Il tema scelto dalla 49a Settimana Sociale “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro” indica chiaramente la volontà di mettere al centro dell’impegno della Chiesa italiana un progetto di vita sociale e di comunità in grado di sostenere e accompagnare le grandi trasformazioni richieste dalla crisi socio-ambientale di questo nostro tempo, aggravata dalle drammatiche conseguenze della pandemia da coronavirus.
La prospettiva, come indicato nel documento preparatorio, è quella della transizione ecologica quale “via per il nostro futuro” che è insieme “sociale ed economica, culturale e istituzionale, individuale e collettiva” e coinvolge tutti: dagli stati alle imprese, ad ognuno di noi. Essa richiede grandi cambiamenti nei sistemi produttivi, nella direzione di un’economia circolare e dematerializzata, così come nel sistema delle competenze e delle professioni e più in generale nell’organizzazione sociale. Una trasformazione che investe necessariamente anche i comportamenti e gli stili di vita personali e comunitari nelle nostre società del benessere e di accesso ai beni e servizi ben superiore alla capacità di carico degli ecosistemi naturali alla scala locale e globale. A monte, la transizione chiede di ripensare i valori di fondo che sono alla base del nostro agire: il principio di riferimento non può che essere quello del prendersi cura, del custodire il mondo in cui viviamo, ricercandone un uso responsabile in quanto unica casa comune e spazio vitale per la convivenza umana.
Si tratta di un percorso fondamentale dentro cui la comunità cristiana è chiamata a svolgere un ruolo attivo per orientare e motivare un agire per il cambiamento attivando una forte azione pastorale declinata nella prospettiva della sostenibilità e dell’ecologia integrale.
Un’azione da svolgere nella società, ma che inevitabilmente deve partire dall’interno della Chiesa, dalla volontà di declinare l’ecologia integrale nell’insieme di iniziative pastorali che caratterizzano la sua attività e che rappresentano il segno visibile e concreto del suo essere Chiesa. Un processo che non può limitarsi a un semplice aumento della sensibilità ecologica o all’adozione di comportamenti virtuosi, per quanto necessari e urgenti. È necessario invece, ridefinire il quadro e gli obiettivi generali della vita pastorale: dalle scelte economiche all’organizzazione degli spazi della comunità, dalla liturgia alla formazione catechistica, dai campi estivi alla formazione dei giovani, dalle strutture educative e sanitarie alla carità, dalla vita comune del clero alle modalità con cui si progettano e si gestiscono gli edifici e le proprietà ecclesiali.
Tutte queste attività vanno declinate nella prospettiva della sostenibilità e dell’ecologia integrale. Per far questo è indispensabile rivedere e ripensare la pastorale ordinaria che nella sua quotidianità entra nella vita concreta delle persone e delle famiglie facendosi promotrice e motivatrice di un profondo cambiamento sociale.
Matteo Mascia, Progetto Etica e politiche ambientali – Fondazione Lanza