LUCA
di Enrico Casarosa, 2021
Animazione 95′
Luca Paguro è un tredicenne molto curioso, desideroso di apprendere tutto dalla vita. Soprattutto fuori dall’acqua. Sì, perché Luca è in verità un mostro marino dall’aspetto antropomorfo, che vive nel mare che bagna le Cinque Terre. I genitori di Luca non vogliono che si affacci in alcun modo fuori dall’acqua, perché degli “umani” non ci si può fidare, sono pericolosi. L’incontro con il coetaneo Alberto Scorfano lo spingerà a mettere piede sulla terraferma accorgendosi così di poter prendere fattezze umane. Insieme i due si lanceranno alla scoperta di usi e abitudini dei “temuti nemici”; percorrendo la città di Portorosso, si accorgono ben presto di quanta bellezza ci sia lì fuori: le biciclette, la Vespa, le trenette al pesto, il gelato, e soprattutto la loro nuova amica Giulia Marcovaldo, brillante ragazza dai capelli rossi che vuole vincere a tutti i costi una gara sportiva locale per provare le sue capacità, e anche per dimostrare di non essere seconda ai maschi. Insieme Luca, Alberto e Giulia formano un team di “sfigati”, derisi dai più, ma con la gioiosità nell’animo che li spinge a compiere piccole grandi imprese…
La riscossa degli “sfigati”. Potrebbe essere questo il sottotitolo dell’ultimo film d’animazione realizzato dalla Disney-Pixar, “Luca”, il racconto di un’estate memorabile vissuta da tre preadolescenti che scoprono il valore dell’amicizia nel cammino di formazione, di quella tenerezza e complicità che si custodisce poi nell’età adulta. Luca è un inno poetico alla solidarietà, all’inclusione, che sbaraglia con giocosità temi complessi come bullismo e paura dell’“altro”. Un film che è anche un meraviglioso omaggio all’Italia, alla sua tradizione paesaggistica e culinaria, ma soprattutto alla sua memoria culturale; per non parlare poi del fascino mai tramontato della Vespa, ammiratissimo “due ruote” segno della ripresa del sogno italiano a partire dal Secondo dopoguerra. Tra i tanti temi in campo nell’animazione Luca troviamo lo sbaragliare bullismo e pregiudizi con un potente messaggio sul valore della conoscenza e della scolarizzazione. Inizialmente i tre protagonisti sono appellati dai più come sfigati, in inglese “underdogs”, perché fin troppo curiosi della vita. Il cartoon mette dunque in racconto le sfide dei giovani oggi, rivolgendo un invito a essere se stessi, ad accettarsi e a credere nelle proprie capacità. Un rinsaldare la propria autostima grazie al sodalizio dell’amicizia: sono gli amici, infatti, che non fanno sentire mai soli e che danno slancio nel tuffarsi coraggiosamente tra le pagine avventurose dell’esistenza. Ancora, in “Luca” c’è un prezioso messaggio sull’inclusione, un invito ad ascoltare e accogliere l’“altro”. Il cortocircuito nel racconto è nel momento in cui si solleva il velo di separazione tra umani e mostri marini, due comunità sospettose l’una verso l’altra, barricate nei propri pregiudizi, che grazie al coraggio di questi tre ragazzi capiscono di non essere poi così distanti, diverse. Si scoprono prossime e imparano ad apprezzare il valore della condivisione, dell’aprirsi all’incontro. Vero e proprio cuore narrativo del lungometraggio diretto Casarosa è a ben vedere il dono dell’amicizia, di quel legame che si scopre nella stagione più bella della vita, l’infanzia, e che ci accompagna con dolcezza da adulti. Grazie a una regia (e scrittura) solida, brillante e marcata da poesia, Luca combina le stanze del sogno, della memoria, con quelle del presente, accendendo di colori l’orizzonte di chi guarda.
Un film che scalda l’animo e amplifica quel magico profumo d’estate dove tutto sembra possibile, persino ritrovare il sogno e la speranza… Dal punto di vista pastorale il film Luca è raccomandabile, poetico e per dibattiti (dal giudizio della Commissiona nazionale valutazione film della Cei).
IL SALE DELLA TERRA
di Wim Wenders, 2014
Documentario 110’
Da quarant’anni Sebastiao Salgado attraversa i continenti, inseguendo un’umanità in pieno cambiamento e un pianeta che a questo cambiamento resiste. Testimone di alcuni tra i fatti più sconvolgenti dell’era contemporanea, Salgado è passato alla scoperta di territori inesplorati, per incontrare la fauna e la flora selvagge in un grande progetto fotografico. Accanto a lui, con un ruolo via via più importante, il figlio Juliano Ribeiro Salgado e, in questa circostanza, Wim Wenders, regista e fotografo egli stesso.
Di volta in volta i grandi progetti realizzati da Salgado hanno trovato un punto di incontro in raccolte editoriali diventate famose: da Other Americans (sulle terre sudamericane) a Sahel, The End of the Road, da Workers a Exodus fino a quella più recente, Genesis. In quest’ultima in particolare è esemplificato un punto d’arrivo importante. Dopo infiniti percorsi nel mondo, Salgado decide di dedicarsi alla tenuta di famiglia in Brasile per curarne il rimboschimento e farla rinascere: quella tenuta è ora un parco nazionale. Di fronte alla natura che muore e rinasce in un ciclo continuato, Salgado riflette sulla propria età ormai avanzata e sulla linea unica che lega vita e morte. L’armoniosa visione di alberi e piante compensa ora tutte le sofferenze viste e vissute in guerre, migrazioni, carestie. Salgado attraverso i decenni ha documentato tutto con uno sguardo lucido e severo, poetico senza retorica né banalità. Wenders, anch’egli affascinato dalla fotografia, si è assegnato il ruolo di mettere insieme l’immagine fissa e quella in movimento. Compito non facile, a dire il vero. Certe volte sembra che gli scatti di Salgado siano più dinamici della capacità di Wenders di mostrarli allo spettatore. Resta il fascino del fotografo, la sua infinita creatività come storico e testimone. Wenders incede, da parte sua, sembra in difficoltà di fronte a quel diluvio di umanità nervosa, umiliata, disperatamente bella. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti.
Il film è da utilizzare in programmzione ordinaria e in successive occasioni come proposta del tutto originale e nuova, ancge come occasione per studiare il rapporto tra fotografia e cinema (dal giudizio della Commissiona nazionale valutazione film della Cei).
OCEANIA
di John Musker, 2016
Animazione 103′
Vaiana, figlia sedicenne di Tui, capo dell’isola di Moto Nui, non si rassegna a vedere la propria terra lasciata a un progressivo abbandono, che rischia di mettere in dubbio la sua stessa sopravvivenza. Disubbidendo così al padre, parte per un viaggio che la porterà a nuove scoperte sul suo popolo e su se stessa…
Vaiana è atletica, agile e molto intelligente. Non si ferma davanti a nulla e ha un legame profondissimo con l’oceano. Per lei quindi è incomprensibile che il suo popolo non vada al di là della barriera corallina che circonda l’isola. Così il regista John Musker presenta nel prologo l’eroina di questa nuova avventura targata Disney 2016. Siamo nello sconfinato Oceano Pacifico, che tremila anni prima i viaggiatori polinesiani, tra i più grandi navigatori del mondo, avevano attraversato con spavalda sicurezza alla scoperta delle numerose isole. Oggi Vaiana si trova a dover superare gli ostacoli posti da un padre timoroso e indeciso, e per farlo deve superare ostacoli impensabili con protagonisti variegati e difficili da affrontare. Con spirito fortemente avventuroso, Vaiana supera situazioni e ostacoli che è opportuno non anticipare per non togliere la sorpresa. Il tono portante resta quello della storia di formazione, una vicenda che permette a chi la vive di crescere, maturare, conquistare consapevolezza di se. In “Oceania”, la Disney mette in campo un bagaglio di nozioni e di conoscenze che allargano i confini della ricerca. Il disegno recupera l’agilità e la mobilità che rendono l’inquadratura mossa e dinamica. I personaggi sono affidati a una agilità espressiva assoluta. È interessante notare che i registi dichiarano di non aver voluto dare alle immagini un aspetto troppo realistico. Il rischio del documentario viene evitato mantenendo il tono favolistico dello sguardo, della gestualità, degli occhi. Vaiana e i suoi compagni di avventura vivono emozioni che diventano sussulti di gioia e picchi di felicità. Poi ci sono tutte le specie vegetali che per gli antichi polinesiani erano abitudinarie e ora servono a fare colore e una festosa atmosfera. Il cartoon Disney è gioioso e pronto ad allietare piccoli e grandi. Uno spettacolo di alto livello per un film che, dal punto di vista pastorale, è da valutare come consigliabile e brillante, e certamente per tutti.
Il film è da utilizzare i programmazione ordinaria e in molte successive occasioni come prodotto spettacolare per tutta la famiglia (dal giudizio della Commissiona nazionale valutazione film della Cei).