Da leggere 2021/07
LACRIME DI SALE
Pietro Bartolo, Lidia Tilotta, Lacrime di sale. La mia storia quotidiana di medico di Lampedusa fra dolore e speranza – con la collaborazione di Giacomo Bartolo, Mondadori, 2019, pp. 154, 11,00 euro
Pietro Bartolo è il medico che da oltre 25 anni accoglie i migranti a Lampedusa. Li accoglie, li cura e, soprattutto, li ascolta. Queste pagine raccontano la sua storia: la storia di un ragazzo mingherlino e timido, cresciuto in una famiglia di pescatori, che si è duramente battuto per cambiare il proprio destino e quello della sua isola. E che, non dimenticando le difficoltà passate, ha deciso di vivere in prima persona quella che è stata definita la più grande emergenza umanitaria del nostro tempo.
Gli autori. Pietro Bartolo, medico, dal 1991 si occupa dell’ambulatorio di Lampedusa. In prima linea nel soccorso ai migranti, per il suo impegno umanitario ha ricevuto diverse onorificenze. È uno dei protagonisti di Fuocoammare (Orso d’oro 2016) di Gianfranco Rosi.
Lidia Tilotta, conduttrice della trasmissione “Mediterraneo” di Rai3, è giornalista della testata regionale Rai e si è occupata più volte dei migranti e di Lampedusa.
IL RAZZISMO SPIEGATO A MIA FIGLIA
Tahar Ben Jelloun, Il razzismo spiegato a mia figlia. Nuova edizione ampliata con l’inedito 1998-2018 Il razzismo è in buona salute, La nave di Teseo, 2019, pp. 294, 13,00 euro
«Un bambino è curioso. Fa molte domande e si aspetta risposte precise e convincenti. Non bariamo con le domande di un bambino. Mentre mi accompagnava a una protesta contro un disegno di legge sull’immigrazione, mia figlia mi ha chiesto del razzismo. Abbiamo parlato molto. I bambini sono in una posizione migliore di chiunque altro per capire che non nasciamo razzisti ma a volte lo diventiamo. Questo libro, che cerca di rispondere alle domande di mia figlia, è per i bambini che non hanno ancora pregiudizi e vogliono capire meglio la realtà. Per quanto riguarda gli adulti che lo leggeranno, spero che li aiuti a rispondere alle domande, più imbarazzanti di quanto pensano, dei propri figli» Tahar Ben Jelloun
L’autore. Tahar Ben Jelloun, nato a Fès (Marocco), vive a Parigi. Poeta, romanziere e giornalista, ha vinto il Premio Goncourt nel 1987.
TORNEREMO A PERCORRERE LE STRADE DEL MONDO
Stefano Allievi, Torneremo a percorrere le strade del mondo. Breve saggio sull’umanità in movimento, Utet, 2021, pp. 224, 14,00 euro
«Per noi, che nasciamo bipedi, il territorio di riferimento (e non solo in senso fisico, geografico) non è più necessariamente quello in cui nasciamo: è dove decidiamo di mettere radici. Salvo la possibilità di toglierle da lì, se lo vogliamo. E trasformarci. Anche radicalmente, che mi sembra avverbio pertinente.»
Movimenti, mescolanze, avvicinamenti tra le persone sono la norma nella vita dell’uomo. Da quando ha assunto la postura eretta, nulla l’ha fermato dall’errare e cercare ovunque un proprio luogo, facendo della sua storia una storia di migrazioni. La pandemia di Covid-19 ha imposto una brusca frenata ai processi di mobilità acceleratisi negli ultimi decenni, mettendo in questione anche la natura più profonda dell’uomo, il suo essere sociale; imponendo nuove forme di convivenza basate sulla distanza e la separatezza, ha eliminato un aspetto fondamentale dell’incontro con l’altro: il contatto.
Stefano Allievi, esperto di fenomeni migratori e “umanità in movimento”, mette in luce le ambivalenze della mobilità umana. I flussi migratori trovano la loro origine nel bisogno, nella necessità e nella fuga: guerre, calamità naturali, corruzione, scarsità di risorse sono le urgenze che spingono ogni anno milioni di persone a migrare. Altri invece si spostano per motivi meno drammatici – dal commercio al turismo – o per il desiderio o la speranza di trovare comunque altrove una vita migliore, anche solo temporaneamente. Oltre a sottolineare il forte legame tra disuguaglianze e mobilità, Allievi propone soluzioni concrete per ripensare il significato di confine, controllare le frontiere, gestire i flussi, consentire una mobilità sostenibile sia per i luoghi di partenza che per quelli di arrivo.
Dalla cacciata dal giardino dell’Eden al turismo globale, da Ulisse agli sbarchi nel Mediterraneo, da Erodoto a Lévi-Strauss, dal nomadismo agli expat, Allievi ripercorre le grandi migrazioni nella cultura occidentale, gettando le basi di una vera e propria teoria della mobilità. Invitando il lettore ad assumersi il coraggio della complessità, ci ricorda i vantaggi che la mobilità porta con sé, ma anche i suoi rischi e i suoi costi. Convinto che futuri possibili siano ancora tutti da disegnare, ci rassicura: presto Torneremo a percorrere le strade del mondo.
L’autore. Stefano Allievi, ordinario di sociologia all’Università di Padova, insegna anche in numerosi master e corsi di specializzazione. È membro di comitati scientifici di istituzioni e riviste, e del Consiglio per l’islam italiano presso il ministero dell’Interno. Svolge anche un’intensa attività di divulgazione, con interventi sulla stampa e conferenze-spettacolo tratte dai suoi testi. Esperto di fenomeni migratori e pluralismo religioso, con particolare riferimento all’islam, il suo campo di ricerca esplora le forme di mutamento culturale in Europa. Tra le sue ultime pubblicazioni: Il burkini come metafora. Conflitti simbolici sull’islam in Europa (2017), Conversioni: verso un nuovo modo di credere? (2017), Immigrazione. Cambiare tutto (2018), 5 cose che tutti dovremmo sapere sull’immigrazione (2018) e La spirale del sottosviluppo. Perché (così) l’Italia non ha futuro (2020). Il suo sito è www.stefanoallievi.it
Da vedere 2021/07
STYX
di Wolfgang Fischer
drammatico, 94′ (2018)
Rike, quarantenne appassionata velista, parte da Gibilterra sulla sua attrezzatissima imbarcazione con l’obiettivo di raggiungere l’isola di Ascensione, luogo isolato tra Africa e Sudamerica. È una navigatrice esperta in grado di controllare anche situazioni estreme…
Ci sono all’inizio due situazioni che sembrano minori ma in realtà diventano spie di una diversità forte e di non poco conto: Rike, la protagonista, è un medico che interviene in pronto soccorso in un incidente stradale. Quindi nelle strade di Gibilterra, da dove parte la spedizione, le scimmie si muovono e fanno veloci esibizioni in assoluta libertà. Il contrasto con l’efficienza dell’intervento sanitario tedesco torna più tardi quando la burocrazia impedisce di far partire i soccorsi per tentare di salvare i migranti naufragati. E qui si fa più stridente la differenza tra uomini e donne impossibilitati a decidere del proprio destino e la selvaggia libertà degli animali. In un copione con un solo personaggio e poco dialogo, il nodo narrativo centrale è presto detto e ben delineato: all’interno di quello che comincia come un viaggio di piacere, a un certo punto si verifica qualcosa che rimette in discussione tutto e obbliga a guardare le cose da un altro punto di vista. Sembrano cose già dette, ma non è mai troppo tardi per ripeterle: l’Occidente vive in una dimensione che impedisce di voltarsi e osservare la vita dell’“altro”, di quello che definiamo “ultimo”. Salvo poi accorgersi di quanto sia precaria, difficile, dura l’esistenza degli “emarginati”, di chi è escluso dalla propria terra e abbandonato in mezzo al mare. Styx (riferimento allo Stige, mitologico fiume degli inferi) è un’opera rigorosa e incisiva, che con calma e quasi senza urlare pone i problemi in modo netto e inequivocabile. Più di tutti, vale forse il silenzio di Rike alle domande della guardia costiera sul destino dei migranti raccolti quasi per caso. Dal punto di vista pastorale, il film è da valutare come consigliabile, problematico e adatto per dibattiti (dal giudizio della Commissione nazionale valutazione film della Cei).