Qual è l’anima dei centri parrocchiali? Se me lo chiedi in maniera precisa, non so proprio cosa rispondere. Se ci ripenso un attimo, non posso che pensare a una cosa: la comunità! Le persone!
Un centro parrocchiale è fatto di bei muri, di stanze accoglienti, di spazi aperti dove potersi ritrovare e di spazi al chiuso dove fare incontri, riunioni, attività…
Però, soprattutto, è fatto di persone. È una comunità che sente quel posto come casa sua e che, per motivi diversi, si dà appuntamento per ritrovarsi e vivere.
La ricchezza, che poi è anche l’anima di un centro parrocchiale, è:
- che ciascuno “trovi spazio” lì dentro perché scorge quello che sta cercando, sapendo fin da subito anche di doversi adattare (il bar non sarà mai dei migliori, le stanze hanno sempre il muro un po’ sporco…). È un posto vero, che profuma di casa, anche con le sue rughe;
- che qualcuno, molti per la verità, lo sentano come casa loro e si assumano delle piccole o grandi responsabilità: chi apre le porte/il portone, chi tiene aperto il bar e serve un “caffè-corretto-sorriso”, chi taglia l’erba, chi organizza la sagra, gli educatori che organizzano momenti formativi per i più giovani, il presidente di una società sportiva con i suoi allenatori, chi gestisce la parte economica, chi si cura della parte tecnica, chi è chiamato alla guida/regia del processo complessivo, ecc… ognuno di questi compiti è prezioso, ognuna di queste persone è preziosa!
- il movimento delle attività che si creano e che si possono trovare e che, tutte insieme, diventano la possibilità di formare e far crescere una persona. Un’attività da sola, presa singolarmente, non è sufficiente ad educare: tante attività (di catechesi, di formazione, di servizio, di generosità e carità, di cultura e di sport) sì! E, in questo movimento multiforme, c’è spazio per tutte le età.
L’anima di un centro parrocchiale allora è tutto questo e il tentativo di creare una circolarità tra i tanti soggetti, tutti interconnessi tra loro.
Dentro e dietro a tutto questo, per chi vuole vederlo e riconoscerlo, c’è il volto di Dio.
Alcuni lo riconoscono e lo vivono in maniera più netta e chiara, facendolo come scelta esplicita di vita, curando di “tenere il proprio cuore vicino a quello di Dio ed educando i più piccoli a tenere anche il loro cuore lì vicino”, altri in maniera meno chiara e definita dicendo che lo fanno solo “per il bene degli altri, per fare qualcosa di utile, per la comunità”… Che problema c’è? A volte Dio sa come nascondersi dentro alle nostre vite e raccogliere comunque il bene di cui ciascuno di noi è capace.
don Roberto Frigo, vicario parrocchiale a Cittadella (Pd)