Da leggere 2020/05
DIRETTORIO PER LA CATECHESI
Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, Direttorio per la catechesi (con guida alla lettura di mons. Rino Fisichella), Edizioni San Paolo, 2020, pp. 432, 16,00 euro
A quasi quarant’anni dalla pubblicazione del primo Direttorio e dopo quasi venticinque anni dalla pubblicazione del secondo, il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione presenta il nuovo Direttorio per la Catechesi. Un grande evento per la Chiesa, frutto di cinque anni di lavoro, con il contributo di oltre 80 esperti internazionali di catechesi. Il testo si compone di tre parti: la catechesi nella missione evangelizzatrice della Chiesa; il processo della catechesi; la catechesi nelle Chiese particolari. La prima parte analizza la natura della catechesi nella sua intima relazione con il kerygma e viene presentata l’identità del catechista e la sua formazione. Nella seconda parte viene elaborata la pedagogia della fede e quindi della catechesi. Viene poi affrontato il tema della metodologia nella catechesi. Una particolare attenzione è prestata agli elementi peculiari attraverso cui il Direttorio aiuta i catechisti a comprendere la complessità dell’azione catechistica. La terza parte è dedicata alla parrocchia, la cui creatività missionaria è indispensabile per continuare a essere la presenza e la vicinanza della Chiesa alla vita quotidiana delle persone. In questo contesto si inserisce la parte più innovativa del Direttorio, dedicata alla catechesi di fronte agli scenari culturali contemporanei.
Guida alla lettura di Rino Fisichella, arcivescovo, è presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione. Considerato uno dei teologi italiani più autorevole e affermato a livello internazionale, è stato docente di teologia fondamentale presso la Pontificia Università Gregoriana, rettore della Pontificia Università Lateranense e presidente della Pontificia Accademia per la Vita. È stato il ponente della causa di beatificazione e canonizzazione di Giovanni Paolo II.
LA PARROCCHIA NELLA POSTMODERNITÀ
Giovanni Villata, La parrocchia nella postmodernità. Come attraversare la crisi, Edizioni Dehoniane Bologna, 2020, pp. 160, 16,00 euro
La Chiesa che abita, fin dalle sue origini, tra la gente di un territorio è immersa nel cambiamento epocale che contraddistingue questo nostro tempo. Occorre che si attrezzi per starci dentro, attraversarlo, senza rinunciare alla propria identità, ma mettendosi in ascolto dei segni dei tempi, cogliendone nodi e opportunità con realistica speranza.
Questo libro affronta il modo in cui le parrocchie possono oggi attraversare la crisi. Il percorso è scandito in tre parti interdipendenti. La prima intende discernere questo tempo da una prospettiva di fede e comprendere quanto e come la crisi ha inciso sulla vita delle comunità parrocchiali e sulla loro missione sul territorio. La seconda parte propone alcuni orientamenti teologici, ecclesiologici e pastorali ritenuti utili per le parrocchie di oggi. La terza parte indica alcuni percorsi possibili e praticabili con e per i giovani, gli adulti e le famiglie, realtà piuttosto marginali in parrocchie che dedicano la quasi totalità delle risorse a bambini e ragazzi.
L’autore. Giovanni Villata ha insegnato Teologia pastorale alla Pontificia Università Urbaniana e alla Facoltà teologica dell’Università Pontificia Salesiana. Ha diretto il Centro studi e documentazione della Diocesi di Torino e l’Osservatorio giuridico-legislativo della Conferenza episcopale piemontese. È stato inoltre responsabile del Servizio diocesano per la formazione degli operatori pastorali e collabora con il Centro orientamento pastorale di Roma e le riviste Orientamenti Pastorali, Vita pastorale e Rogate ergo.
Da vedere 2020/05
TUTTO IL MONDO FUORI
di Ignazio Oliva
genere: documentario
durata: 75 min
Film di impegno civile sul mondo delle carceri e ispirato all’articolo 27 della Costituzione: «Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato». Il documentario racconta tre storie: la vita di tre detenuti, che si mettono in dialogo con don Marco Pozza, cappellano del carcere di Padova “Due Palazzi”. Una condivisione di esperienze sbagliate, ma anche di speranze ritrovare, la fiducia in una possibilità altra, lontano dalle sbarre. Un cammino, quello del reinserimento sociale, cui prendono parte anche progetti messi in campo da educatori, volontari e dalla stessa struttura penitenziaria.
Dura 75 minuti il documentario Tutto il mondo fuori esattamente come Cesare deve morire, meraviglioso film del 2012 di Paolo e Vittorio Taviani, Orso d’oro al Festival di Berlino: il racconto della messa in scena dell’omonimo spettacolo di William Shakespeare all’interno di Rebibbia. Il film di Ignazio Oliva va esattamente in questa direzione; e lungo questa direttrice in un certo senso fa anche un passo in avanti, oltre il guadagno dei Taviani. In “Cesare deve morire”, infatti, assistiamo al miracolo dell’arte e della cultura, che toccano il cuore dell’uomo e lo predispongono al cambiamento. Qui in Tutto il mondo fuori si racconta qualcosa di più, storie di salvezza che passano dalla formazione e dal lavoro. Attraverso tre detenuti (Fabio, Alfredo e Ben Mohamed), tre vicende di umanità sbandata e ferita, Oliva e don Pozza ci mostrano come – senza fare sconti a reati e a responsabilità – si possa squadernare con pragmatismo l’orizzonte del cambiamento, della rinascita alla vita. L’apprendere un mestiere e il suo esercizio in carcere, grazie al sostegno della struttura e al lavoro di cooperative sociali (a Padova sono la Work Crossing per la ristorazione e la polisportiva “Pallalpiede”), può incentivare seriamente la ripresa della propria esistenza, ancor prima di ritrovare la libertà fuori dalle sbarre. È una libertà interiore, che passa in primis dalla riconciliazione personale come pure dall’accettare un aiuto, una mano salda per rimettersi in piedi. Ancora una volta, le parole di papa Francesco, «nessuno si salva da solo». Tutto il mondo fuori si rivela un documentario di impegno civile, senza una graffiante carica di denuncia, ma con un solido sguardo educativo. Il film ci accosta al mondo delle carceri senza ricorrere a retorica, pietismi o stereotipi. Quello che compone Oliva è un racconto asciutto, puntuale e onesto, rispettoso della comunità carceraria tutta. Un racconto marcato anche da poesia, quella che si compone sui volti di un’umanità ferita, dispersa, ma in ultimo ritrovata. Storie di umana salvezza. Dal punto di vista pastorale, il film è consigliabile, poetico e adatto per dibattiti (dal giudizio della commissione nazionale valutazione film della Cei).