del diario di bordo di un padre, di un’intera famiglia, che da un lato affronta il male al cuore proprio bambino, dall’altro cerca di rendersi utile per la ricerca scientifica a favore di tutti gli altri piccoli pazienti nella struttura ospedaliera della Santa Sede. Un racconto realistico, onesto, asciutto, dove il dolore si mescola alle tenerezze; una storia che parte dai lidi della sofferenza per veleggiare poi verso l’orizzonte della speranza. La storia. Davide Passaro è un quarantenne, sposato con Stefania, genitori di Giacomo e del piccolo Mattia. Davide è laureato in fisica, insegna al liceo e conduce un dottorato di ricerca in statistica all’Università Sapienza di Roma. Il piccolo Mattia è malato di cuore sin dalla nascita, in cura presso il polo ospedaliero del Bambino Gesù. Incapace di rassegnarsi al dolore e alla disperazione, Davide ha deciso di reagire e di trasformare tutta quell’energia negativa in impegno lavorativo: sviluppare un algoritmo di intelligenza artificiale capace di analizzare le cartelle cliniche dei piccoli pazienti e rintracciare così informazioni utili per la guarigione. “L’importanza di iniziare da uno” è un documentario che conquista non per la formula del medical drama, bensì per la testimonianza di un padre, di una famiglia, che risponde con resilienza alla disperazione, che decide di domarla e convertirla in azione, in un cammino di speranza. Il film è gestito con mestiere e prudenza dalla Tomassini, che non si abbandona mai al facile commovente, ma mantiene sempre la linea della storia sul binario del rispetto. E regala emozioni. “L’importanza di iniziare da uno” è consigliabile, semplice, adatto per dibattiti (a cura della Commissione nazionale valutazione film della CEI).